19. TROPPO BELLA PER ESSERE BUONA

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Di nuovo sveglio, George si ritrovò legato, dinanzi ad una donna dai lunghi capelli rossi a treccia.

Sembrava una raperonzolo alla dark, giacchetta nera di pelle e un manico di pugnale che fuoriusciva dal petto, precisamente all'interno del corsetto rosso, dai ricami neri.

«Tu sei il fratello della principessa?» chiese estraendo il pugnale e puntandolo in una velocità inspiegabile contro il ragazzo.

«Se fosse così, credi che vivrei in una casa così combinata?».
Iniziò a riaprire gli occhi, ancora un po' pesanti, per guardarsi finalmente intorno.

Quella figura aveva gli occhi rosso fuoco. George muovendosi capì di essere legato ad un pilastro della casa, forse era uscito da una delle demolizioni di James o era colpa di una delle tante creature che erano inginocchiate ai lati della stanza.

«Tu chi sei di grazia?» chiese, mentre la donna continuava a giocare con il suo pugnale e il collo dell'ostaggio.

«Sì, gentile e rispondi prima alla mia domanda: Sei il fratello della principessa?»

«Ti ho già detto che qui non c'è nessuna principessa!»

«Ed io ti dirò come salvare tua sorella, se in cambio mi dirai chi sei?»

«Tu!? E chi sei?»

«Rispondimi a questa domanda!»

«Che sarebbe?»

«Non farmi perdere la pazienza...» sibilò, avvicinando il viso e con sé il coltello.

«Non sai con chi hai a che fare...» continuò. George vide nei suoi occhi una luce accendersi e in quello stesso momento la donna gli graffiò la guancia con la punta del pugnale.

«Mia Regina» si sentì da destra. Ad attirare la sua attenzione, inginocchiato c'era un semplice operaio, almeno così sembrava.

«Dimmi?» chiese lei, mentre George poté solo vedere un tacco sempre più vicino alla sua vista, e poi di nuovo il buio. Quando riprese conoscenza, si ritrovò con un gran mal di testa. Si sentì le mani appiccicose, come avvolte da gelatina, era il piccolo Fim, che per quello che poteva, cercava di liberare il nuovo compagno d'avventura.

Una volta liberato, George cercò di capire dove si trovava.

C'erano solo mura distrutte, ma qualcosa in particolare attirò la sua attenzione, poiché la stanza era stranamente libera, si avvicinò ad una piccola porticina che per i suoi brevi ricordi era protetta dai servi di quella donna.

Fim si avvicinò al giovane con qualcosa in bocca, una volta preso si rese conto che si trattava di una chiave.

«E questa dove l'hai presa?» con fretta e mano tremante l'inserì nella serratura.

Fim miagolò e ritornò alla forma di cavallo, ma George non riuscì a girare la chiave, distratto da un suono familiare: il suono di passi con tacchi alti. Si girò tenendo lo sguardo basso, la sua preoccupazione era una, e diventò vera quando vide i tacchi a spillo rossi e una frusta toccare terra con la coda dell'occhio.

Alzò lo sguardo, sperando di essere solo un incubo, ma rivide la stessa figura femminile, proprio lì, davanti a lui.

«Le cose si mettono male!»

Si spostò giusto in tempo, mentre la frusta sfondo la porta alle sue spalle.

Fim con la bocca riprese la chiave e si allontanò per ordine di George.

«Non è carino trattare così le persone sai?» la rimproverò, mentre si avvicinò a lei, velocemente strappandole via il pugnale che aveva nel petto.

Principessa Vampira - La scuola degli orroriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora