Il vento soffiava forte, c'era aria di tempesta in quel parcheggio. Kuinda aveva di fronte Undriu con uno sguardo oscuro.
«È stato un attimo. Non ho visto nemmeno il suo volto. Ormai non ho più nulla da dare al mondo, se non la mia vita per ripagare ciò che ho tolto».
Undriu si mise una mano tra i capelli. Si grattò la fronte frustrato in un gesto repentino. Era teso, e confuso. Si vedeva.
«Ti prego dì qualcosa!»
«Che cosa vuoi che ti dica Kuinda!?» urlò, e le sue parole furono come una pugnalata. «Mi sono confidato con te. Ti ho aiutata, ti ho baciata! Ti ho detto ciò che provavo. Ho aperto il mio cuore, sapevi chi stavo cercando e non hai detto nulla».
«Volevo farlo, ma...»
«Ma cosa!? Ora che hai perso i poteri vuoi che faccia io il lavoro sporco?»
«Liberami, da questo dolore! Sono io ad aver ucciso tuo padre!»
Undriu urlò talmente forte da far sentire la sua voce a tutta la clientela. Grazie ad essa George trovò un punto di riferimento. Il ragazzo iniziò a correre. Kuinda era il suo unico pensiero.
«Undriu non farlo!» La voce di Katie era vicina.
Vide Undriu vicino a Kuinda, troppo vicino. Il suo mantello scivolò a terra. La catena sobbalzò al suolo, lasciando piccoli rintocchi.
George sbucò, «Kuinda!» urlò.«Undriu non farlo!» la voce di Faine si propagò nell'aria. Videro Kuinda in ginocchio ai piedi di Undriu abbassare il capo.
«James vai!» Katie lo spinse, lo lanciò contro i due con tutta la forza che aveva. Il ragazzo fece un salto, mentre il resto del gruppo si fermò. Lui era diventato la speranza del gruppo. Prese la sua frusta pronto a colpire, ma qualcosa lo spinse a fermarsi.
«Ho fatto cose, che avevo rimosso dai miei ricordi. Ora si sono ripresentate, e non riesco più... a vivere con questo rimorso».
«Basta Kuinda!» Undriu si abbassò mettendosi in ginocchio di fronte a lei. «Sapevo che mio padre in quel momento era nel torto. Lo siamo tutti quando siamo in guerra. Combattiamo uno contro l'altro, senza sapere chi abbiamo davanti. Un padre, uno zio, un amico, una persona...».
La testa si posò su quella di Kuinda. Katie sospirò, cercando di prendere fiato. Cercò di urlare verso George, ma il fiato era corto, si ritrovò senza poter dar forza alle parole, ma con la mano lo incitò a correre, ad andare verso di lei.
Faine, George, James e Katie erano intorno a loro.
«Non riesco a farti questo Kuinda. Io, io non posso, seppur mio padre non capirà»
Il demone si alzò dando le spalle alla ragazza e ritrovandosi sotto il suo sguardo Katie.
«Tuo.... Tuo padre...» Katie riprese fiato. Allungò il braccio verso il viso di Undriu, costringendolo a spingere la testa all'indietro per evitare di esser quasi colpito a un occhio. «Tuo pa- tuo padre! Non era lu- lui!»Katie sospirò, liberata da un peso.
«Esatto» confermò James. «Il demone serpe che abbiamo sconfitto era molto giovane. Vero Katie?».
Lei annuì, «E anche molto debole».
«James ha una sua foto in soffitta».
«Mio padre era robusto, con una barba folta».
James e Katie si diedero il cinque. «Questo era giovane, con un tatuaggio a forma di serpente, per il resto non lo ricordo tu James?»
James fece spallucce, andiamo in soffitta e vediamo. «Al massimo poteva essere suo fratello».
James si sentì per un attimo tutti gli occhi a dosso, «Che ho detto?».
Da una parte Undriu si sentì sereno, ma anche scosso. Se ciò che diceva Katie era vero, allora dov'era finito suo padre?
Il Natale era passato, ma ognuno aveva ricevuto un regalo già in quel primissimo momento. Kuinda vide la sua catena lontana da lei, era libera da quel peso. George si chinò abbracciandola. «Mi dispiace, ho perso il tuo disegno» affermò baciandole il capo.
Il cuore della ragazza accelerò la sua marcia da riempire il silenzio. Delle lacrime uscirono dai suoi occhi verdi che George asciugò repentino. «Sei brutta quando piangi». Kuinda lo guardò indispettita «ti devo un altro regalo» e in quel momento, guardando il suo sorriso rise di cuore per la prima volta in vita sua.
E così Undriu aveva di nuovo suo padre, da qualche parte chissà dove.
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Principessa Vampira - La scuola degli orrori
FantasyNon sono una Vampira, e non lo sarò mai. Mi chiamano così perché sono ciò che i demoni temono. Il mio nome è Katie Elisabeth Loris Jennifer Ariston e sarò la portatrice della pace dei due mondi, almeno così dicono. ---- La vita di Katie sembra già...