Non poteva essere vero. Eravamo sempre stati attenti, in un modo o nell'altro, giusto? Ok, non ne ero sicura: magari si era rotto il preservativo una volta o..forse Zayn era venuto prima di riuscire ad uscire da me quando lo facevamo senza. Dio, due stupidi eravamo stati e dovevo convivere con il fantastico 70% delle probabilità di essere..mi faceva persino impressione pensarlo esplicitamente! Non potevo esserlo a diciannove anni! Non era umana una cosa del genere, avevo ancora una vita davanti prima di avere figli, no? Dovevo finire scuola, andare alle feste del college, laurearmi, viaggiare, trovare un lavoro nel mondo della musica. La mia lista era troppo ampia per essere troncata così da una..gravidanza. Rabbrividì solo per il pensiero e continuai a fissare la maniglia della porta del bagno, portandomi alle labbra la seconda sigaretta nel giro di cinque minuti.
"Emily, so che sei agitata e non vuoi sentirne parlare, ma se davvero sei..incinta-" Attirò la mia attenzione Giulia, pronunciando quella parola quasi in un sussurro. "- fumare fa male..al bambino." Non distolsi lo sguardo dalla porta e, quasi in trance, continuai esattamente con il comportamento di prima che lei parlasse, facendola sospirare. "Senti.." Si sedette vicino a me, su un cuscino che una delle ragazze aveva fatto cadere prima di andare a lezione e lasciarci sole in camera. "..non hai ancora la certezza, la mia è una supposizione e basta, i test potrebbero dare esito negativo." E si riferì ai tre test che avevo fatto e si trovavano oltre la porta che stavo fissando da cinque minuti, quelli che lei era andata a comprarmi mentre guardavo il soffitto e le ragazze stavano ancora dormendo nella mia stanza.
"Ma potrebbero anche essere positivi." Giulia non rispose più, a corto di parole per confortarmi e io sbuffai via un altro po' di fumo, spegnendo poi la sigaretta nel posacenere davanti alle mie gambe incrociate. "E' il momento?" Le domandai, vedendola dare un'occhiata all'orologio, e lei annuì, bianca in viso ed agitata quasi quanto me, prendendomi un braccio quando mi vide alzarmi in piedi.
"Vuoi che vada io?" Io scossi la testa con il cuore in gola e afferrai la maniglia, facendo un respiro profondo. La abbassai con la mano tremante e spalancai la porta, il mio sguardo subito risucchiato dai tre bastoncini ossessivamente allineati sul piano vicino al lavandino. Mossi un passo dietro l'altro, sentendo il cuore battermi nelle orecchie e ripassai mentalmente le istruzioni che erano scritte sui test: per il primo, segno più se positivo e segno meno se negativo; il secondo, due lineette se positivo e una sola se negativo; e il terzo, faccina sorridente se positivo e faccina triste se negativo. Beh, i simboli del terzo test per la mia situazione dovevano essere invertiti: essendo un errore di percorso, la faccina sarebbe dovuta essere triste, o meglio disperata, se il test fosse risultato positivo.
"Giuls-" La chiamai e lei scattò al mio fianco.
"Oh dio. Cosa? Li hai visti?"
"Non ancora, solo..stai qui con me?"
"Certo, tesoro, certo. Sono qui." Mi strinse una mano ed io avvicinai l'altra ai test, girati al contrario per non permettermi di vedere subito il risultato, prendendo il primo. Guardai ancora Giulia, poi tornai con lo sguardo sul bastoncino, girandolo verso la finestrella con il responso.
Segno più.
Deglutii e lo posai come scottata di nuovo sul piano, sentendo il respiro accelerare.
"Magari si è sbagliato, Emily, gira gli altri." Provò a sostenermi la mia amica, stringendomi più forte la mano. Annuii e girai il secondo e il terzo uno dietro l'altro, tenendo gli occhi chiusi e aprendoli dopo aver sentito Giulia irrigidirsi vicino a me.
Due linee.
Faccina sorridente.
Guardai quella faccina per qualche secondo e sentii il mondo crollarmi addosso. Lanciai il terzo test violentemente nel lavandino, sentendomi quasi presa in giro da quel cazzo di sorriso. Le ginocchia mi cedettero e crollai a terra - Giulia subito dietro di me per continuare a sostenermi - con lo sguardo vacuo e le lacrime agli occhi, lacrime che provai a trattenere guardando in alto. Non riuscii nell'intento ovviamente e con un singhiozzo mi lasciai andare in un brutto pianto che di liberatorio non aveva nulla. La mia migliore amica mi tenne per le braccia e mi fece appoggiare a sé, mettendo a mia disposizione la famosa 'spalla su cui piangere' che lei era così gentile da prestarmi.
"Shh, tesoro, respira." Cercò di calmarmi. "Sei sorpresa e distrutta, è ovvio che lo sei, ma un attacco di panico ora non penso ti aiuti. Respira." Non ci riuscivo, pensavo ossessivamente al fatto che ci fosse davvero qualcosa dentro di me, qualcosa che cresceva con me, qualcuno. Piansi ancora, per la disperazione. Ero troppo piccola per saper crescere un figlio, ero la prima a dover ancora crescere, fare esperienze e maturare; come avrei potuto aiutare quel qualcuno se allo stesso tempo dovevo aiutare me stessa?
"Non sono pronta." Sussurrai, leggermente scossa dai singhiozzi.
"Lo so, Em, lo so." Mi accarezzò i capelli e mi tenne semplicemente stretta, aiutandomi gradualmente a calmarmi. "Ora, se aspetti che arrivi Zayn-"
"No. No. No." La bloccai terrorizzata. "Non voglio vederlo."
"I ragazzi stanno per tornare e lui verrà qui in stanza-" Mi attaccai a lei con le mani.
"Oh dio, no. Non sono pronta, i-io ho-"
"Ehi, calmati. Se vuoi andiamo in stanza da me.." Propose, continuando ad accarezzarmi con delicatezza.
"Sì, io..ti prego, andiamo." Lei annuì e mi aiutò a rialzarmi, facendomi poi appoggiare al lavandino così che potessi darmi una sciacquata alla faccia mentre lei rimetteva i test nelle rispettive scatole. In silenzio, ci avviammo fuori dalla porta, entrambe perse nei nostri pensieri - da parte mia piuttosto apocalittici - e la segui meccanicamente verso la sua stanza, quella che all'inizio dell'anno condividevamo. Quando entrammo, nascosi i tre test sotto il cuscino e mi sdraiai nel letto, mettendomi in posizioni fetale per sentirmi protetta..da cosa non so, visto che ciò che mi spaventava era dentro di me. Giulia si venne a stendere vicino a me, a pancia in su dal lato del mio viso per potermi guardare. Io guardavo in basso, senza vedere nulla, lo sguardo semplicemente perso e la paura dell'ignoto a crescere in me. Cosa avrei dovuto fare? Ero così confusa, così piena d'inquietudine che quasi presi a tremare, gesto che Giulia scambiò per brividi di freddo e che la portò ad alzarsi per prendere una coperta e mettermela addosso. Sorrisi lievemente, confortata dall'avere a fianco una persona come lei, qualcuno su cui avrei potuto contare sempre. Mi nascosi di più tra le coperte quando sentii la porta aprirsi e, quasi automaticamente, una mia mano si strinse alle scatoline sotto il cuscino.
"Ehi, Lia! Oh, ciao Emily." La voce di Harry mi arrivò attutita alle orecchie, visto che mi ero messa con la testa sotto la coperta. Feci finta di essere addormentata, non rispondendo al suo saluto.
"Ehi, curly." Subito dopo sentii lo schioccare di un bacio. "Puoi trasferirti da Zayn per oggi?"
"Certo, ma..che succede?"
"Emily sta ancora male, credo abbia un'intossicazione alimentare." Mentalmente baciai Giulia per recita che stava mettendo su. "Si sente senza forze, preferisce non muoversi da qui e non vedere nessuno per oggi."
"Wow, è così grave?"
"No, ma lo sai com'è la febbre, ti rende gli arti molli e la socialità sotto zero."
"Poverina, spero si rimetta presto." Sussurrò sinceramente. "Avverto io Zayn, non preoccupatevi. Va bene?"
"Grazie, ti amo."
"Anche io." Dai rumori che mi arrivavano capii che Harry stesse posando il borsone con cui era uscito e probabilmente prendendo la cartella. "Ci vediamo più tardi."
"Si, ciao." Appena fu fuori dalla porta, tirai fuori la testa dalla coperta e afferrai una delle scatoline, giocandoci svogliatamente davanti ai miei occhi. "Stai bene, Em?" Io scrollai le spalle senza staccare gli occhi dal test, facendole capire che no, non stavo per nulla bene.
"Non sono pronta per tutto questo."
"Nessuno è mai davvero pronto a diventare genitore.."
"Ho come l'impressione sia solo un incubo." Mormorai ancora, aprendo la scatola e tirando fuori il test. Mi fissai a guardare quel più sulla finestrella, con la sensazione di vedere tutto come una spettatrice esterna, come se non fossi io quella..quella incinta. Scossi il test più volte, sperando di vedere quel più trasformarsi in un meno, ma non successe nulla: il simbolo rimase invariato e il mio stato d'animo peggiorò terribilmente a causa della presa di consapevolezza del fatto che..stavo per diventare madre. Madre. Ripresi a tremare e lasciai andare il test, portandomi entrambe le mani sul viso per coprirmi gli occhi e darmi l'impressione di poter dimenticare tutti i problemi della vita reale solo con quel gesto. "Un figlio è responsabilità, sacrifici e..non è il momento. Ho troppe cose da fare prima di diventare..genitore." Dio, che impressione dirlo ad alta voce.
"E le farai lo stesso, Emily. Solo con un compagno di vita in più."
"Sei troppo ottimista." Mi lamentai con voce fievole. "Saresti ridotta come me se fossi tu quella incinta tra le due."
"Provare a infonderti un po' di gioia è più duro del previsto."
"Non credo tu possa biasimarmi."
"No, non posso, come non posso dirti che ti capisco perché, beh, non è così. Però, ci sono soluzioni al tuo problema, lo sai, anche se prima dovresti parlarne con Zayn." La mia testa si mosse in fretta in alcuni scossoni di negazione, il terrore ad attanagliarmi lo stomaco e darmi l'impressione del dover rimettere. Giulia mi capì al volo e mi allungò una bacinella, appena in tempo per non farmi vomitare sul pavimento. Con dei conati di semplice bile, mi trovai lo stomaco ancor più sottosopra della mattina e imprecai quando mi lasciai di nuovo andare sul materasso - la bacinella posata a terra -. "Non evitare il discorso."
"Io, non lo evito, ok?! Ma non posso dirglielo."
"Cosa? Emily, Zayn è il padre!" Esclamò.
"Non posso rischiare di perderlo, Giulia. Non posso."
"Cosa stai dicendo? Lui deve saperlo! Non puoi pensare davvero di tenere la gravidanza nascosta!"
"Abbiamo fatto tanti passi avanti in poco tempo, non voglio rovinare tutto, Giulia, cerca di capirmi."
"No, non riesco a farlo! E sai perché? Perché tu vuoi nascondere qualcosa che non può essere nascosto."
"Lui scapperebbe via." Sbottai, dando voce alle mie paure.
"No, tesoro, non lo fareb-"
"Andiamo, Giuls, non prendiamoci in giro. Sappiamo entrambe che non reagisce bene ai cambiamenti e questo..oh, questo è un grande cambiamento." Mi morsi l'interno di una guancia mentre la testa prendeva a farmi male. "Come quando gli ho confessato di essere innamorata di lui, come quando gli ho detto il primo 'ti amo', lui scapperebbe."
"Si era preso del tempo per pensare, per rendersi conto di ciò che stava succedendo."
"E quanto tempo dovrà passare perché digerisca la sua paternità, eh? Quanto tempo si prenderà per pensare e rendersi conto di essere fottuto?" Respirai a fatica. "Siamo giovani e un figlio è troppo definitivo."
"Zayn è molto maturo, ed è sempre tornato da te dopo le sue pause di riflessione. La vostra relazione è solo migliorata dopo quei momenti, si è rafforzata." Provò a convincermi con un sorriso rassicurante. "Devi dirglielo." Stavo per rispondere quando qualcuno bussò alla porta e il rumore - e la quasi certezza di chi fosse - mi fece nascondere di nuovo sotto la coperta e spingere il test sotto il cuscino. Giulia andò ad aprire, tenendo la porta socchiusa per evitare di farlo entrare.
"Ehi, Giulia, Emily è lì vero?" La sua voce mi fece rabbrividire e inumidire gli occhi.
"Sì, ma sta dormendo. Era esausta."
"Posso vederla?" Digli di no, non farlo entrare.
"Meglio di no, Zayn. Non vorrei che ti attaccasse qualcosa."
"Non mi interessa, voglio solo..controllare che stia bene."
"Sta bene, intossicazione alimentare a parte." Continuò.
"Giulia, non sono stupido e il tuo comportamento mi fa venire in mente cento diversi scenari apocalittici o malattie mortali. Fammela vedere." Sentii la porta aprirsi di più e chiusi all'istante gli occhi, sperando di non tremare, mentre la mia mano stringeva il bastoncino con il segno più.
"La vedi? Sta bene e sta dormendo." Sentii dei passi farsi più vicini. "Sei troppo ansioso."
"Sì, forse lo sono."
"Quindi, ora che abbiamo appurato quanto sei inquietante, puoi andare a lezione e lasciarci in pace?" Forzò una risata spensierata la mia amica, non ricambiata da un serissimo Zayn.
"Ci fosse qualcosa che non va mi chiami, vero?" Non sentii risposta, ma immaginai avesse annuito perché poco dopo la porta si richiuse e Giulia mi confermò che era uscito. Io aprii gli occhi e mi stesi a stella marina sul letto, fissandomi sul televisore spento. Sembrava davvero preoccupato e interessato alla mia salute, la sua insistenza a voler sapere come stessi mi fece capire che non sarei riuscita a tenere un segreto di quella portata solo per me, soprattutto perche il mio comportamento sarebbe mutato e lui lo avrebbe comunque scoperto.
"Glielo dirò dopo gli esami." Sussurrai dopo un po'.
"Gli esami iniziano a fine giugno, tra tre mesi: non pensi che la pancia sarà già piuttosto visibile?"
"Non posso rischiare di fargli distogliere l'attenzione dallo studio." Provai a giustificarmi, ma lei scosse la testa.
"Lo capirebbe e il vostro rapporto sarebbe compromesso per certo, tutto perché non hai il coraggio di confessarglielo."
"Beh, non è una cosa facile!" Mi innervosii, dava buoni consigli ma comunque non era lei in quella situazione di merda!
"Voglio solo che tu faccia la cosa giusta e ragioni con la testa e il cuore. Non lasciarti dominare dalla paura, non è da te. Tu sei quella che prende di petto i problemi, no? Questo è il momento di farlo."
"Quando dovrei parlargli allora?" Mi arresi, odiandola ma trovando giuste tutte le sue parole.
"Anche subito." Mi rispose, sorridendomi come una sorella fiera.
"Io..glielo dirò domani." Alzò un sopracciglio, chiedendomi implicitamente 'perché domani e non oggi?'. "Voglio fare un altro test domani mattina e vedere come va. Quando sarò al cento percento sicura, gli parlerò." Dissi infine, la paura ormai onnipresente nel mio animo.
Avevo passato l'intera giornata lì, in quel letto, e Giulia non mi aveva lasciata sola un attimo - tranne venti minuti per andare a comprare un altro test in farmacia -, portandomi da mangiare, che avevo rifiutato a causa dello stomaco chiuso, e tenendo fuori dalla stanza chi voleva vedere come stavo. Zayn era passato altre tre volte, pretendendo di entrare, ma Giulia con una scusa era riuscita a tenerlo fuori: per fortuna aveva allenamento dalle cinque alle otto in vista di una partita, il che lo teneva impegnato abbastanza a lungo da permettere alla mia amica di ideare una nuova scusa.
"Vuoi qualcosa da mangiare?" Mi chiese dopo un po', ma io scossi la testa, riportando la mia attenzione alla tv che trasmetteva una replica delle vecchie puntate di The Originals. Giulia, dopo il mio ennesimo rifiuto, posò il libro di matematica da cui stava leggendo gli appunti e si avvicinò al frigo bar, posando poi sul letto vicino a me, quattro barrette di cioccolato. Ne prese una e la scartò, sedendosi sulla poltrona e riprendendo in mano il libro per ripassare, dando per scontato che avrei mangiato le restanti tre senza fare storie. Le guardai per qualche secondo, poi mi decisi a prendere la prima e mangiarla, notando il sorriso soddisfatto della mia amica evidentemente conosceva le mie voglie meglio di me.
"Quindi, uhm..come va con Harry?" Chiesi sovrappensiero, quando la puntata in tv finì lasciando il posto a della fastidiosa pubblicità.
"Eh?" Mi guardò stranita.
"Beh, mi chiedevo come andasse con Harry visto che..nell'ultimo periodo non abbiamo potuto stare sole nemmeno un attimo." 'Ho bisogno di pensare ad altro, ti prego, parliamo.' Lei sembrò - come sempre - capirmi e mi fece un sorriso caloroso.
"Va tutto più che bene, litighiamo spesso ma ne vale la pena se facciamo pace nella nostra maniera." Ridacchiò,mentre io scartavo la seconda delle mie barrette e mi fermavo a guardarla. Stavo mangiando troppo? Sapevo che sarei diventata più grossa, ma così peggioravo tutto? Faceva bene tutto quel cioccolato?
"E con gli esami?" Chiesi velocemente, cercando di coprire i miei stupidi pensieri.
"In alto mare, oltretutto avrei dovuto consegnare i moduli per il college mesi fa, ma ho preferito prendermi del tempo per pensare." Io ci sarei andata al college? Avrei avuto tempo e voglia? Ne avrei avuto la forza, soprattutto? Fisica e spirituale si intende.
"Basta, basta. Pensieri del cazzo." Mormorai, chiudendo gli occhi sconfitta e impanicata per nessun apparente motivo logico.
"Che succede?"
"Non si fermano."
"Cosa non si fermano?"
"I miei dubbi, le mie paure. Si prendono gioco di me." Confessai, riaprendo gli occhi e puntandoli nei suoi. "Ho così tanta paura, Giulia. "
"Oh, piccola." Si sedette vicino a me e semplicemente riprese a stringermi, mentre lacrime silenziose mi bagnavano le guance. Improvvisamente avevo preso consapevolezza di quello che stava realmente accadendo: la psiche umana era una gran troia.
"Però, i test potrebbero sbagliarsi, vero?" Dissi quasi tutto d'un fiato, in cerca di un appiglio per sperare. "Magari è un errore e..e quello di domani sarà negativo e io potrò dimenticare quest'ansia che mi attanaglia lo stomaco.." Il mio fiume di parole, si infranse sulla spalla della mia amica che mi lasciava sfogare accarezzandomi i capelli. "Domani mi sveglierò e sarà tutto di nuovo normale, vero? Vero?" Non sentii i suoi continui 'Shh' per calmarmi, ma solo il mio respiro accelerare e sudore freddo bagnarmi la fronte. Provai a respirare, ma non ci riuscii, cominciai a tremare e un attacco di nausea mi fece deglutire più volte. Mi sentivo soffocare, i polmoni schiacciati da nuove paure, il respiro bloccato dal groppo in gola.
"Ehi, ehi! Occhi su di me. Respira. Respira." 'Come, come? Non ci riesco'
"Non-"
"Ascolta la mia voce e respira. Inspira. Espira. Bravissima. Ancora una volta. Inspira. Espira." E concentrandomi sulla sua voce, il mio corpo pian piano si calmò, facendomi scivolare in un esausto sonno dominato da incubi.
-Martedì 22 Marzo (il giorno dopo)
"Dio, che mal di testa." Quella mattina mi svegliai così, fastidio allo stomaco, mal di testa fulminante e parecchio intontita. Guardai l'orologio sulla parete - segnava le undici e quarantacinque - e poi spostai lo sguardo su Giulia, stravaccata sempre sulla poltrona a leggere qualcosa sul telefono che sembrava prenderla parecchio. "Mmh, che è successo ieri?" Chiesi.
"Sei svenuta, dopo aver avuto un attacco di panico e un crollo emotivo psicolabile..o qualcosa di simile. Questo sito non è stato chiaro al riguardo."
"Stai facendo ricerche sul mio stato mentale?" Mormorai, sentendo con dispiacere immenso la nausea prendere il sopravvento. Mi portai una mano davanti alla bocca e Giulia, senza staccare gli occhi dal cellulare, mi passò la bacinella, permettendomi di rimettere senza sporcare nulla.
"O quello o uno psicologo, ma visto che io sono tipo un genio, ho deciso di saltare gli studi per una laurea in psicologia e psicoanalizzarti per conto mio." Lanciai un gemito esausto e vomitai di nuovo, mormorando insulti al mio corpo.
"E cosa hai scoperto di interessante?" Le domandai quando la nausea sembrò attenuarsi.
"Beh, ieri il tuo cervello ha messo in atto il 'meccanismo della difesa dell'Io'." Spiegò con tono professionale. "In pratica il tuo cervello ha cercato di proteggerti dalla realtà per non soffrire e sei entrata nel meccanismo della 'negazione' - hai cercato di sfuggire da uno stato d'animo di sofferenza, con una censura delle tracce che ti avrebbero consentito una corretta analisi della realtà -. Quando hai realizzato ciò che ti stava succedendo hai dato di matto!" Poi mi guardò, staccando lo sguardo dallo schermo. "Come sono andata?" Mi chiese, intendendo la sua performance come strizzacervelli. Io le sorrisi intenerita e le risposi con un 'alla grande', lei mi fece subito dopo la madre di tutte le brutte domande. "Tu come ti senti?"
"Stordita, consapevole, affamata, nauseata e disperata. Tutto insieme."
"Beh, mi sembra piuttosto normale come cosa, io posso solo rimediare alla fame. Cosa ti vado a prendere?"
Un cornetto caldo con la nutella.." Poi ci pensai ancora, sentendo il mio stomaco lamentarsi di più. "..e caffè tanto zuccherato."
"Non ti è mai piaciuto il caffè." Mi fece notare, alzandosi in piedi.
"No, infatti. Però stavo pensando al tiramisù e mi è venuta voglia di caffè."
"Beh, per fortuna non sei entrata nelle voglie strane tipo vongole, acciughe o una pizza all'ananas."
"Mi stai facendo passare la fame e aumentare la nausea solo menzionando il pesce e - andiamo, pizza all'ananas? Esiste?"
"Così ha detto Niall." Scrollò le spalle e prese il portafoglio. "Torno tra poco, non fare nulla di stupido mentre sono via." Quando lei uscì, mi ritrovai sola per la prima volta da quando avevo fatto la grande scoperta. Il giorno prima ero crollata emotivamente - grazie tanto Giulia per avermi spiegato in termini altamente comprensibili cosa mi fosse successo -, ma in quel momento mi sentivo..meglio, ancora altamente impaurita ma meglio. Diciamo un meglio da 'non credo che avrò attacchi di panico per i prossimi dieci minuti', ma ci voleva tempo no? Ci stavo lavorando, il mio cervello aveva bisogno di elaborare e chi ero io per fermarlo? Mi appoggiai mollemente con le spalle contro la testiera del letto e semplicemente mi fissai la pancia per un tempo indefinito. Era lì sotto il..bambino? Stava bene? E poi a raffica una serie di domande tecniche: di quanto è? Sarei dovuta andare da un medico? Come avrebbe preso la notizia Zayn? L'ultima domanda mi fece intristire, più che altro per la terribile possibilità che lui scappasse dalle sue responsabilità e mi mollasse così. Aggrottai la fronte e sollevai la maglietta, mettendo a nudo la pancia e passandoci sopra una mano. Non mi sembrava gonfia, sapevo di essere ingrassata un po' solo a causa del vestito del ballo che mi stava più stretto, ma non sembrava la pancia di una ragazza incinta.
"Ehm..ciao." Sussurrai all'aria, lo sguardo puntato sulla zona scoperta, e mi sentii stupida esattamente tre secondi dopo. Avevo appena salutato il mio stomaco? Mossi appena la mano in una piccola carezza e mi morsi il labbro inferiore.
'Sono incinta. Qualcuno sta crescendo qui dentro.'
La mia mano continuava a muoversi in lenti tocchi, come quelli che faceva mia madre per farmi passare il mal di pancia da bambina, e i miei pensieri volarono ai miei genitori. Come l'avrebbero presa loro? Come potevo dirglielo senza farli svenire entrambi? "Mi dai già tanti problemi esistenziali e nemmeno sei nato, non oso immaginare quando sarai adolescente e dovrò farti capire chedrogarsi è male." Non mi arrivò risposta, non che me l'aspettassi. Era un pochino presto per quello no? Feci un'ultima carezza e soffocai una risata esasperata, le mani a strofinare la faccia per darmi un contegno e risultare meno patetica. Mi abbassai la maglia quando sentii Giulia trafficare con la chiave elettronica per entrare nella stanza con la mia colazione - o meglio pranzo visto l'orario -.
