Poche ore dopo le due amiche si separarono. Katie prese il pullman e corse diritta verso casa: fu lì un'oretta dopo l'ora della partenza.
«Papà!», gridò giunta a casa.
«Eli» rispose la madre.
«Eli» ripeté il fratello abbracciandola.
«Ho diverse domande da farvi. Punto primo: Cosa ti prende, George?
Punto secondo: dov'è Papà? E terzo: George, perché piangi?», notò una goccia salata scorrere lungo il volto.«Mi stai calpestando il piede!»
«Ma dai, non è vero!»
«No. Veramente, mi fai male».«Ops, scusa», gli stava davvero calpestando un piede.
«Tuo padre è sopra. È svenuto appena l'hanno chiamato».
«Intanto la notizia è anche passata al telegiornale più volte», proseguì il fratello indicando il televisore.
Era sincronizzata su un canale regionale, chiamato TNF, TV Newspaper for you.
«La scuola sarà chiusa fino a indagine conclusa. Secondo la preside: la ragazza che oggi è stata ritrovata in...»
Katie spense la televisione e salì nella sua stanza.
«Vampiri, demoni, fantasmi e mostri non esistono. Il soprannaturale... Invenzioni!» ripeté senza sosta.
Lasciò la borsa sul letto. La televisione era stata riaccesa: non voleva sentire, non voleva ascoltare nulla di più. Stava per ritornare indietro, quando...
«FIGLIA MIA SEI SALVA...avevo pensato al peggio». Suo padre era uscito di soprassalto dalla sua stanza per abbracciarla con tutte le sue forze, alzandola di due centimetri da terra.
«Ti sei ripreso vedo» reagì lei, mentre veniva delicatamente lasciata andare.
«Lupi, lupi ora!» urlò, facendola saltare per il cambiamento improvviso di tonalità di voce.
Katie non ne poteva più e in quel momento perse le staffe.
«Basta. Non né posso più!»«Sorellina non mi dire che ti sei spaventata. Non dicevi che bastava un pugno?».
«Lupi mannari ora?» chiese la madre.
Katie fece un respiro profondo: «Ultima domanda e poi cambiamo discorso...»
«Non credo...» balbettò la madre.
«Vorrei sapere chi è la vittima...»
«Figliola mia... » pronunciò la madre preoccupata.
«Non dirlo, per carità!» urlò il fratello.
«Mi dispiace molto vedi...»
«Papà no!!» gridò il figlio.
«Dobbiamo dirglielo è giusto che lo sappia».
«Sono tutta orecchi!» per un attimo iniziò a pensare chi potesse essere stata la vittima. Doveva essere qualcuno che conosceva, ma chi, se non aveva ancora raccontato nulla sulla sua giornata?
«Elbert!!»
«Figliola mia, vedi è difficile... dirti questo che ora ti dirò. Soprattutto, perché so come sei fatta».
«Entro oggi!»
«La vittima... È stato difficile saperlo, ma la vittima è stata aggredita, al volto, perciò... non lo so».
«Stupido!», gridò lei, girandosi e chiudendosi in camera. Accertandosi di sbattere bene la porta.
«Elbert, non sono cose da fare» lo rimproverò la moglie.
Quella sera per Katie le sorprese non erano finite...
«Eli, questa sera noi usciamo. Non ti spaventare: abbiamo avvisato i vicini, a ogni schiamazzo, ci chiameranno» urlò George dal salottino alla base delle scale.
Dopo pochi secondi si sentirono dei passi pesanti: «Chi la signora OL? Ma se non sente, o fa finta di non sentire!»«Ci sono anche gli Ollison».
«Sono in vacanza George», chiarì la madre.
«Non ti preoccupare figliola, vieni con me». Il padre le mise un braccio sulle spalle, e i due s'incamminarono nella stanza di lei.
