«Ti prego gioca con me!»
«No, con me!»
Kuinda non ce la faceva più, da quando era stata portata da quei bambini dalle piccole zampette e dai occhioni dolci non faceva altro che esser strattonata da un lato all'altro. In quel momento stava riprendendo fiato, almeno ci provava. Ma lei non voleva giocare con loro, ne l'aveva fatto finora, eppure quei bambini non facevano che chiederglielo come se la conoscessero da tempo.
«Posso pettinarti i capelli?» una delle bambine si presentò al suo fianco armata da uno strano arnese che sembrava essere a tutti gli effetti un pettine, il suo corpicino di ragno era completamente adornato con piccoli gioielli per ogni sua zampa, i capelli erano corti di un nero perla, il viso ovale e la boccuccia più umana di tutte. In effetti, Kuinda si guardò all'insù cercando di vedere la sua frangia, doveva essere orribile spettinata così.
«Le ho chiesto di giocare prima io» disse un bambino spingendola lontano.
La bambina cadde a terra, sebbene volesse agire non lo fece contorse il musetto come per cercare di trattenere le lacrime e la rabbia e si allontanò non prima di aver dato un'altra occhiata alla giovane.
«Stupida... nessuno vuole giocare con te!» infierì di nuovo il bambino.
A quelle parole Kuinda non si trattenne. Si alzò mettendo un'ombra su quel bambino. « e sentiamo perché non volete giocare con lei?»
Sebbene la domanda fosse semplice, la voce non lo era e neppure gli occhi che avevano una scintilla rossa quasi impercettibile per lei, ma visibile per quei bambini impauriti. Si sentiva quasi cattiva come sua madre.
«Lei non sa far altro che pettinare le persone».
«E con questo? Dovreste ringraziarla invece e accettarlo con piacere»
I bambini si guardarono tra di loro, per poi guardare di nuovo Kuinda.
«Perché?»
«Perché... » ripensava al suo passato, chi le pettinava i capelli... Un sorriso le ritornò in mente. Un viso dolce davanti ad uno specchio. Quella donna le accarezzava i capelli, lisciandoli con il suo pettine tantissime volte, senza farle mai male. Avvicinò la guancia alla sua, quel sorriso dolce come quello di una madre, Andromeda. «Le persone che si prendono cure degli altri sono sempre i migliori» affermò «Se vi fate pettinare da lei, e inizierete a giocare con lei, vi prometto che giocherete anche con me».
Quei bambini urlarono di felicità, e corsero tutti verso la ragazzina che accorse le loro richieste con un grande sorriso.
Una donna ragno poi entrò nella stanza, guardando soddisfatta prima i bambini e poi Kuinda, aveva tra le mani un piccolo recipiente e un pezzo di stoffa.
«Ehi, tu!» urlò Kuinda puntandole il dito contro.
L'unica persona adulta oltre lei, in quel asilo dov'era stata lasciata. «che ci faccio qui? Non voglio fare la babysitter mentre voi vi divertite alle nostre spalle, dove sono gli altri?»
«Quante domande in un'unica frase. Voi sarete la mia dama di compagnia».
«E questo chi l'ha deciso?» Kuinda batté i piedi per terra nonostante un piccolo dolore, erano ancora scalzi.
«Io, la principessa Anghusya». I suoi capelli erano lunghi e neri, e quel diadema sulla fronte dorato, in effetti poteva riportare l'idea che appartenesse a qualche stirpe reale. Si guardò in torno e l'unica bambina ad avere gioielli simili era quella che amava pettinare le persone, e la vedeva lì giocare con i suoi coetanei, prendendo ciocche delicatamente con la lingua tra le labbra e pettinarle con delicatezza. I bambini facevano a turno e la guardavano con ammirazione. Bastava così poco per fargli cambiare idea.
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Principessa Vampira - La scuola degli orrori
FantasyNon sono una Vampira, e non lo sarò mai. Mi chiamano così perché sono ciò che i demoni temono. Il mio nome è Katie Elisabeth Loris Jennifer Ariston e sarò la portatrice della pace dei due mondi, almeno così dicono. ---- La vita di Katie sembra già...