"Ecco qui." Mi appoggiò la brioche e il caffè sul comodino, sedendosi poi alla scrivania per mangiare ciò che aveva comprato per sé. "Quindi..uhm, farai di nuovo il test oggi?"
"Sì." Mormorai, addentando il dolce per poi bere un sorso della bevanda. "Dopo colazione io..vado a fare la prova del nove."
"E..parlerai con lui?" Quasi mi andò di traverso il caffè, lo stomaco si strinse di nuovo e sospirai stancamente.
"Sto provando a non pensarci, ma sì..sì, glielo dirò." Le risposi, sperando di aver chiuso il discorso. Finii la brioche in due bocconi e vidi Giulia fare lo stesso con la sua.
"Cosa hai intenzione di dirgli?" Domandò ancora dopo qualche minuto di rilassante silenzio.
"Giulia." La ripresi esasperata, sia perché non volevo pensarci, sia per la domanda totalmente idiota. "Sono incinta, che diavolo dovrei dirgli!"
"Intendevo il come glielo dirai! A parole, a gesti, con i segnali di fumo.."
"A te, il concetto di 'sto provando a non pensarci' non è chiaro, eh?"
"Ok, ok, scusa, volevo solo fare conversazione." Borbottò, portandosi di nuovo la tazza alle labbra.
"Non su questo argomento." Alzò le mani con i palmi rivolti verso di me in segno di resa, lasciandomi finire in pace il mio caffè - che per inciso non era nemmeno così male con tanto tanto zucchero -. Mi alzai in piedi e mordendomi il labbro, afferrai dalla scrivania la scatola con l'ultimo test di gravidanza, avviandomi in bagno. Ci misi relativamente poco - non che ci volesse un'ora per fare pipì su un bastoncino, sia chiaro - e uscii da lì solo quando anche il quarto test nel giro di due giorni mi confermò che sì, ero effettivamente incinta.
"Quindi, risultato?" Chiese Giulia, saltando letteralmente dalla sedia per venire a vedere. Girai la finestrella verso di lei per farle vedere un terrificante segno più fare bella mostra di sé. "Mi spiace tanto, Em." Mi abbracciò stretta e io sospirai, avvolgendola a mia volta con le braccia.
"Ormai l'avevo capito. Non mi aspettavo fosse negativo."
"Ma lo speravi." Commentò, staccandosi da me per guardarmi negli occhi.
"La speranza è l'ultima a morire, no?"
"Così dicono." Mi accarezzò i capelli e mi baciò una guancia, venendo ringraziata da un mio sorriso stanco e teso. "Vuoi andare in stanza?"
"Sì, mando un messaggio a Zayn e..vediamo che succede."
"Vedrai che andrà tutto bene." Ma io feci una smorfia. "Ehi, lui tornerà sempre da te. Magari gli servirà solo del tempo per digerire la cosa, ma vedrai che non ti abbandonerà."Annuii non completamente convinta, raccattando poi da sotto il cuscino gli altri tre test e mettendoli insieme al quarto in una busta di plastica.
"Beh, augurami buona fortuna." Provai ad alleggerire l'atmosfera, tirando a forza l'ennesimo sorriso.
"Per qualsiasi news chiamami." Sussurrò, tesa anche lei, aprendomi la porta. Io la salutai con un cenno della testa, avviandomi verso la mia stanza. Quando entrai dentro, constatati che per fortuna Zayn era andato a lezione e quindi avevo ancora un po' di tempo per capire come dirglielo senza fargli venire un infarto. Presi il telefono che avo lasciato sul comodino e inviai al mio ragazzo un semplice messaggio:
'Sono tornata finalmente in stanza. Alla fine delle lezioni mi raggiungi?'
Posai la busta di plastica sotto il cuscino e mi buttai sul letto ancora sfatto, girandomi i pollici e spremendo le meningi per trovare un modo delicato di entrare nel discorso. Avrei dovuto dirlo esplicitamente o farglielo capire? Magari mettendo i test di gravidanza sul letto e nascondendomi in bagno così che lui ci arrivasse da solo, oppure scrivere un bigliettino e nascondermi sotto il letto. Sbuffai e mi rimproverai da sola: dovevo tirare fuori le palle e dirglielo chiaramente, non ero una codarda, nelle mie vene scorreva il sangue dei guerrieri della dinastia Allen, temuti e rispettati in tutto il..
Ok, forse mi stavo inventando tutto: non sapevo proprio nulla dei miei antenati, ma sicuramente erano gente forte e valorosa, propri come me!
Ok, ok, in quel momento ero tutto fuorché forte e valorosa, e i miei antenati potevano benissimo essere dei contadini.
Sospirai pesantemente e lanciai un gemito frustrato, stavo dando letteralmente di matto. Provai ancora una volta a concentrami sul grande e ingombrante problema, ma non feci in tempo ad attuare un piano funzionante: Zayn era appena entrato in stanza, lo sguardo preoccupato e sollevato al tempo stesso. Si lanciò su di me per abbracciarmi e, forse in un moto involontario, mi annusò i capelli, baciandomi poi la tempia.
"Dio, mi hai fatto preoccupare tantissimo. Giulia ti trattava come se stessi per morire e mi ha fatto venire un infarto." Credo che un infarto lo avrai tra poco.
"Ho solo dormicchiato un po', mi sentivo esausta e non avevo voglia di muovermi." Il che era vero, stavo omettendo un particolare - un piccolo piccolissimo particolare - ma non stavo mentendo. O forse era da considerare bugia? Zayn mi strinse ancora e mi baciò sulle labbra, sorridendomi.
"Come ti senti ora?" 'Spaventata, terrorizzata, impaurita, sconvolta, scegli il sinonimo che più ti piace.' Cosa avrei potuto rispondere a quella domanda? Verità o omissione? Omissione o bugia?
"Uhm, potrei stare meglio." Optai per una risposta sul vago, dando a Zayn la possibilità di decidere se farmi dire la verità o omettere con la sua prossima risposta.
"Em, mi stai facendo preoccupare. Sei così tesa.." 'Beh, lo saresti pure tu se cercassi di confessare una gravidanza.' E Zayn mi aveva inconsapevolmente indirizzato vero la verità. Dovevo dirglielo,o adesso o mai più.
"Io.." Ma le parole mi morirono in gola. Avevo la frese pronta sulla punta della lingua, dovevo solo trovare il coraggio di dare aria alle parole. Lui mi guardava così intensamente, sembrava sull'orlo di una crisi di nervi, ma aspettava con pazienza e..non potevo mentirgli, non quando mi guardava così. Misi una mano sotto il cuscino e pescai, senza guardare o far vedere a Zayn cosa stessi facendo, l'unico test di gravidanza fuori dalla scatola. Lo strinsi tra le dita e facendomi forza glielo mostrai, lasciandolo tra le sue mani.
"C-cos'è?" Chiese con gli occhi spalancati.
"Un test.." Risposi, e lo vidi corrugare la fronte con gli occhi sempre fissi sul bastoncino come se non capisse. "..di gravidanza." Aggiunsi quindi.
"Oh." La sua espressione non cambiò, rimase fisso a guardare il piccolo segno più sulla finestrella e in quel momento mi chiesi cosa stesse pensando.
"E quindi..?" Mormorò, come se il cervello si fosse fermato d'improvviso. Io deglutii e capii di dover fare qualcosa per sbloccarlo: dovevo dirlo ad alta voce, esplicitamente.
"Sono incinta." Vidi i suoi occhi sbarrarsi e il respiro fermarsi del tutto, mentre io mi mordevo l'interno guancia per l'ansia e cercavo di trattenere un altro attacco di panico. "Cazzo, di' qualcosa!"
"Com'è possibile?" Ok, era messo peggio del previsto.
"Zayn non vuoi davvero che ti spieghi come nascono i bambini, giusto?" Sussurrai e lui sembrò scuotersi leggermente dallo stato di shock in cui era caduto.
"Ne - ne sei sicura?" Aggiunse con un filo di voce.
"Ho fatto altri tre test e sono tutti positivi." Confessai, svuotando lentamente e con mani tremanti la busta che era sotto il cuscino di fronte a lui. Solo in quel momento sembrò capire cosa stesse succedendo, con la mano tremante lasciò cadere il test nel mucchio con gli altri e si portò le mani a coprirsi la faccia.
"Oh dio." Si lasciò scappare e io per provare a sostenerlo nella sua presa di consapevolezza, gli strinsi una avambraccio con una mano. Inaspettatamente si scansò dal mio tocco e si sollevò in piedi, gli occhi lucidi e la mascella rigida - finsi che quel gesto non mi avesse fatto male -. "Sappi che se è uno stupido scherzo non è divertente!" Io scossi la testa per fargli capire che non era uno scherzo e lui si passò nervosamente una mano tra i capelli, tirando i ciuffi disordinati. Lanciò un'imprecazione in arabo e si voltò, tirando un calcio a una sedia, gesto che mi fece spaventare parecchio e che fece ribaltare il mobilio colpito. "Non ci posso credere." Disse ancora. "Da quanto tempo lo sai?" Chiese senza guardarmi in faccia.
"Da ieri mattina."
"Io ero preoccupato come un dannato per la tua salute e tu.." Non finì la frase, ma io capì perfettamente come la voleva concludere.
"E io cosa, eh?" Provai a farlo parlare con un velo di astio nella voce. "Ero incinta? Bene, novità del giorno, lo ero ieri e lo sono anche oggi."
"Non è vero." Il suo sguardo era fisso all'aria, non guardava nulla in particolare mentre lo sentivo entrare in panico. "Fanculo, non è vero. Non è vero, non può essere vero."
"Ehi, respira, Zayn, respira." Cercai di calmarlo, ma con le mie parole lo feci solo scattare.
"Respira un cazzo! Vaffanculo, pensi sia pronto a diventare padre?!" Si fermò solo per imprecare di nuovo in arabo. "Ho solo diciannove anni! Cazzo."
"Ho diciannove anni anche io e non sono pronta a diventare madre se è per questo, sai!? " Urlai a mia volta. "Questa cosa sta crescendo dentro di me! Sono io che ci dovrò convivere per altri nove cazzo di mesi, quindi evita di fare la vittima della situazione!"
"Scusa se sono totalmente shockato!" Irrigidì ancora la mascella, e strinse una mano a pugno, tanto che sentii le ossa scrocchiare.
"Io invece non lo sono, sono molto rilassata, non si vede?!"
"Dio, odio che usi il sarcasmo in ogni situazione." Si lamentò, facendomi irritare di più.
"E' il mio modo di reagire alle tue stronzate!" Mi alzai in piedi anche io. "Vaffanculo, Zayn e grazie per il sostegno." Lui sembrò colpito dalle mie parole, mi guardo con freddezza negli occhi e in un impeto di rabbia tirò un pugno all'armadio, probabilmente facendosi male. Non mi diede il tempo di chiedergli se si era fatto male, spalancò la porta e uscì quasi correndo, mentre io mi risiedevo sul letto priva di forze. Guardai la porta ancora per qualche secondo, poi passai la mano sulla mia pancia e tutto quello che riuscì a dire prima di scoppiare a piangere fu: "Scusami per le urla, piccolo."
#Liam (inedito)
"Quello è Zayn?" Mi domandò Meredith, sporgendosi dalle mie braccia per indicare il mio amico, casco in mano, a cavallo della Ducati.
"Sì è lui." Le risposi. "Ehi, Zay!" Lo richiamai, lui si voltò a guardarmi brevemente, poi si infilò il casco e partì senza degnarmi di un'ulteriore occhiata. Aveva lo sguardo sconvolto, sembrava sul punto di avere una crisi e..aveva bisogno di parlare con qualcuno.
"Ma che ha?" Baciai brevemente la mia ragazza sulle labbra e mi alzai dalla scalinata su cui eravamo seduti.
"Non lo so, ma è successo qualcosa." Mormorai. "Ti spiace se..?" Indicai la generica direzione che aveva preso Zayn.
"Figurati! Accertati che tutto vada bene!" La ringraziai e tirai fuori le chiavi della macchina dalla tasca, affrettandomi a raggiungere l'auto parcheggiata vicino alla scuola. Presi la sua stessa direzione e guidai a vuoto per qualche minuto, poi mi ritrovai sullo stradone che portava al tratto di bosco che era solito visitare quando aveva qualche preoccupazione, il suo luogo segreto. Poteva essersi rifugiato solo lì e io ero intenzionato a capire cosa fosse successo di grave. Lasciai la macchina su uno dei vialetti ciottolati lì intorno e seguii il rumore della piccola cascata, trovando subito il mio amico seduto in mezzo all'erba che mi dava le spalle. Mi avvicinai in silenzio e mi sedetti di fianco a lui, vedendolo fumare con la coda dell'occhio. Non parlammo e io non feci domande, sapevo perfettamente che se avesse voluto sfogarsi avrebbe introdotto lui il discorso. Guardò nel vuoto per ancora un po' di tempo, poi lo vidi deglutire e chiudere gli occhi.
"Emily è incinta." Sparò tutto d'un colpo, facendomi irrigidire. Quasi non ebbi un infarto, poteva dirmelo almeno con un po' di tatto.
"Oh." Non sapevo sul serio che dire. Congratulazioni? Non sembrava il caso dalla faccia di Zayn. Mi dispiace? Non sarei mani riuscito a dirglielo e..non aveva bisogno di sentirsi dire quello.
"Già."
"Quando..?" Quando l'hai scoperto? Quando l'ha capito lei? Quando ne avete parlato? I quando era troppi, lasciai che fosse Zayn a decidere a quale domanda rispondere.
"L'ho saputo venti minuti fa, forse un po' di più." Prese un lungo tiro dalla sigaretta, tremando con la mano nell'abbassare il filtro.
"Non so cosa dire.." Confessai a disagio.
"Non dirlo a me." Chiuse gli occhi e portò le ginocchia piegate contro l'addome, appoggiandosi con il mento. Rimase in silenzio per minuti interi, vedevo l'indecisione di parlare nella rigidità del suo corpo. Alla fine però si fece coraggio e disse: "Non sono pronto." Lo guardai intenerito e mi avvicinai di poco per fargli percepire un po' di calore.
"Nessuno è mai davvero pronto, Zayn."
"Ho diciannove anni, Liam." Si girò a guardarmi, lo sguardo lucido.
"Lo so." Sussurrai. "Cosa ti spaventa?"
"Tutto!" Alzò la voce, nella foga spezzò a metà la sigaretta. "E' una responsabilità troppo grande." Argomentò, spegnendola e buttandola lontano da sé.
"Sì, lo è, ma non affronterai tutto questo da solo." Lasciando sottintendere che ci sarebbe stata Emily e tutti noi ad aiutarli.
"Troppe cose possono andare storte. E se io ed Emily ci lasciassimo? O se uno di noi si sentisse in obbligo di rimanere nella relazione solo per il bambino e non per amore?"
"Descrivi questa gravidanza come la fine della vostra relazione."
"Perché è così che mi sento." Bisbigliò, distrutto. "Ho tante cose da fare prima di diventare genitore, diventarlo significa metterle da parte per crescere qualcuno, quando sono io il primo a dover crescere!"
"Puoi crescere con lui. E con Emily. Creare qualcosa di duraturo, continuando però così come fate ora." Gli feci presente.
"Sembra tutto così..definitivo. Contavo di poter sbagliare ancora nella mia vita, di poter cambiare idea, di fare mosse stupide, pentirmene, tornare sui miei passi. Ma questo.."Sospirò "..mi sembra metta un freno a tutto." Cosa potevo dirgli? Sì, era così, un figlio era sinonimo di sacrifici, ma non capivo perché la vedesse solo in maniera pessimista. Un figlio era una gioia, una costante, e Zayn era troppo maturo per aver solo paura di dover crescere.
"Cosa ti preoccupa sul serio?" Chiesi dopo un po', ricevendo uno sguardo stupito. "Stai rimuginando su qualcos'altro, lo capisco dal tuo sguardo." Lo feci sospirare e contrarre la mascella, le mani a tirare l'erba per calmarsi.
"Il mio esempio di padre non è stato..fantastico. Ho con lui un brutto rapporto e provo rancore per il suo velato disinteresse nei miei confronti." Spiegò. "Non voglio essere come lui. Non voglio sbagliare, ma non so come comportarmi, Liam, e sbagliare fa parte della crescita." Si girò a guardarmi. "Se non fossi un bravo padre?" Ecco la preoccupazione più grande venire a galla, ecco il vero Zayn.
"Sbaglierai di sicuro, Zayn, ci saranno litigate, urla, ma amerai tuo figlio con tutto te stesso." Gli sorrisi rassicurante. "Sarai un ottimo padre."
"Come puoi saperlo Liam?" Si lasciò scappare, sconsolato. "Non ho niente da offrirgli! Guardami, vivo a spese dei miei genitori, abito in una scuola, corro dietro uno stupido sogno e non ho neanche un lavoro!" Sbottò, iniziando a strappare l'erba nervosamente.
"Ma sei dolce, presente, attento." Gli ricordai. "Per le questioni economiche c'è ancora un po' di tempo e diverse soluzioni, non pensare a quello adesso." Lui rimase in silenzio, il rumore della cascata l'unico nello spiazzo. "La ami?" Si riscosse d'improvviso, come se si fosse perso nei suoi pensieri e non mi avesse sentito. "Emily. La ami?"
"Con tutto me stesso." Rispose dopo qualche secondo.
"Questo è già una cosa buona, Zay. Tu ami lei, lei ama te, quel bambino potrebbe rafforzare il sentimento, non vedere tutto negativo." Mi guardò senza vedermi sul serio, di nuovo tra i suoi pensieri.
"Lei-" Deglutì. "L'ho ferita di nuovo." Si passò una mano tra i capelli. "Ho reagito male, sono stato preso dal panico e..lei mi ha detto 'grazie per il sostegno' poco prima che le voltassi le spalle."
"Non sei l'unico che non si sente pronto, anche lei ha una grossa responsabilità addosso e..l'hai lasciata sola, mentre lei ha bisogno di te." Dovevo fargli capire, dovevo fargli fare la cosa giusta. "Anche lei ha paura." Continuai. "Ma non deve averne, perché lei ha te.." Mi voltai verso di lui, incrociando i suoi occhi. "..giusto?"
#Emily
Mi ero sfogata per un po', poi quando i singhiozzi disperati erano mutati in un pianto silenzioso, mi ero sdraiata sul letto e avevo provato a tranquillizzarmi con delle leggere carezze sulla pancia, come se in realtà volessi tranquillizzare il piccolino. Mi ero poi addormentata qualche minuto dalla stanchezza mentale e mi ero risvegliata affamata e con la voglia di qualcosa contenente dello zucchero - cercando di ignorare del tutto la mancanza di Zayn e il macigno sul mio cuore -.
Non avevo voglia di muovermi da quella posizione. Insomma ero comoda, alzarmi equivaleva ad autolesionismo con i fiocchi. Sbuffai e ascoltai impassibile il mio stomaco lamentarsi, non volendo dargli retta per non scomodarmi. Quando però puntai il frigobar con lo sguardo, la mia comodità venne messa in secondo piano, lo stomaco si era alleato con la mia mente e tutto quello che in quel momento riuscivo a pensare era 'dolci'. Mi alzai dal letto controvoglia e sbuffando, stropicciandomi gli occhi stanchi e arrossati con una mano. Aprii l'antina del frigo e puntai subito al piccolo congelatore, sperando di trovarci ancora dei rimasugli di gelato. Gemetti contenta quando afferrai il barattolino al cioccolato, ma tre secondi dopo mi bloccai, per poi abbassare lo sguardo e chiedere:
"Il gelato ti fa male?" Non ricevetti risposta ovviamente, ma parlare con la cosetta nella mia pancia mi faceva sentire meno sola. Feci spallucce e mi sedetti di nuovo sul letto, barattolino tra le gambe, un cucchiaio in una mano, telefonino nell'altra. Volevo solo..documentarmi. Non sapevo a che mese fossi, non avevo fatto realmente caso al ciclo visto lo stress di quel periodo, ma provai comunque a cercare qualche informazione inerente alla gravidanza adolescenziale. Tra una cucchiaiata e l'altra di gelato, spulciai pagine davvero interessanti e in una di queste una mamma aveva confessato di un riuscire a dire o pensare la parola figlio perché ancora le faceva strano l'idea di essere madre. Aveva ricevuto molte rassicurazioni e parole dolci: tante trovavano difficile pensare o dire esplicitamente una parola così spaventosa quindi era tutto più che normale. Un'altra aveva scritto di quanto si sentisse stupida perché tendeva a parlare molto alla sua pancia, nonostante non fosse sicura che il suo bambino potesse sentirla e altre avevano commentato con incoraggiamenti a farlo diventare naturale: il bambino poteva sentire e iniziare a riconoscere la voce della mamma dal terzo mese, ma anche prima le vibrazioni mandate grazie alla parola lo tranquillizzavano. Solo leggendo mi sentii più compresa, avevano pensieri e problematiche come le mie e davano consigli più che utili per viverla al meglio. Così, buttai il cucchiaio nel barattolino vuoto e battei con le dita delicatamente sulla pancia scoperta, non sicura di cosa dovessi fare per farmi ascoltare. "Ehi." Sussurrai dolcemente, rimanendo poi in silenzio, concentrata sul battito regolare del mio cuore. Era così strano parlare all'aria ma sapere di non essere sola, era strano e dolce e liberatorio, tutto allo stesso tempo. "Scusa davvero per le urla prima. Tuo pa-" Mi bloccai d'improvviso sentendo il tormento sul petto appesantirsi e mi corressi. "-Zayn..non voleva spaventarti, ne sono sicura." Spostai le carezze verso l'ombelico. "Spero proprio che tu non prenda la sua irascibilità..o la mia testardaggine. La lista dei difetti che potresti ereditare è lunga, purtroppo." Sospirai. "Mi auguro solo che tu abbia molta pazienza e inclinazione al perdono. Faremo tanti errori e magari non sopporterai l'idea di avere dei genitori così inesperti, insopportabili e orgogliosi." Mi rannicchiai su un lato, chiudendo gli occhi. "Tu cerca solo di non rendermi le cose difficili, non sopporterei il dolore se tu un giorno mi dicessi che mi odi o che sono una cattiva..madre." Lo dissi con un po' di fatica e mi si formò un groppone in gola. "Sei stato un fulmine a ciel sereno, di questo devi prenderti la colpa. E se Zayn non vorrà restare con noi.." Lo coccolai e l'idea di rimanere sola mi fece tremare le spalle, segno di un imminente secondo pianto isterico. "Dio." Mi lasciai scappare, provando a trattenere le lacrime, ma senza effettivo successo. "Ho così tanta paura, piccolo. Così tanta."E quello fu il rompersi della diga di fortuna che avevo costruito per smettere di frignare, ricominciai sentendo a malapena il letto piegarsi sotto il peso di qualcun altro e delle braccia voltarmi e stringermi, la mia testa appoggiata su un torace muscoloso.
"Shh, sono qui." Sentire la voce di Zayn vicino all'orecchio mi fece tremare di più, le mani a stringere con forza la sua maglietta per tenerlo vicino. "Sono qui. Non ti lascio." Mi baciò la fronte e mi strinse a sé, circondandomi completamente con le sue braccia, permettendo al mio pianto di consumarsi con calma, rimanendo costantemente con le labbra a contatto con la mia pelle. "Scusami, sono stato un'idiota ad abbandonarti così.." Sussurrò quando riuscì a calmarmi, le mie lacrime le uniche a farmi ancora compagnia. "..mi sono sentito così fragile che sono andato nel panico e non ho avuto la tua forza, Emily, non ho avuto il tuo coraggio." Mi confessò. "Ho messo in discussione tutta la mia vita in soli venti minuti e l'unica cosa che riuscivo a pensare era'io la amo così tanto'." Mi alzò il viso con una mano e asciugò la parte sotto i miei occhi con il pollice, rimanendo fisso a guardarmi. "In così poco tempo mi sei entrata sottopelle, sei diventata il senso di ogni mio giorno e mi è servito Liam per capire che la paura di perderti è più grande di quella di diventare padre." Per sottolineare il concetto, posò una mano sulla mia pancia, facendomi rabbrividire piacevolmente a causa del gesto e delle suo parole. Questa volta le lacrime che rischiavo di versare erano di felicità, mi sporsi un pochino e lo baciai intensamente, avvicinandolo a me dai capelli. "Mi perdoni?"
"Sì." Lo baciai poi ripetei una serie intera di 'sì' del tutto emozionata. "Sì, sì. Ti amo Zayn." Aggiunsi.
"Anche io, tantissimo." Mi sorrise e si districò dalle mie braccia solo per abbassarsi e poggiare le labbra sulla mia pancia. "Andrà tutto bene." Disse con le labbra ancora appoggiate alla mia pelle, con una cadenza talmente dolce che mi diede l'impressione stesse parlando al piccolo. Mi sdraiai di schiena e lui rimase con la testa appoggiata lì, facendomi riprendere speranza per il futuro.
Forse sarebbe davvero andato tutto bene.
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Your Love Is My Drug (Di Giulia_Choppers)
FanficEmily Allen, 18 anni, appena arrivata a Londra da Los Angeles con la sua migliore amica Giulia. La sua vita è perfetta, nonostante il suo passato leggermente tormentato. Bella vita, famiglia benestante, tanti amici e tutto quello che una ragazza può...