La luce era spenta. Katie notò un'ombra muoversi velocemente, quando accesero la luce, si calmò solo alla vista della tenda ondeggiare per il balcone aperto. Secondo lei il vento era la causa di tutto.Suo padre allungò le mani sotto il letto e tirò fuori una borsa. L'aprì e tra aglio (la cui vista la fece quasi svenire), paletti di legno, notò anche fogli di carta e polvere d'argento.
«Da dove è uscita quella?»
«Un regalo di un monaco. Il giorno che tu nascesti disse che ti avrebbe aiutato».
Il padre prese un foglio di carta, che attirò maggiormente l'attenzione di lei.«Anche questo è un dono del monaco?»
«No, questo lo comprai io a una bancarella dell'usato. È di grande aiuto contro i demoni».
«Sicuro?»
«Credo, era scontato».Dopo qualche ora dalla cena, uscirono e lasciarono da sola la ragazza. Katie subito sbarrò tutte le porte con i primi oggetti che trovò davanti. Non si chiedeva neppure cosa avrebbero fatto i suoi familiari per poter entrare. Chiuse balconi e finestre, si guardò intorno e, prima di salire al piano superiore, prese una mazza da baseball.
Con aria furba, si preparò per dormire, calcolando ogni dettaglio e senza perdere di vista ogni piccolo angolo, ma ad un tratto sentì un rumore provenire dalla sua camera.
"Miao"
Lì c'era un dolce gattino nero con solo una punta dell'orecchio destro bianca. «E tu da dove salti fuori?» gli chiese.
"Miao"Andò in cucina cercando qualcosa da offrirgli, ma al suo ritorno non lo trovò. Allora lasciò il piattino in camera e andò in bagno, a lavarsi i denti, ma ad un tratto sentì qualcosa passarle dietro. Si girò di scatto, ma non vide nulla.
Si bagnò il viso e iniziò a cercare un asciugamano a occhi chiusi: in un attimo, se la ritrovò accanto al volto.
«Grazie!» disse, poi si ricordò che nessuno, oltre lei, era in quella casa. Lentamente, allontanò il volto dall'asciugamano, e man mano iniziò a vedere delle orecchie a punta nere che si muovevano, poi notò che una di quelle orecchie possedeva una punta bianca: si trattava dell'orecchio destro. Allontanò velocemente l'asciugamano e vide un ragazzo della sua stessa età. Aveva i capelli neri, le orecchie da gatto che fuoriuscivano dai folti capelli. Indossava una giacchetta a pois nera e gialla e pantaloncini di jeans strappati, ma il colpo di grazia fu la vista di una coda nera.
«Ciao».
Lei iniziò ad urlare ed entrò nella sua camera. Prese la borsa datagli dal padre e iniziò a metterci le mani alla ricerca di qualcosa da utilizzare.
«Posso sapere cosa stai facendo?»
«Lontano vampiro!» disse, cacciando fuori un crocifisso.
«Non sono un vampiro!».
«Allora: orecchie, coda... LONTANO LUPO MANNARO!» Prese della polvere d'argento, e gliela lanciò contro.
«Non sono neanche quello. Sono un demone gatto, un Nami...».
«Ha! Ha! Grazie per l'informazione. Ho tanti amuleti contro i demoni che tu non puoi neanche immaginare».
«Ma non voglio farti del male!»
Katie cercò e ricercò in quell'enorme sacca il documento che le aveva dato il padre, ma si trovò tra le mani uno spicchio d'aglio. Credendo che si trattasse del documento che stava cercando, lo lanciò verso il mostro, ma l'odore dell'aglio, che aveva preso al suo posto, le risalì alle narici e svenne come se avesse preso il più potente dei sonniferi.
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Principessa Vampira - La scuola degli orrori
FantasyNon sono una Vampira, e non lo sarò mai. Mi chiamano così perché sono ciò che i demoni temono. Il mio nome è Katie Elisabeth Loris Jennifer Ariston e sarò la portatrice della pace dei due mondi, almeno così dicono. ---- La vita di Katie sembra già...