[...] Tornando alle 7,837 anime vaganti, ce n'è una in particolare che proprio non sopporto. Ma, mio malgrado, è anche l'unica di cui m'interessa. Per il resto, però, tutto bene! [...] Ha spalancato la portiera e avrei voluto essere quella portiera; poi, però, quando ha strizzato la pezza avrei tanto voluto essere quella pezza. Ora sono confusa, non so in cosa vorrei reincarnarmi. Le sue mani, poi: potrebbero esser considerate l'ottava meraviglia del mondo. Le venature che si mostrano senza la benché minima vergogna. Questi pensieri stanno prendendo padronanza del mio cervello e non solo. «M'inginocchio o mi metto dietro?» [...] «E tu, invece di dire sciocchezze, perché non abbracci Polen?» Gliela indico. Can si guarda attorno. Nota Deniz accovacciato, pronto a scattare; subito dopo guarda me, alza le spalle. «Va bene,» annuisce, indicandomi di avvicinarmi con la mano. «Vieni qui e ti abbraccio.» «Ma che cosa stai dicendo Can, ti prego...» «Mi hai sentito o devo ripeterlo? Riesci a sentirmi bene?» «Ti ho sentito bene e no, Can, non puoi abbracciare me. Devi abbracciare Polen.» «Dai, vieni!» Mette il broncio come farebbe un bambino di cinque anni. «Mi dai un bacio e ce ne andiamo, è semplice! Devo venire a prenderti io? Guarda che lo faccio, Elin.» «Smettila di scherzare, Can.» «Non sto scherzando. Aspetta, vengo a prenderti.» Punto di vista di Can: [...] «Ma la palla è entrata in porta?» Emre usa una metafora affinché nessuno attorno a noi capisca di cosa stiamo parlando. È già imbarazzante che il problema sia il mio, ci manca solo che perda la dignità davanti a tutta "La Gabbia". «La palla è entrata eccome!» Annuisco. «Ma non ho provato niente.» «Che palla strana, la tua: fa goal soltanto se a tirarla ci pensa Elin.» Commenta Ozan, ridacchiando.
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