Cap.15- Your mission? Hyperventilating for my stupid little brother.

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La suoneria del mio telefono mi fece sobbalzare. Lessi il nome sul display: Mamma. Cazzo, non le avevo ancora telefonato!
"Pronto?" Risposi con voce angelica.
"Oh Cristo Benedetto Immacolato Crocifisso e Risorto!" Signore e signori ecco a voi la mia finissima mamma!
"Buongiorno finezza!" Risi.
"Cazzo! Se non fosse stato per tuo fratello avrei continuato a pensare che l'aereo non fosse mai atterrato e che dovessi scegliere il tipo di fiori da metterti sulla tomba! Sei una cretina! Ti avevo detto di telefonarmi appena arrivata!" Urlò.
"Scusa, me ne ero dimenticata." L'avevo detto davvero?! "Emily, è stato un piacere conoscerti." Mi prese in giro la vocina, mentre salivo le scale.
"DIMENTICATA?!" Sbraitò per poi fare un respiro profondo. "Tuo padre era in punto di morte. Non faceva altro che passeggiare per il suo ufficio e parlare da solo. Probabilmente stava recitando qualche preghiera. Questo è quello che mi ha detto Greta." Spieghiamo meglio. I miei genitori si sono separati per motivi di lavoro, ma non hanno mai smesso di amarsi. Come in tutte le famiglie ci sono i litigi e le incomprensioni, ma si sentono regolarmente al telefono. Greta è la domestica di papà."Chiamalo subito!"
"Sì, dopo lo chiamo." Acconsentii.
"Com'è lì? La scuola? I compagni?" Chiese a raffica.
"Una domanda alla volta. Non ho ancora avuto l'onore di vedere Londra, ma oggi vado con delle mie amiche a fare shopping, perciò riuscirò a vederla. La scuola mi piace, le materie sono davvero belle e ho già A in recitazione e A+ in musica." Dissi.
"Lo sapevo che non mi avresti deluso! Sei sempre stata brava nelle materie artistiche! Tutto merito mio, anche se tuo padre continua a dire che è stato lui ad insegnarti tutto! Illuso. Sono io quella che ti ha insegnato a suonare il pianoforte, tuo fratello la chitarra e lui..ha solo migliorato il tutto." Rise. "Hai già il ragazzo?"
"Non ancora mamma, ma ci sto lavorando." Sorrisi, entrando nella stanza di Liam, dove c'erano quasi tutti, tranne Tracy, Jenna e Meredith. Li salutai tutti con un cenno della mano.
"Ricordati di non farti mai mettere i piedi in testa da un ragazzo, eh! A proposito. Qualche giorno fa è passato di qui Christian." A qual nome mi si gelò il sangue nelle vene. Mia madre credeva che Chris fosse il ragazzo buono, dolce, comprensivo e amorevole.
"Ah." Fu l'unica cosa che riuscii a dire. La mia monosillaba attirò l'attenzione di Zayn che mi guardò confuso. Improvvisamente la stanza si fece silenziosa e Giulia mi venne vicino, capendo con chi stessi parlando e di chi.
"Voleva vederti, ma gli ho detto che eri andata a Londra per studiare. Non ho ancora capito perché l'hai lasciato dopo due anni. Eravate carini insieme."
"Non sempre un rapporto è rose e fiori." Dissi, con lo sguardo perso.
"Immagino. Beh, tesoro devo andare all'ospedale. Derek mi ha chiamato prima dicendomi che c'era stato un imprevisto e dovevo essere lì ad aiutarlo. Ci sentiamo più tardi, eh? Chiama tua padre e salutamelo. Ciao tesoro." Mi salutò.
"Ciao, mamma. Salutami Derek." Derek era il medico con cui lavorava mia madre all'ospedale di Los Angeles.
"Lo farò." E chiuse la chiamata.


"Tuo fratello lo sa?" Mi chiese subito Giulia.
"Non penso. Miki non avrebbe mai lasciato che Christian si avvicinasse a nostra madre. Spero che non faccia nulla di avventato quando lo verrà a sapere." Sapendo che mio fratello non era bravo a contenere la rabbia, un po' come me. Quando io o lui ci incazzavamo sul serio dovevamo spaccare qualcosa per calmarci. Per questo facevamo boxe.
"Stai parlando del bastardo?" Mi chiese Zayn ed io annuii. Mi fece sedere con lui sul letto, accarezzandomi i capelli. "Vedrai che non succederà nulla. Ora chiama tuo padre che è meglio." Mi sorrise ed io feci una smorfia. "Che c'è? Non vuoi telefonare a tuo padre?" Domandò.
"Non è per quello. Lui è al lavoro adesso e se gli telefono sul cellulare non mi risponde. Se lo chiamo in ufficio mi risponde la sua segretaria, una gatta morta lecchina. Mi irrita il modo in cui cambia voce o registro in base alle persone. Un po' come la Stevens quando parla con Liam." Dissi, divertita dal ricordo della Stivens che sembrava miagolare quando parlava con Liam. Lecchina. "Sentite." Composi il numero dell'ufficio di mio padre, mettendo il vivavoce, e attesi che rispondesse la sua adorabile segretaria, Wendy.
"Sede principale newyorkese Sony. Ufficio del Presidente, Tony Allen. Come posso aiutarla?" Rispose svogliata, sbuffando alla fine della frase.
"Wendy, sono Emily Allen. Passami mio padre." Per un attimo smise di respirare, poi tossì.
"Signorina Allen!" Squittì. "Suo padre è in riunione, purtroppo. Sta chiudendo un affare importante con alcuni imprenditori della Germania. Gli dirò che ha chiamato."
"No, Wendy. Digli che ho bisogno di lui. Ora." Dissi risoluta.
"Certo signorina Allen, subito." Mi rispose, mettendomi un attimo in attesa.
"Visto?" Risi, zittendomi subito dopo.
"Oddio Emily! Spiegami per quale arcaico motivo mi hai chiamato in ufficio e non sul cellulare. E perché così tardi!" La voce calda e rassicurante di mio padre mi fece sorridere.
"Perché sapevo che non avresti risposto. O è scarico o a casa, vero?"
"Emh..in effetti è a casa..ma non importa! Sono felice di sentirti, per fortuna sei sana e salva. Mi manchi già, piccola mia."
"Anche tu papà. Davvero." Sussurrai e tolsi il vivavoce, uscendo sul balcone per parlare.

Your Love Is My Drug (Di Giulia_Choppers)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora