Cap.37-Game over.

459 24 1
                                    

Consiglio: ascoltate questa canzone mentre leggete la prima parte del capitolo

https://www.youtube.com/watch?v=He3qmXo0oww

Mandy Moore - Only Hope

--------------------------

Le lacrime trattenute mi stavano appannando gli occhi, le tempie pulsavano, e il cuore era definitivamente a pezzi. Glielo avevo confessato. Avevo confessato di essermi innamorata di lui, di aver perso la scommessa, di essere una fottuta stupida. E tutte le mie paure si erano avverate in una sola volta. Era scappato dai suoi e dai miei sentimenti. Aveva deciso di allontanarmi. Perché ogni volta che credevo in un "di più" con qualcuno rimanevo fregata? Perché ogni volta che donavo il mio cuore, lo ritrovavo in pezzi ed ero costretta a ricomporlo da sola? Mi strinsi nella felpa con ancora il suo profumo e rabbrividii per il freddo. Sospirai, e mi sentii incompleta. Fredda, vuota. Zayn era diventato davvero così importante? Come avrei fatto ad ignorarlo da quel giorno in poi? A nascondere quello che provavo per lui? A far finta che andasse tutto alla grande? Prima che me ne potessi accorgere, calde piccole lacrime traditrici mi stavano accarezzando il viso lentamente, come per alleviare il mio dolore. Puttane. Alzai il viso verso il cielo e mi venne una gran voglia di urlare. Cercai di fermare il pianto passandomi le mani sul viso con forza, come per cancellarne il passaggio, ma loro ricominciarono. Non avevo nemmeno più il controllo delle mie emozioni. Zayn aveva preso così tanto da me? Mossi un altro passo, poi mi sentii sul punto di cedere. Tremavo. Un po' per il freddo, un po' per la delusione e il dolore che sentivo dentro. Un singhiozzo ruppe il silenzio, poi un altro e un altro ancora. Mi accasciai a terra, appoggiandomi alla terra umidiccia e posai la schiena alla corteccia di un albero.

Lui non mi voleva. Lui aveva preferito allontanarmi.

Piansi ancora, singhiozzai, cercai di rialzarmi fisicamente e moralmente, poi rinunciai e ricominciai a piangere. Ero nervosa, delusa, terribilmente incazzata. Con me, con lui, con il mio cuore traditore. Così incazzata che sferrai qualche pugno alla corteccia dell'albero, tagliandomi e cominciando a sanguinare leggermente dalle nocche. Ero stremata, ero stanca, ero sola. Avevo bisogno di qualcuno che non mi facesse sentire abbandonata, avevo bisogno di qualcuno che potesse dirmi "Vedrai i risolverà tutto, io per te ci sono". Con le mani tremanti presi il telefono dalla borsa e schiacciai il tasto verde vicino ad un numero telefonico in particolare.

"Pronto?" Una voce assonnata, poi uno sbadiglio.

"So-sono una stupida." Singhiozzai, chiudendo gli occhi.

"Emily? Oh dio mio, piccola stai bene?" Mi chiese lui, improvvisamente sveglio e preoccupato. Asciugai una lacrima con la manica della felpa, poi parlai.

"E' riuscito ad allontanarmi da se, Duncan. Ce l'ha fatta." Dissi.

"Dove sei, Emy?" Domandò. Le lacrime mi impedivano di vedere lucidamente dove mi trovavo e il buio non mi aiutava per niente. Riuscì a mettere a fuoco un paio di fontane lontane da me.

"Credo sia l'Hyde Park." Sentii un rumore dall'altra parte della cornetta, poi lui imprecò contro qualcosa. Aveva sbattuto da qualche parte.

"Luke..Luke, cazzo! Svegliati. Devo uscire." Luke disse qualcosa. "Non ho le chiavi di questa baracca." Di nuovo qualcosa di borbottato. "Si tratta di Emily, coglione. Alza il culo, fatti un caffè e rimani sveglio." Sentii un "Potevi dirmelo subito che era Emily, testa di cazzo!". Duncan sospirò. "Piccola aspettami lì, sto arrivando." Chiuse la chiamata e mi sentii nuovamente sola. La mani bruciavano, stessa cosa gli occhi. Mi appoggiai meglio all'albero e chiusi gli occhi. Una decina di minuti dopo, passati a piangere e a maledirmi in tutte le lingue che conoscevo, una figura scura si avvicinò al punto dove ero collassata io. Duncan si avvicinò a passo svelto e si inginocchiò davanti a me. Mi accarezzò una guancia, asciugandomi le lacrime, poi guardò le mie mani. Le esaminò per qualche secondo poi scosse la testa sentendomi rabbrividire. Si tolse il giubbotto nero e me lo infilò, facendomi sentire meno fredda. "Sono un disastro." Sussurrai, mentre lui mi sollevava e mi prendeva in braccio.

Your Love Is My Drug (Di Giulia_Choppers)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora