Jungkook p.3

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Mentre l'aereo attraversava l'oceano, pensai che la scelta di partire, potesse essere quella più giusta per tutti.
Mi illusi che, io da solo sarei riuscito a sconfiggere le mie paure e diventare davvero qualcuno e Taehyung avrebbe potuto trovare un po' di felicità liberandosi di me, lo avevo fatto soffrire per troppo tempo, era il minimo che potessi fare.

Con gli anni avevo capito che lui non era stato felice come meritava, e che quell' immagine di freddezza l'aveva creata per proteggersi, da tutti e anche da me.
Forse andando lontano, i suoi occhi avrebbero perso quella fottuta malinconia e sarebbero tornati a spendere, lo speravo, perché non sapevo cos'altro fare.

All'inizio di quella nuova esperienza, sembrava andare tutto come speravo, avevo firmato un contratto milionario con grandi prospettive, acquistato mega appartamento vista oceano e conosciuto tantissime persone nuove.
Taehyung invece, dall'altra parte del mondo stava per pubblicare il suo album solista, ero fiero di lui, il suo talento non sempre veniva riconosciuto, ma per me lui era pura arte, amava la musica ed era fatto per cantare e raccontare agli altri con le sue parole ciò che era attraverso le sue emozioni.

Era bello vederlo sorridere dall'altro parte dello schermo, quando in piena notte lo videochiamavo, a tratti quella malinconia che per anni percepivo in lui svaniva. Forse avevo fatto davvero bene a partire mi dicevo, e me ne convincevo sempre di più seguendo il suo percorso da lontano, quando lanciò il suo disco 'Simply Me' le persone che molte volte lo avevano criticato cominciarono ad amarlo, perché nei suoi testi coglievano la sua verità e quell'amore se lo meritava tutto.

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Più i mesi passavano e più io dall'altra parte del globo mi ero ritrovato con un fuoco di paglia tra le mani. Le persone a cui mi ero affidato, mi avevano fatto credere di essere pronto a diventare una stella, ma per mesi erano andati tutti contro di me, non sopportavano il mio modo di vestire, il mio accento coreano mentre parlavo inglese, la mia voce, il mio modo di stare sul palco, io a loro non piacevo, tanto che per accontentarli avevo accettato ogni cambiamento che mi avevano proposto, ogni opzione possibile pur di diventare qualcuno che non ero.

Fino a ritrovarmi smarrito nei panni di me stesso.
Avevo perso la fiducia nel mio talento, e tutto perché quando avevo deciso di partire mi ero fidato del mio istinto, non ragionando con la testa, o almeno non ascoltando i consigli delle persone che per anni avevano creduto in me. Così mi trovavo da solo, lontano da casa, senza sapere cosa fare, perché non avevo avuto le palle di chiedere aiuto a nessuno.

Il Jungkook sopravvissuto si stava disgregando un giorno alla volta, settimana dopo settimana, mettendo su il sorriso finto quando chiamava le persone care e piangendosi addosso il resto del tempo.

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Fu durante una di quelle video chiamate che qualcosa cambiò, forse per spirito di conservazione o perché sapevo che l'unica persona che mi avrebbe salvato senza giudicarmi e chiedermi spiegazioni era lui, scoppiai a piangere di fronte a Taehyung.

L'unica cosa a cui il mio Tae non avrebbe retto erano proprio le lacrime, così aveva abbandonato tutto per venire in America.
Il mio Taehyungie che come una visione si trovava appoggiato al muretto della mia terrazza ad osservare il mare.
Era bastato il suo arrivo per rimettere a posto la mia vita, Taehyung era arrivato come un uragano, si era portato via tutte le cose brutte che mi avevano schiacciato dopo la separazione e adesso stranamente, la malinconia che vedevo nei suoi occhi non c'era più.

In quei mesi che avevamo vissuto insieme a LA mi ritrovavo sempre a guardarlo, sembrava felice. Eppure era lontano da casa, lontano dal suo lavoro, lontano dalla sua musica ma sembrava felice, e io non capivo il perché o meglio non volevo capirlo. In fondo anch'io da quando ogni mattina mi svegliavo presto solo per preparagli la colazione ero felice, quando lo portavo in giro per la città a mangiare schifezze ero felice, quando giravo la testa e lo trovavo addormentato sul divano ero felice. Non volevo capire che lui mi rendeva felice e probabilmente anch'io rendevo felice lui.

Quello sarebbe stato il momento giusto per dirgli quello che provavo, Taehyung non mi avrebbe odiato per averglielo tenuto nascosto, lo avrebbe capito, forse mi avrebbe amato a sua volta, ma io ero rimasto il codardo di sempre, e quando mi disse che sarebbe dovuto tornare in Corea, l'unica cosa che riuscì a fare fu piangere. Cosa avrei potuto fare, lui mi avrebbe lasciato solo!
Avrei dovuto rischiare tutto per lui, tutti gli sforzi che avevamo messo in piedi per il mio futuro, solo per la persona che mi rendeva felice?
Non potevo farlo.

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Poi però quando rientrai nel mio appartamento dopo averlo accompagnato in aeroporto, scoppiai a piangere, lo vedevo ancora lì seduto al bancone della cucina mentre mi guardava cucinare, sul terrazzo mentre guardava il mare... lo sentivo ovunque, corsi in quella che era stata la sua stanza per quei mesi e mi rannicchiai tra quelle lenzuola che avevano il suo profumo, ancora una volta ero stato uno ottuso e l'unico a cui potevo dare la colpa ero solo io.

Rimasi su quel letto per tutte le ore in cui Tae era in volo, non avevo la forza di affrontare nulla, mi sentivo vuoto senza di lui, come sarei andato avanti?
Restai a fissare il soffitto, fino a quando il telefono poggiato al mio fianco si illuminò con il suo volto, aprì la chiamata come se da essa dipendesse la mia vita: "Tae sei atterrato?"

"Si Jungkookie, il volo è andato bene, ti ho svegliato?" borbottai un no al telefono e lui continuò
"Sei andato da Susan per registrare l'ultima traccia?" mi sentii così stupido, dovevo mentirgli non potevo farlo non volevo deluderlo.
"No Tae ci vado domani." Gli dissi.
"Va bene, mi piace quella canzone, la tua voce è così bella quando la canti, sono sicuro che l'ameranno tutti."
Quelle parole mi entrarono dentro come un ago, lui credeva in me, io non potevo deluderlo avrei affrontato la vita fuori da quell'appartamento per renderlo orgoglioso di me.
"Si Hyungie, non ti deluderò."

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Così feci, almeno fino all'uscita dell'album.
La prima copia, la mandai a lui, doveva essere il primo ad ascoltarlo, avevo bisogno di ringraziarlo e a modo mio lo feci, senza di lui sarei rimasto sul mio divano a piangermi addosso mentre mi distruggevano, ero tornato a far sentire la mai voce solo grazie a lui.

Lui era la musa di ogni mia canzone, lui in quelle tracce c'era più di me.
In me a volte c'era più Taehyung che Jungkook.

...... to be continued

Kim Art Gallery  - TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora