Cap. 59 - Let the show begin.

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-Sabato 9 Maggio (un mese dopo)
"L'hai letto il giornalino di questo mese?" Continuai a camminare, reggendo con una mano il libro aperto di filosofia e nell'altra una tazzina cartonata di caffè da asporto, quasi non prestando attenzione a Caroline che mi aveva affiancato.
"Uhm?" Risposi in maniera poco loquace, prendendo un sorso dalla tazzina e proseguendo nella lettura, visto che gli esami si stavano facendo sempre più vicini ed io ero talmente indietro da dover studiare in ogni momento libero.
"Il giornalino." Replicò, e quando mi decisi a lanciarle un breve sguardo occupato, lei mi sventolò davanti agli occhi il plico di fogli colorato.
"Se conti che l'unica cosa che ho letto in tre giorni è il testo sul contributo filosofico/scientifico di Cartesio, allora puoi arrivarci da sola alla risposta." Mormorai sconfitta, bevendo e leggendo in contemporanea.
"Beh, dovresti proprio leggerlo." Ribatté, continuando ad affiancarmi mentre mi dirigevo di fretta verso il mio armadietto.
"Carol, non ho tempo da perdere. Devo ancora finire due materie e gli esami iniziano tra un mese: devo studiare, intossicarmi di schifoso caffè e andare a casa di Doniya con Zayn per parlare a lei e mio fratello della mia gravidan-"
"Ma è di questo che parla." Mi interruppe candidamente. Mi svegliai dal mio trance da studio con un sussulto quando morsi il libro e mi resi conto di aver letto l'etichetta sulla tazza di cartone durante tutto il mio monologo. Sputacchiai la pagina e la guardai allucinata.
"Cosa?" Avevo sentito male giusto?
"Hanno scritto di te. Del fatto che porti sempre più maglie larghe." Mi porse il giornale, lasciandolo scivolare nella borsa che avevo sulle spalle.
"Sono di Zayn, è ovvio che sono grandi per me." Risposi con ovvietà e lei fece spallucce, accompagnando con quel gesto il mio sbuffo. "Dovrebbero farsi i cavoli propri."
"Sono gli stessi che all'inizio dell'anno hanno scritto un interessante articolo sulle coppie - o presunte coppie - più carine della scuola. Non sanno farsi i cavoli propri." Mi ricordò.
"Ci mancano solo loro a stressarmi." Mi lamentai.
"Lasciali perdere, non hanno vite interessanti, per questo parlano di altri." Io sospirai ancora, aprii di fretta l'armadietto e posai il libro, finii il caffè e buttai la tazzina nel cestino. Tirai fuori dalla borsa le chiavi della moto, poi guardai la mia amica.
"Bene, augurami buona fortuna per il pranzo."
"Andrà tutto bene, vedrai." Mi salutò ed io, con un po' d'ansia, uscii fuori e slegai la moto, salendoci sopra solo dopo aver scritto 'sto arrivando' a Zayn che mi aspettava già a casa della sorella. Guidai senza pensieri per una decina di minuti, elettrizzata dal sentire di nuovo il vento scuotermi i capelli, quasi scordandomi di essere incinta.
Tranne per il fatto che ero effettivamente incinta e ci pensò la mia piccola peste a ricordarmelo, facendomi venire la nausea appena parcheggiai e posai i piedi a terra. Zayn, forse sentendomi arrivare, uscì da casa di sua sorella per venirmi incontro con un lieve sorriso, sorriso che si spense quando mi vide vicino alla mia moto.
"Sei venuta con quella?" Ringhiò senza salutarmi, macinando gli ultimi metri che ci separarono a passo di marcia.
"E' la mia moto."Gli feci notare con un sopracciglio alzato e una mano a massaggiare lievemente la pancia per far passare la nausea.
"Sì, lo è, e ti devi dimenticare di lei." Rispose con semplicità, incrociando le braccia al petto e assumendo una smorfia che mi fece venire voglia di prenderlo a schiaffi.
"Zayn, ho già abbastanza cose per la testa, non ho voglia di stare dietro anche alle tue paranoie oggi." Provai con tutta me stessa a mantenere la calma, davvero, ma il suo modo di fare, lentamente iniziò a farmi salire il nervoso.
"Sei incinta e quella-" Indicò la mia Miranda. "-decisamente non è un mezzo di trasporto sicuro."
"Oh, ti prego, non fare il paparino apprensivo." Mi lamentai quasi sfottendolo. "Non smetterò di vivere solo perché sono incinta."
"Emily-" Lo bloccai prima che potessimo degenerare.
"No, Zayn, non usare quel tono con me." Lo guardai male. "Non voglio litigare e la nausea mi sta mettendo già in difficoltà senza che ti aggiungi anche tu, quindi chiudiamo il discorso."
"Nausea?" Ripeté come se avesse sentito solo quello. "Vedi cosa ti ha fatto la tua allegra traversata in moto? E se ti fosse venuta in sella?"
"Sembra proprio che qualcuno abbia una gran voglia di irritare la mamma, eh Nahla?" Commentai parlando con l'unica che mi avrebbe capito in quel momento, battendo un paio di ditate leggere sulla pancia. "Glielo dici tu di smetterla o devo togliere il guinzaglio agli ormoni e lasciare che loro lo sbranino?"
"Emily sono serio." A quel punto la mia sopportazione evaporò e gli riservai la peggiore occhiataccia dal mio equipaggiamento.
"Anche io sono seria, mortalmente seria. Tu non deciderai cosa posso o non posso fare! Nonostante il mio stato, mi pare ancora di essere maggiorenne sulla carta d'identità e tu non sei di certo mio padre." Sibilai contrariata. "Perciò, se il giorno del parto io vorrò andare in ospedale con quella maledetta moto, io andrò con quella maledetta moto anche se mi si staranno rompendo le acque. E tu non potrai impedirmelo. Sono stata chiara?"Finii il mio discorso con il fiatone da quanta energia ci avevo messo nel dirlo, per poi essere interrotta dallo squillare del mio telefono. "Ora rispondo al telefono e tu starai lì zitto e buono, così da permettermi di tornare a infierire dopo." Chiusi momentaneamente il discorso, pigiando il tasto verde sul touch screen per rispondere alla chiamata. "Pronto?"
"Spero che l'indirizzo che mi hai dato sia giusto perché io sto arrivando." Mi sciolsi un po' sentendo la voce di mio fratello.
"Sì, Kol, è giusto. Quanto manca?"
"Il navigatore dice '4 minuti'." Rispose dopo essersene accertato.
"Ok, ci vediamo tra quattro minuti allora, ti voglio bene."
"Anche io!" Chiusi la chiamata e tornai a guardare il mio ragazzo che non aveva abbandonato la sua espressione scocciata. "Cosa." Alzai le mani esasperata.
"Lo sai che il discorso non finisce qui, vero?"
"Lo sai che continuerò a fare di testa mia, vero?" Ribattei.
"Non se ti smonto la moto."
"Tu osa solo torcere un bullone alla mia Miranda e io ti castro nel sonno, lo giuro." Lo minacciai assottigliando lo sguardo.
"E direi che possiamo considerare concluso il primo round." Si intromise Doniya facendomi sussultare. "Forza, venite dentro che fa freddo." Ci consigliò, facendo irrigidire la mascella a suo fratello per la seconda interruzione - 2 a 0 per me, comunque - e facendolo tornare dentro la casa per evitarmi. Come se fosse possibile dovendo stare nella stessa casa per le prossime ore per annunciare la continuazione della stirpe Malik. "Ehi, perché stavate litigando in giardino?"
"Oh, nulla di importante, questioni motociclistiche." Minimizzai quando mi affiancò e cambiai discorso subito dopo. "Michael sta arrivando, comunque."
"Oh, bene, non vedo l'ora di scoprire il perché di questa riunione tra fratelli." Ridacchiò, lasciandomi poi entrare in casa, senza seguirmi per aspettare mio fratello.
'Non vuoi saperlo sul serio' sospirai pensandolo, andandomi a sedere sul divano e aspettando Michael, evitando la cucina dove, sicuramente, c'era Zayn.
Quando Michael entrò in casa, era a braccetto con Doniya, nella perfetta rappresentazione di amorevoli fratelli acquisiti. Mi venne ad abbracciare e mi lasciò un rumoroso bacio sulla guancia, per poi salutare Zayn, che ci aveva raggiunto in salotto, con una pacca sulla spalla.
"Allora? Cosa dovevate dirci con così tanta urgenza?" Andò dritto al punto Michael, una volta seduto a tavola a mangiare un paio di patatine fritte. Io e Zayn ci guardammo - mettendo da parte la momentanea litigata -, non sicuri su come iniziare.
"Noi-" Provò lui, non sapendo però come continuare.
"Si, insomma-" Tentai a quel punto, ma incontrare lo sguardo interrogativo di mio fratello mi fece ammutolire.
"Oh andiamo, sembra stiate per confessare un omicidio." Rise lei, prendendo un sorso dalla lattina di Coca-Cola. Guardai di nuovo il mio ragazzo, osservando il suo pomo d'Adamo saltellare a causa della deglutizione di saliva.
"Non avete ucciso nessuno vero?" Chiese conferma Michael.
"No, nulla del genere." Mormorai. Mio fratello sospirò di sollievo e mangiò un'altra patatina.
"Allora nulla può stupirci." Annuì a sé stesso, rubando un sorso di Coca a Doniya.
"Michael." Lo richiamai per farmi prestare attenzione, poi, una volta che i suoi occhi furono su di me, incrociai le mani davanti alla pancia e la accarezzai un po', vedendolo abbassare lo sguardo allucinato, seguendo i miei movimenti.
"Che cosa- ?" Io annuii, come per assicurargli che aveva capito.
"Sei - incinta?" Esalò Doniya, facendo rimbalzare lo sguardo tra me e suo fratello. Zayn annuì e lei spalancò la bocca.
"E' una specie di scherzo?" Chiese Kol e io scossi la testa.
"Non lo è." Assicurai. "Abbiamo fatto diversi test ed ecografie: sono appena entrata nel quinto mese."
"Avremo una bambina. Nahla." Si aggiunse Zayn, facendo un lieve e caldo sorriso.
"Nahla." Si lasciò scappare dolcemente la ragazza dopo qualche secondo di prolungato silenzio. "Quindi diventerò zia."
"Sì, è così." Le diedi ragione.
"Diventerò zia per davvero!" Ripeté.
"Sì, Doniya." Si aggiunse il fratello.
"Quel piccolo stupido di mio fratello ha fatto una cosa buona in venti anni di vita! La vestirò come me e sarà più bella di una principessa e più amata di una regina. Sarà tutto bellissimo e-"
"Calma Doniya, respira." Le chiesi con un sorriso.
"Emily - puoi..venire un attimo di là?" Annuii incerta e seguii Michael fuori dalla cucina, dopo essermi scambiata uno sguardo preoccupato con i fratelli Malik al tavolo.
"Sei..sicura?" Deglutì, poi si spiegò meglio. "Di quello che stai facendo intendo."
"Sì, Kol, sono sicura. Nahla non è cercata, ma ad entrambi piacerebbe tenerla." Confessai abbassando lo sguardo.
"Sei troppo giovane, Emy. Un bambino è una grande responsabilità, richiede tempo, fatica-"
"Lo so, ho valutato pro e contro della cosa, e la gioia che ci sta dando questa notizia è immensa." Lo interruppi, prendendo coraggio e guardandolo negli occhi, così simili ai miei. Michael rimase in silenzio, scrutando il mio viso con attenzione: sentivo le rotelle del suo cervello lavorare da dove ero io. "Di' qualcosa, ti prego."
"Non so davvero che dire. Sono..sorpreso."
"Lo immagino, ma io ho bisogno di te e del tuo sostegno. Non abbandonarmi." Lo pregai, con la paura a mangiarmi lo stomaco.
"Mai, Emily. Mai." Mi abbracciò stretta ed io impedii a me stessa di piangere. "Sei mia sorella e non ti abbandonerei mai, ti sosterrei in qualsiasi caso. Voglio solo che tu sia felice e consapevole di ciò che ti aspetta nel futuro."
"Sono felice." Ripetei, tirando su con il naso. "E sono sicura. Zayn è la persona giusta e Nahla è..un piccolo dono."
"Perfetto." Si tirò indietro per potermi guardare, accarezzandomi una guancia con la mano. "Sei bellissima e farai un ottimo lavoro con lei. " Mi rassicurò, tornando a stringermi e io mi sentii invincibile.

"Dovete assolutamente dirlo ai vostri genitori." Esalò Doniya, mentre tutti eravamo comodamente seduti sui divani del salotto, io abbracciata a mio fratello a sorseggiare una camomilla contro la leggera nausea. Il mio sguardo volò automaticamente a Zayn e lo trovai già con gli occhi su di me.
"Sì, dovremmo." Risposi. "Ho paura." Mormorai in un sussurro, mordicchiandomi un labbro.
"Ehi, mamma ti sosterrebbe in qualsiasi caso, ne sono certo." Mi rassicurò Michael.
"Papà rimarrà così deluso da me."
"Non è vero." Lo guardai con un sopracciglio sollevato.
"Kol, cosa pensi diranno i giornali pur di fare notizia su di lui e l'azienda? Di certo non faranno una bella pubblicità e io ne ho combinate di tutti i colori in questi anni."
"Ma non sarà deluso da te. Ti ama, Emily, sei comunque la sua bambina." Affondai la faccia nella sua spalla e sospirai profondamente per evitare di iniziare a piangere.
"Che ne dici di andare a farti un paio d'ore a letto? Sembri esausta e devi riposare." Mi consigliò la ragazza. "Vai pure nella stanza degli ospiti di sopra. Zayn, accompagnala." Annuii e mi alzai con un mezzo sbadiglio, posai la tazza sul comodino, seguendo poi Zayn su per le scale. Arrivammo in silenzio fino alla stanza, Zayn tirò giù le coperte del letto e si tolse i jeans stretti, buttandoli in un angolo e stendendosi comodamente. Lo guardai con un sopracciglio inarcato e attirai la sua attenzione con un colpo di tosse.
"Cosa c'è?" Mi chiese, innocentemente. "Pensavi di essere l'unica a volersi riposare un po'?" Feci spallucce e mi sdraiai a mia volta a letto.
"Come ti pare." Mi voltai in modo da dargli le spalle - ehi, ero offesa dal suo comportamento e gli stupidi ormoni della gravidanza non facevano che amplificare le mia suscettibilità -, ma lui mi tirò a sé con un braccio, così da farmi appoggiare a lui con la testa.
"Smettila di fare la bambina, non mi piace litigare con te."
"Ah, quindi sono io che sto facendo la bambina?" Mi irritai, tirandomi su dalla posizione comoda, usando come perno un mio braccio sul suo petto. Lui mi tirò di nuovo giù con un sospiro e prese ad accarezzarmi i capelli.
"Stai calma, principessa. Non scattare per tutto ciò che dico." Mormorò. "Lo faccio per il tuo bene, non ti accorgi nemmeno di quanto mi fai preoccupare e incazzare insieme."
"Sai perfettamente quanto mi irriti quando mi imponi le cose." Alzai lo sguardo su di lui con gli occhi socchiusi. "Decido io cosa è meglio per me stessa, le cose non sono cambiate da quando ci siamo conosciuti." Mi ero addolcita, vero, ma ero ancora completamente me stessa. Nessuno poteva sovrastarmi, nemmeno lui.
"Dio, mi ecciti un sacco quando ti comporti così." Rise. "E allo stesso tempo mi fai ammattire." Mi lascio un bacio prepotente sulle labbra.
"E poi sono io quella con gli sbalzi d'umore." Sospirai, ricambiando il suo bacio con un morso sul collo.
"Ti amo." Disse, sfiorandomi il labbro inferiore con un dito.
"Ah si?" Inglobai il suo dito e lo lasciai poco dopo mordicchiandolo. "Dimostramelo." Lo sfidai con un mezzo sorriso, prendendogli il polso e costringendolo a scendere con la mano.
"Mmh, potrei farlo, ma cosa otterrei in cambio?"
"Oh, non puoi nemmeno immaginare che meraviglie ho in serbo per te." Finii la frase esattamente quando quella mano raggiunse la sua meta.
"Scopriamolo allora."

Alla fine mi ero addormentata di sasso, dopo un estremamente soddisfacente orgasmo. Mi svegliai qualche ora dopo, ben riposata, sentendo delle voci - quelle di Zayn e Michael soprattutto - provenire da sotto. Sbadigliai e mi grattai una guancia, decidendomi poi a scendere le scale.
"Domani." Disse Michael e dalla posizione in cui ero , vidi solo Doniya annuire e prendere in mano il telefono.
"Non vi pare presto?" Chiese Zayn.
"E' persino tardi secondo me." Rispose mio fratello.
"E poi quella chiacchierata vi aiuterà a vivere i restanti mesi con meno ansia." Si aggiunse la ragazza e solo a quel punto, io mi rivelai, chiedendo con voce ancora arrochita dal sonno:
"Quale chiacchierata?" Zayn parve sbiancare.
"Ben svegliata, Emy." Mi salutò Doniya. "Vuoi qualcosa da mangiare?"
"No grazie" Risposi e mi andai a sedere vicino a Zayn, acquattandomi su di lui.
"Domani papà viene qui per controllare un paio di cose alla sede locale dell'azienda." Mi avvertì mio fratello. "E mamma viene con lui."Aggiunse, quasi aspettando una mia reazione. Io semplicemente chiusi gli occhi e mi appoggiai più comodamente alla spalla del mio ragazzo, sentendo un suo braccio circondarmi le spalle.
"Io ho invitato i nostri genitori qui a mangiare" Disse Doniya scambiandosi un'occhiata con il fratello. "E i tuoi si uniscono a noi per un pranzo domenicale in famiglia." Tornò a guardare me, visto che dei miei genitori stava parlando. "Pensiamo che sarebbe l'occasione perfetta per-"
"Non l'avete fatto sul serio." Ringhiai quasi, tirandomi su di scatto, avendo capito il perché di tutte quelle macchinazione.
"Emily, abbiamo capito che senza una spinta voi-" Cercò di calmarmi Michael, venendo però interrotto da me.
"Sono affari miei!" Sibilai con astio, sentendomi quasi in gabbia, il cuore a battere velocissimo nella cassa toracica e il panico a chiudermi le vie respiratorie. "Non ci credo che state tramando tutto questo alle mie spalle."
"Non ci stanno obbligando, Em. Ci stanno solo creando la situazione perfetta per dirlo ai nostri genitori." Provò a calmarmi Zayn, passandomi ritmicamente la mano dietro la schiena, probabilmente avendo sentito il mio respiro accelerare. Mi baciò teneramente una guancia, sussurrandomi di respirare in un orecchio. "Domani mangeremo tutti insieme e se non vorremo dirglielo, semplicemente non lo faremo. Te lo assicuro, piccola."
"Non vi stiamo costringendo, davvero sorellina." Si venne a sedere vicino a me. "Però io so che tu vuoi dirlo a mamma e papà, nonostante la paura, e so anche che senza una spinta non lo faresti. Noi vi diamo un'occasione, poi decidete voi cosa fare."
"Di certo non saremo noi a dirlo." Commentò Doniya. Tornai a respirare e mi passai le mani sul viso, strofinandomi gli occhi.
"Scusate per come ho reagito, penso di..aver avuto un piccolo attacco di panico." Kol mi baciò una guancia, poi guardò l'orologio.
"E' il caso che io torni a casa mi sa, Lucy mi starà aspettando." Si girò a guardarmi. "A lei posso dirlo?"
"Certo." E avrei anche dovuto telefonare a Dana per dirglielo.
"Ci vediamo domani?" Io sospirai.
"Se non muoio prima, si." Zayn rise e mi diede della melodrammatica, prima di baciarmi una tempia per tranquillizzarmi. Cosa avrei dovuto fare?

-Domenica 10 Maggio (il giorno dopo)
"Perché non me l'hai detto di persona?!" Sbuffai a sentire quella voce acuta, mentre mi lisciavo con una sola mano il vestito morbido che indossavo.
"Dana, ringrazia che te l'abbia detto ora."
"Intendi che mia sorella me l'abbia detto ora." Mi corresse. "E p.s. ti vuole assolutamente parlare." Aggiunse.
"Lo immagino, ma al momento sono impegnata a non dare di matto."
"Alla fine hai deciso di dirglielo?" Mi domandò.
"Sì, a pranzo." Sospirai. "Mi sento super stressata."
"Vedrai che andrà tutto bene, ne sono certa." Mi rassicurò, poi sentii una voce in sottofondo e Dana continuò a parlare. "Oh, c'è qui Lucy, te la passo un attimo."
"Ciao Dana, salutami Axel."
"Sarà fatto! Ciao Emy." Mi salutò, passando poi il telefono alla sorella.
"Diventerò zia!" Sorrisi inconsciamente.
"Ciao Lucia."
"Avrò una bellissima nipotina!"
"Se non muoio prima per l'ansia."
"Fatti furba, andrà tutto alla grande." Poi aggiunse: "Mi spiace non poterci essere, ma ho promesso a Dana una giornata tra sorelle. Noi ci vediamo presto, si?"
"Se non muoio prima per l'ansia." Ripetei, facendola ridere. "Ciao Lucy."
"Ciao, a presto." Staccai la chiamata proprio mentre Zayn bussava alla porta del bagno per dirmi che era ora di andare. Presi un profondo respiro e mi guardai allo specchio, le mani sopra la pancia appena visibile. Che lo spettacolo abbia inizio.

"Davvero non c'era bisogno di aiutarmi a portare le cose in tavola." Mi disse Trisha ed io, ignorando il mal di schiena, le sorrisi, appoggiando la testa calda a tavola, dove tutte e due le famiglie erano riunite.
"Voglio assolutamente la ricetta per quella!" Squittì mia madre, indicando quello strano ripieno nella pentola. Io mi sedetti tra Doniya, vicino al suo Dylan, e Zayn -lasciando una carezza sulla testa di Safaa nel tragitto -, mentre i discorsi sportivi di Yaser, mio fratello e mio padre coprivano quasi la confusione dei miei pensieri. Waliyha fece una smorfia e chiese a suo padre di abbassare la voce, mentre Patricia e mia madre riempivano ancora i nostri piatti.
"Tutto bene?" Mi sussurrò Zayn, massaggiandomi la parte bassa della schiena con una mano.
"Ho solo un po' di mal di schiena." Lo rassicurai con un sorriso.
"E sei tesa da paura." Mi baciò una guancia. "Calma, siamo ancora in tempo."
"No." Dissi soltanto, voltandomi a guardarlo. "Dobbiamo."
"Ehi, piccioncini. Volete altro tacchino ripieno?" Domandò la madre di Zayn, interrompendoci.
"Io no, grazie mille. Non ho molta fame." Risposi con un sorriso tirato.
"Ma se non hai mangiato nulla, tesoro." Mi fece notare mia madre. Grazie tante, mamma, tu si che sai come farmi passare inosservata.
"Va tutto bene? Sei molto pallida." Grazie anche a te, papà, siete proprio fatti l'uno per l'altra.
"Sarà lo stress per l'inizio degli esami. Che ne dici di andarti a stenderti cinque minuti?" Finalmente qualcuno di utile, grazie Doniya. "Zayn va con lei e levati dalla mia vista che già non ti sopporto più."
"Ehi, ma che ho fatto!" Si lamentò scambiandosi un'occhiata sconsolata con Dylan.
"Ultimamente ci vediamo troppo, la tua presenza inizia ad irritarmi." Rispose.
"Lascia perdere, amico, ha il ciclo." Sussurrò facendosi sentire solo da noi ma ricevendo uno scappellotto dalla sua ragazza. Sorrisi a mia madre per tranquillizzarla, poi mi alzai e scappai letteralmente in bagno per lavarmi la faccia e riprendere a respirare. Zayn entrò dopo di me e chiuse a chiave la porta, abbracciandomi subito.
"Mi si è chiuso lo stomaco dall'ansia, mi sento malissimo."
"Ehi, ce la faremo." Mi tirò su il viso con una mano e mi accarezzò uno zigomo con il pollice, tranquillizzandomi con un sorriso. Mi baciò, poi mi fece fare una giravolta, scatenando una mia risata. Mi prese per mano e aprì la porta, imboccando la via della cucina. "Sei pronta?"
"Non lo so."
"Io si e sono stufo di non poter vivere questa cosa al meglio per paura che lo sappiano." Mi baciò di nuovo. "Andiamo?" Gli strinsi di più la mano e presi un profondo respiro.
"Andiamo."

"Sono incinta." Il chiacchiericcio in cucina si fermò di botto, un silenzio pesante e imbarazzante prese il posto della bella atmosfera di poco prima.
"Come?" Chiese mia madre con un sorriso teso, forse fingendo di non aver sentito.
"Avete capito bene." Mormorai, alzando il viso in un impeto di coraggio. "Sono incinta."
"E' una femmina." Aggiunse Zayn, ma il silenzio continuò imperterrito. Poi, vista l'aria tesa, Doniya - fingendo platealmente di non averlo saputo prima - si esibì in una specie di urletto felice e mi abbracciò stretta, dicendo di essere molto contenta per noi, affiancata da Dylan. Michael fu il terzo, si alzò e mi baciò una guancia, accarezzandomi con affetto, mimando un semplice 'andrà bene'. Waliyha non disse nulla, semplicemente si alzò - sfacendo stridere la sedia - e lasciò la stanza, seguita a ruota da Doniya il che ci fece capire che ci avrebbe pensato lei a parlarle. Dylan chiamò gentilmente Safaa e le disse di andare con lui a vedere qualcosa in tv, lasciandoci soli con i rispettivi genitori.
"Sei-" Mia madre sembrava fare fatica a parlare. "-sicura di questo?" Io annuii, stringendomi al braccio del mio ragazzo.
"Ho già fatto un paio di visite." Zayn prese dalla tasca dei suoi jeans una delle piccole foto dell'ecografia e la appoggiò sul tavolo, spingendola verso le nostre madri. Mia madre fu la prima a prendere la foto, guardandola con attenzione maniacale, mentre Patricia si metteva a piangere silenziosamente dopo averla vista. Accarezzò la fotografia e alzò lo sguardo su suo figlio, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.
"Mi ricorda così tanto quando sono rimasta incinta di te." Gli disse e si alzò per abbracciarlo, lasciandogli un buffetto su una guancia, mormorandogli qualcosa che lo fece sorridere. Poi venne verso di me e mi strinse forte, sussurrando che era contenta che Zayn mi avesse trovato e che il sorriso di suo figlio era la cosa più importante per lei, che avremmo fatto un lavoro splendido. Mia madre rimase ancora pietrificata, le sopracciglia contratte, quasi come se non sapesse cosa dire o fare.
"Mamma?" La chiamai, facendole alzare il viso dalla foto.
"Avete intenzione di..tenerlo?" Mi domandò, quasi automaticamente.
"Tenerla." La corressi, nello stesso momento in cui Zayn rispondeva "Sì."
"Mmh." Esalò quindi, rimanendo in silenzio. Io mi forzai con tutta me stessa di non guardare mio padre o Yaser, dovevo affrontare un genitore per volta e mia madre sembrava parecchio confusa. "E' voluta?"
"Non deve essere voluta." Le risposi. "E' un dono." Mi voltai verso Zayn e lui mi abbracciò, baciandomi la testa. Quando sentii un singhiozzo attutito mi girai a guardare mia madre che quasi mi si gettò addosso per stringermi forte.
"Sei cresciuta così tanto, bimba mia. Ora sei così matura, sarai una madre splendida, ne sono sicura." E poi pianse, sussurrando che l'importante fosse la mia felicità, che mi avrebbe sostenuta, che mi amava profondamente. Le accarezzai la schiena e mi strofinai gli occhi con una mano per evitare che iniziassi a piangere. Per un attimo avevo pensato al peggio, che mi odiasse, ma era mia madre: come avevo potuto anche solo dubitare del suo amore? Solo a quel punto decisi di alzare gli occhi sui due uomini al tavolo, mio padre con lo sguardo perso nel vuoto e Yaser che fissava Zayn. Così, con un sospiro, mi staccai da mia madre e mi sedetti davanti a loro, aspettando pazientemente il momento giusto per parlare. Zayn lasciò un bacio sulla guancia a Patricia e seguì il mio esempio, sedendosi con un braccio sopra lo schienale della mia sedia, come per sostenermi.
"Papà." Lo richiamai, insicura. "So che sei deluso, incredulo, magari anche arrabbiato, ma sono felice, lo sento giusto."
"Quindi farsi mettere incinta a diciannove anni è giusto per te? E' questo che volevi dalla vita?"
"Tony!" Lo rimproverò mia madre, ricevendo un cenno con la mano, come per chiederle di non intromettersi.
"No, Agnese, lasciale rispondere alla domanda."
"Ci sono tante cose che voglio dalla vita e avere un figlio è tra queste." Continuai prima che potesse ribattere. "Non era in programma che succedesse così presto, ma così è stato e abbiamo intenzione di crescere Nahla nel miglior modo possibile."
"Nahla?" Domandò Yaser, quasi come se non ci credesse.
"Sì. Mia figlia si chiamerà Nahla." Quasi scattò in avanti, io gli poggiai una mano sulla coscia per calmarlo. "Qualcosa ti turba in questo, waalid?"Ponendo maggiore enfasi sull'ultima parola, per me straniera, facendo contrarre la mascella al padre in segno di nervosismo.
"Oltre al fatto che stai disonorando la tua famiglia?"
"Non sta disonorando nessuno. Non tutti si prendono una responsabilità del genere così giovani. E' da ammirare." Lo difesi immediatamente.
"Da ammirare?" Ricalcò a metà tra il divertito e il sorpreso. "Ho lasciato passare ogni suo comportamento disonorevole fino ad oggi: fumare, bere, farsi tatuaggi, trasferirsi dalla casa di famiglia prima di aver trovato moglie, fidanzarsi con una ragazza non credente. Ma un figlio fuori dal matrimonio è troppo."
"Non siamo in Pakistan e nessuno di noi ha la mentalità così maledettamente chiusa." Lo guardò con aria di sfida e pronunciò di nuovo quella parola in urdu con disprezzo, socchiudendo gli occhi. "Waalid."
"Non chiamarmi così, lardka." Sibilò, enfatizzando un'altra parola a me sconosciuta. Accarezzai il braccio del mio ragazzo, sentendolo teso all'inverosimile sotto la mia mano, e intrecciai una mano alla sua, attirando a me la sua attenzione. Gli mimai uno 'stai calmo' e lui mi strinse di più la mano, a un passo dall'esplodere dal nervosismo. Venimmo tutti distratti dal rumore di una sedia strisciata a terra, portai lo sguardo sulla figura in piedi di mio padre. Lui mi guardò, non riuscì a decifrare le sue emozioni dalla sua espressione, quindi aspettai parlasse.
"Io..ho bisogno di stare un po' da solo." Guardò mia madre brevemente e poi si catapultò fuori dalla porta, facendo tintinnare le chiavi della macchina nella tasca. Io rimasi scioccata, a guardare l'entrata della cucina dalla quale mio padre era scappato via, il cuore stretto in una morsa fastidiosa. All'improvviso mi venne una forte nausea da nervoso, tanto che dovetti correre verso il bagno del piano terra e rimettere quel poco che avevo mangiato a pranzo. Zayn mi seguì e si preoccupò di accarezzarmi la schiena con movimenti rilassanti, oltre a tenermi il ciuffo di capelli indietro. Quando, dopo aver sputato bile, mi sedetti con la schiena contro la vasca, lui mi passò un bicchiere d'acqua e una bacinella, così da sciacquarmi la bocca.
"Ehi." Mi avvicinò a sé con un braccio, tenendomi stretta. "Si aggiusterà tutto, amore, lo prometto." Mi baciò la fronte, mentre io affondavo la testa nell'incavo del suo collo.
"Mi odia."
"Non ti odia." Rispose. "Ha solo bisogno di un po' di tempo per rendersi conto che la sua bambina è cresciuta." Iniziai a piangere, senza un momentaneo logico motivo, innervosendomi subito dopo perché gli ormoni mi sballavano l'umore. Zayn mi accarezzò in silenzio, aspettando che mi calmassi.
"Ehi, tutto bene lì dentro?" Chiese la voce di mia madre fuori dalla porta.
"Sì, ora usciamo." Rispose Zayn per me.
"Dio, quanto odio questi ormoni." Mi lamentai alzandomi. Sospirai e mi decisi a sciacquarmi la faccia per poi uscire dal bagno. Zayn aprì la porta e sia mia madre sia Patricia si gettarono su di me per controllare la mia salute, sparandomi informazioni su quello che dovevo e non dovevo fare. Poi mia madre mi abbracciò e mi sussurrò di stare tranquilla, che papà avrebbe capito e che lei sarebbe andata a cercarlo per parlargli e farlo ragionare. Annuii e le sorrisi, lei mi asciugò gli occhi che - tanto per cambiare - stavano per lacrimare di nuovo, uscendo poi dalla stanza con la velata minaccia del 'dopo parliamo comunque'. La guardai uscire e io feci per avviarmi in cucina per prendere un bicchiere d'acqua, ma Patricia mi fermò e mi consigliò di mettermi seduta, dicendo che sarebbe andata lei a prendermi da bere. Quindi io mi sedetti sul divano, respirando profondamente per calmare tutto per tumulto di emozioni che avevo dentro. Zayn si sedette vicino a me, come una fedele ombra, e accese la tv per distrarci entrambi dai vari pensieri. Mi accoccolai al suo fianco e gli baciai il collo, ringraziandolo per tutto con un gesto.
"Ecco." Trisha richiamò la mia attenzione dandomi il bicchiere, dopo una decina di minuti di attesa, cosa che mi fece supporre che avesse parlato a Yaser nel mentre. Doniya scese in quel momento le scale, portandosi dietro una piccola e curiosa Safaa e obbligando il fratello con uno sguardo ad andare a parlare con la sorella al piano di sopra. Quando il posto di fianco a me si liberò, la ragazza prese posto e invitò Safaa ad avvicinarsi, mentre Trisha usciva dalla stanza per lasciarci sole.
"Ehi, principessa." La chiamai. "Che succede?"
"Hai un bambino nella pancia?" Chiese conferma con una faccia terribilmente seria.
"Sì, piccola." Risposi, accarezzandole i capelli.
"E Zayn diventerà come baba?" Guardai Doniya chiedendole aiuto con lo sguardo, non avendo capito bene la frase.
"Baba significa papà." Mi spiegò, al che io annuii in direzione della più piccola.
"E..lui vorrà più bene a lui che a me?" Domandò con vocetta sottile, facendomi una tenerezza infinita.
"Oh." La tirai verso di me e la abbracciai, facendola sedere sulle mie gambe.
"Zayn ci sarà sempre per te. Sempre. E continuerai ad essere al primo posto per lui, solo che dovrai condividere il posto con un'altra bambina." Gli occhi di Safaa parvero illuminarsi.
"Una bambina?"
"Sì." Le sorrisi più tranquilla. "Sarai come sua sorella maggiore."
"Come Doniya e Waly con me? Così maggiore?" Sembrava così entusiasta della prospettiva che anche io annuii contenta di vederla così. "Giocheremo insieme con le bambole! O-" Si bloccò e spalancò la bocca. "- potrò spingerla sull'altalena!" A quel punto anche Doniya rise e Safaa scese dalla mie gambe, piegandosi poi sul mio addome per sussurrare a sua nipote "Ti aspetto qui fuori, Bhaatji" facendomi sorridere intenerita e storcere il naso per la valanga di parole in urdu che avevo sentito quel giorno senza capirne il significato. "Vado a dirlo a Waly!" Urlò correndo su per le scale, seguita immediatamente dalla sorella maggiore che la convinceva a lasciarla sola a parlare con Zayn. Io risi ma poi venni distratta da una delle solite fitte al ventre, posai una mano sulla pancia e respirai a fondo.
"Tutto bene?" Quasi sobbalzai sentendo quella voce. Mi voltai confusa verso Yaser, pronta a beccarmi altri mezzi insulti da lui.
"Sono solo fitte." Mi limitai a dire, girandomi a guardare le tv ancora accesa. Yaser si sedette sulla poltrona vicina al divano, e con la coda dell'occhio lo vidi torturarsi le mani agitato. Che diavolo gli prendeva?
"Io- uhm.." Mi voltai verso di lui. Non riusciva a trovare le parole? "-sicura che tutto vada bene?" A quel punto mi girai spazientita verso di lui.
"Cosa vuole da me, Yaser?"
"Abbiamo iniziato questa storia con il piede sbagliato."
"Oh, lei crede?!" Sibilai quasi, intrecciando le braccia davanti al mio addome come per proteggere Nahla dal mondo esterno.
"Al contrario di quanto tu possa pensare, io voglio molto bene a mio figlio."
"Non è esplicito, se mi permette." Commentai, prendendo un sorso d'acqua dal bicchiere.
"Sono fatto così. Voglio solo il meglio per lui, ma ho ricevuto un'educazione diversa da quella che ricevete voi oggi." Scrollò le spalle. "Imporre e proibire vuol dire proteggere."
"Non è così." Mi limitai a dire.
"Non pretendo che tu capisca il mio punto di vista, volevo solo..parlare civilmente con te."
"Patricia ha molto ascendente su di lei, uhm?" Lui mi guardò confuso e stupito. "Immagino lei sia venuta a parlarle in cucina per convincerla che nelle mie condizioni lo stress non fa bene." Yaser annuì colpevole.
"La amo moltissimo. Come amo i miei figli." Sospirò quasi sconfitto. "Come ho già detto, sono fatto così. E Zayn ha preso da me molto più di ciò che ammette."
"Avete alcuni punti in comune, effettivamente."
"Io-" Sembrò terribilmente combattuto. "Non penso davvero che Zayn sia un disonore per la famiglia. Mi avete colto di sorpresa e..ho detto delle cose orribili."
"Non dovrebbe dire a me tutto questo."
"Lo so, ma..tu sei importante per lui e il mio pessimo carattere ha fatto male anche a te." Guardò altrove e in quei gesti imbarazzati, come se non fosse abituato a dare spiegazioni delle sue azioni o a dimostrare eccessiva umanità, rividi moltissimo Zayn. Yaser aveva ragione: erano più simili di quel che ammettevano. "Volevo solo chiedere scusa e..provare a dare inizio ad una convivenza pacifica."
"Suona bene." Lo agevolai con un sospiro.
"Soprattutto perché-" Arrossì. "-una nipotina, eh?"
"Oh, non parlerò di Nahla con lei. Ci stiamo spingendo decisamente troppo in là." Risi quasi della sua faccia rossa all'inverosimile.
"Giusto, giusto. Tregua a passi piccoli." Mormorò con agitazione. Non l'avevo mai visto così, con le emozioni fuori controllo, non posato, senza il suo cipiglio serio. "Io..torno in cucina. O magari vado su a parlare con Zayn. Sì, penso andrò su da mio figlio." Quasi spiritato si alzò e fece qualche passo verso le scale.
"Yaser." Lo chiamai facendolo girare. "E' bello parlare con lei quando si comporta da umano." Confessai, lui sbarrò gli occhi e snocciolò un sorriso incerto, poi sparì su per le scale. Io a quel punto non riuscì a fermare la risata che premeva nella mia gola, una risata sguaiata, liberatoria. Yaser ci avrebbe provato. Per suo figlio. Per sua nipote.
"E' andata bene non trovi?" Commentò Trisha, sedendosi vicino a me.
"Stavi ascoltando?" Chiesi con un sorriso storto.
"Sai, nel caso le cose fossero degenerate sarei intervenuta." Annuii. "Ma a quanto pare Yaser ha fatto un lavoro splendido."
"Dovrebbe comportarsi così sempre." Lei sorrise comprensiva.
"E' fatto così. Ma quando si apre-" Socchiuse gli occhi, un'espressione innamorata in viso e la mano a sistemarsi un ciuffo di capelli. "-è splendido. Con Zayn le cose sono degenerate tempo fa, ma non è mai troppo tardi per redimersi, giusto?"
"Penso di no." La appoggiai. "Zayn vuole così disperatamente l'appoggio di suo padre. Si sente ferito da questa situazione."
"Sono due teste dure. Si amano e si appoggiano a vicenda ma non riescono a dirlo o dimostrarlo."
"Spero sistemino le cose, Zayn ne ha bisogno. Ora più che mai." Trisha mi accarezzò i capelli e sorrise, come se mi considerasse un gioiello.
"Grazie di tutto, splendida ragazza." Mi baciò una guancia, poi sorrise a Doniya che stava scendendo le scale, con Safaa sulle spalle, per andare a prendere alcune bevande in cucina e portarle in salotto dove eravamo noi, aiutate da Michael che era sceso a sua volta dal piano superiore. Portarono il tutto, con la risata della bambina in sottofondo, e poi si sistemarono sul secondo divano, la più piccola in braccio alla sorella, cambiando canale per cercare quello dei cartoni. Subito dopo fu Waliyha a scendere - con Dylan che si mise a sedere dietro Doniya -, mi guardò e provò a snocciolare un sorriso.
"Congratulazioni." Sussurrò quindi, poi si sedette vicino alla madre, attaccando a parlare con le due sorelle. Sorrisi felice che anche la sorella di mezzo stesse provando ad accettare la storia per il bene di tutti, ricevendo a mia volta un sorriso caloroso da Patricia. Poco dopo mia madre rientrò dalla porta principale, annunciando di aver comprato dei pasticcini per festeggiare il lieto evento con dignità, non rivelandomi nulla della discussione che aveva avuto con papà poco prima. La guardai ma lei non disse nulla, attaccando a parlare con Trisha di dove avesse comprato i dolcetti, creando un piacevole brusio di voci nel grande salotto. Guardai mio fratello, sperando che lui ne sapesse di più, ma scosse la testa desolato, non sapendone nulla. I successivi ad unirsi a noi furono Yaser e Zayn, entrambi con gli occhi rossi e l'aria di persone in pace con il mondo: evidentemente la loro chiacchierata era andata a buon fine. Tutti nella sala si zittirono, come se aspettassero un responso dai due, ma Yaser si sedette tranquillo sulla poltrona, mentre Zayn si venne a sedere vicino a me - costringendomi quasi ad appoggiarmi al suo petto, così che lui potesse baciarmi le tempie -. Nessuno dei due disse nulla, fino a quando Yaser non prese parola e semplicemente chiese:
"Passatemi la barchetta con le fragole!" Indicando i pasticcini, facendo sorridere tutti i presenti e ricominciare il brusio.
"Io quello con tanta panna." Chiesi, già con l'acquolina in bocca, mentre Zayn lo prendeva dalle mani di mia madre per passarmelo.
"Oh, non venire a lamentarti di mettere i chili sui fianchi o-" Lo bloccai con un bacio e rubai il dolcetto, affogandomi quasi.
Rimasi a bocca aperta quando mio padre con semplicità entrò dalla porta principale e mi guardò. Il mondo sembrò fermarsi per un attimo: il tempo che lui mi facesse l'accenno di un sorriso e mostrasse una bottiglia di vino a tutti.
"Ehm, è vino per dolci." Disse solo, ma quello valeva più di mille altre parole. Mi alzai di fretta e lo abbracciai, lasciando che lui mi accarezzasse i capelli e mi dicesse quanto fosse dispiaciuto della scenata del pomeriggio.

Così, con la famiglia interamente riunita in quel salotto e la mia bambina a dormire placida dentro di me, il sentimento di completezza che percepii quasi mi fece piangere.
"Oh, Emily, ti stai emozionando?"
"Maledetti ormoni!"
Sentimento di completezza? Nah, volevo dire ormoni.

Your Love Is My Drug (Di Giulia_Choppers)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora