69. VISIONE ANGELICA

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Su un albero con un cannocchiale ben puntato la Regina e il Generale guardavano da lontano la situazione.

La regina con braccia conserte continuava a sbuffare più volte per l'atteggiamento dell'accompagnatore.
«Quanto ancora dovremmo rimanere qui a fissare?»
«Ancora un po' mia Regina. Un soldato deve prima studiare il suo nemico per attaccare. L'Intrepido ha la fama, ma il puntiglioso ha la vittoria».

Abbassò il cannocchiale per poi stringere gli occhi in una fessura. «Personalmente ho un conto in sospeso con quello specchio».

Un sorriso sottile diede un brivido dietro alla schiena di Katie. Il fantasma, che nonostante il termine sembrava aver preso consistenza sembrava troppo felice della situazione. Eppure, per Katie quell'atteggiamento doveva esser malriposto, essendo James quello con la vittoria in mano. Per Katie quel sorriso era troppo strano.

«Tutto qui quello che sai fare?» chiese James. Lentamente iniziò ad avvicinarsi allo spettro, rimasto ancora sdraiato a terra.

«Come siete stupidi voi demoni» bisbigliò. Ad ogni passo di James, la preoccupazione di Katie saliva.
Dietro a Faine ancora sull'uscio della porta si sentì arrivare un vento gelido. La ragazza non riuscì a spostarsi, quando quello stesso vento ancor più forte, come una tempesta la spinse lontano con tanta forza improvvisa da schiacciarla alla parete opposta.
«Faine!» gridò il demone serpe correndo verso di lei, trovandola ormai senza sensi.

La testa sanguinava leggermente, e la rabbia del demone si faceva sentire.
«Un tenero amore appena nato, che tenerezza...» Ira si presentò sull'uscio della porta, a sostituire il posto dove poco prima era presente Faine. Al suo passaggio la porta si chiuse sigillandosi con del ghiaccio ben spesso.
«Siete talmente stupidi, da non aver compreso di esser perfettamente dove noi, volevamo che foste? Davanti allo specchio. Ora siete voi i topi in trappola» disse Ira soddisfatta.

Katie che era la più vicina fece ciò che il suo istinto le ordinò di fare. Senza pensarci troppo agitò i Sai tra le sue mani, facendolo girare tra le proprie dita.
Quando i pugnali furono rivolti nel lato giusto, fece l'unica cosa più giusta fa fare; conficcò con le proprie forze l'arma nello specchio e tra le urla dei fantasmi, lo specchio si crepò.

Da quelle spaccature uscirono strani fumi, ombre senza contorni definiti. Katie cercò di spostare la sua amica, ma fu inutile, ancora congelata, cercò di proteggerla come poteva. Le crepe formatasi si moltiplicarono fino a cadere in mille pezzi. Quando il rumore finì, Katie aprì lentamente gli occhi.

Rimase senza fiato quando scoprì che ad averla protetta era stato James, aveva fatto da scudo ad entrambe con il proprio corpo, usando la sua giacca come protezione. «Brava la mia ragazza» disse con un occhiolino, per poi agitare l'abito ed indossarlo in un gesto repentino. Una volta assicurato di aver eliminato ogni scheggia.
«No! No no!» urlarono i due fratelli, più arrabbiati di prima.

Sollevarono le loro mani, tutti, escluso Bobby, Albert e Faine furono spinti contro la parete, sentendo ogni punta dei loro arti ghiacciarsi.

Lontano da quella battaglia Kuinda e George videro esattamente con i propri occhi quei fumi salire in superficie, verso il celo per poi dividersi e separarsi in varie direzioni. Due di loro passarono tra Kuinda e George.

Il ragazzo si strofinò gli occhi con il dubbio di aver qualcosa che gli offuscasse la vista, ma non era così.
«Sono spiriti» bisbigliò Kuinda.
«Tutti quanti?»
La ragazza annuì «forse ora troveranno la pace».
«Tutte loro...» disse Giuliet. «Sono vittime dello specchio?» continuò Elbert.
Kuinda alzò la testa verso il cielo guardando quelle ombre diventare sempre meno grigie e sempre più bianche.
Una di esse andò dritto ad un albero. Il generale Alberto, quasi perse l'equilibrio quando di fronte a lui si ritrovò una strana ombra man mano prendere più consistenza.

La mano rivolta verso di lui diventò sempre più chiara. Il generale che si allungò per afferrarla, perse l'equilibrio in modo definitivo.

Accompagnato da un urlò cadde nella neve. La sagoma lo seguì emanando una leggera risata.
Quando anche il resto del gruppo rimasto fuori si avvicinò, la figura prese più consistenza; La candida pelle chiara illuminata da uno strano bagliore. Gli svolazzi di un bianco candore e i capelli di un colore castano chiaro, mossi dal vento, mostrarono un viso dolce. Dove una benda copriva uno dei suoi occhi grigi.
«Sei sempre il solito sbadato Albert».
La testa del generale sbucò dalla bianca neve.
«Bella sei davvero tu?» chiese muovendosi con goffaggine, gli occhi lucidi del generale e l'emozione nei suoi occhi, fu percepibile.
I piedi nudi della donna non raggiungevano la bianca superficie, sospesa nello spazio si limitò a sorridere.
«Chi è stato?» bisbigliò l'uomo, mentre la regina scese dall'albero.
Indietreggiò quando lo sguardo delle due donne s'incrociarono.
«Non posso far nulla Pallon?» chiese Giuliet.
Il pappagallo agitò la testa.
«Ormai è troppo tardi» interruppe la regina.
«Non fu colpa tua»
«Perchè, perchè mi tradisti?»
«Io tradire te? Scioccò. E questo ciò che hai pensato?»
«Lo specchio di mille anime agisce su chi si ama. Ed io ero in guerra, non potei esser io a puntare il dito».

«Non è detto che devono ammar entrambi»
«Sebastian?»
Lo spirito annuì. Quando il generale abbassò il volto, lo spirito si chinò su di lui, cercando di toccare il suo volto rinchiuso nell'armatura.

Quando le sue affusolate dita sfiorarono il ferro, un alone bianco lasciò il segno.
«Non ero lì per proteggerti».
«Non fu colpa tua... Volevo solo che sapessi che come da allora, da adesso io continuerò a farlo...»
Il suo volto si avvicinò all'armatura che si chiuse di scatto. Lasciò un bacio sul freddo ferro.
«Proprio come allora, ricordi?» disse ridendo.
«Come dimenticarlo» Alberto si girò di scatto cercando di raggiungerla, ma più si avvicinava a lei, più la sua figura si allontanava.
«Non temere veglierò sempre su di te, finché non saremo di nuovo insieme»
«Ti prego non andare!»
Il generale cadde di nuovo.
«E questa volta per sempre»

Due ali bianche nacquero dalla sua schiena, e i piedi nudi furono avvolti da del ferro lavorato ricordando i calzari di una strana armatura.
La donna sorrise.
«Ti amerò sempre» bisbigliò per poi guardare in alto, e con un solo batter d'ali raggiunse il celo scomparendo dal nulla.
Il generale urlò il suo nome con tutto il fiato che aveva in corpo. Lasciando tutti i presenti a bocca aperta.

La tristezza invece riempì l'animo delle donne presenti. Mentre il volto del generale era rivolto nella neve, per nascondere le lacrime che stavano rigando il suo volto.

«Ho visto un angelo?» chiese Elbert, con le ginocchia a terra e la bocca spalancata.
«A fare che cosa?» chiese George ripensando a quelle parole: "che come da allora, da adesso io continuerò a farlo". Si rivolse verso Kuinda notando una goccia scendere dal suo occhio, con lo sguardo perso verso il generale.
«George come fai a non arrivarci?» disse sua madre dandole uno schiaffetto dietro al capo. La regina, invece girò i tacchi voltandosi contro il palazzo.

«Generale!» urlò.
L'uomo dopo una piccola attesa si rimise in piedi; con l'elmo di nuovo chiuso si mise sugli attenti.
«Avevate un conto in sospeso, non è vero?»
«Sì signora!»
«Bene!» e con la perplessità di tutti, si avviarono in marcia verso la struttura dov'era in corso il caos.

Principessa Vampira - La scuola degli orroriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora