49. L'AMORE DI UNA MADRE

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Precipitarono di corsa nella porticina di legno, seguiti da Pallon che con le sue ali di carta si assicurò di aver chiuso bene la porta.

Giuliet finita seduta su suo marito l'abbracciò riempiendolo di baci.

«Mi ami così tanto!» e poi continuò senza lasciargli spazio.

«Era un fantasma!»

«Hai resistito al suo incanto, per me!»

«Tra un'isterica e una pazza, sceglierò sempre l'isterica!»

Lo abbracciò sempre più forte quasi da strozzarlo.

Poi si fermò.

«Un momento. Mi hai dato dell'isterica?»

Sorrise alla vista di un sorriso smagliante. Il sorriso di suo marito, scherzoso da quasi sentire un Diin, mentre tirava le labbra mostrando i denti e socchiudendo gli occhi.

Giunti più avanti in quel tunnel di pietra, trovarono un'anziana signora.

«Questo mese è pieno di visite, quando mi farete dormire in santa pace?» quella voce li fece sussultare. In quel nulla, seduta su una pietra tra due pilastri trovarono una signora con un fuso.

Il pappagallo alla sua vista si nascose dietro l'allieva, fissato da tutti.

«Anche se non ho il dono della vista, sento il tuo battito d'ali. Mio vecchio amico. Che parlata hai scelto questa volta?»

«Quella che tu odiavi di più».

«Quella del pappagallo? Oh, no ti prego annoia per quello che un maestro deve dire»

«Tu conosci il pennuto?»

«Lo conosco?» sembrò infastidita dal modo di Elbert di definirlo.

«Pallon è stato mio per la prima volta. L'ho creato io!»

Giuliet fece un passo indietro.

«Non temere. Non voglio portartelo via. In fondo sono stata io a bloccarlo in libro».

«Per quale motivo?»

«Dava troppo nell'occhio, e poi è meglio far conoscere i propri insegnamenti leggendo invece di parlare. Gli ho dato un bel compito; Istruire chi non ha conoscenza dei suoi poteri, ma adesso ditemi...» con delicatezza scese dalla pietra che le faceva da sedia, si avvicinò, lasciando il suo fuso, per poi odorare i due arrivati con molta ostilità.

«Perché siete venuti qui? Avete un odore molto familiare».

«Vogliamo recuperare i nostri figli, George e Katie».

«Non ricordo questi nomi» dichiarò continuando ad annusare.

«Mio figlio è alto, capelli scuri, Katie è bionda» spiegò l'uomo infastidito dal suo sniffare.

«Dettagli insignificanti, almeno per me».

«Ops»

«Ops? Mi ricorda qualcuno. Seppur fosse così, non posso farvi passare!» con passo lento e deciso tornò al suo posto.

«Per quale motivo?» chiese Giuliet avvicinandosi di più all'anziana.

«Siete soli in un mondo che non conoscete, perdi più chi ti accompagna, è sospetto!»

«Elbert?!»

«Si, lui. Vedi altri lui in questa stanza? Io no, almeno che  conti il pappagallo. Dal mio punto di vista, o meglio dal mio olfatto se pur volessi, per il vostro bene, senza una guida non posso farvi passare».

Principessa Vampira - La scuola degli orroriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora