75. IL RISVEGLIO

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I passi erano così veloci che nemmeno lei sapeva per quanto tempo aveva corso. I piedi le facevano male, e il suo fiatone le spezzava il respiro, ma non le importava, aveva spinto il suo corpo al limite, pur di togliersi quel peso dal cuore.

Non sapeva se l'avesse sognato, se era stata la sua immaginazione ad avergli fatto un brutto scherzo, ma non importava. Lo specchio non esisteva più. Lui doveva esser tornato.

La sua mano contro la sua, la sua anima in quello specchio. Non riusciva a pensare ad altro, talmente distratta da non fermarsi a ogni urto contro infermieri e dottori.

Giunse infine, fermandosi facendo presa sugli infissi della porta bianca; Quella era la sua stanza.

Prese fiato, il più che poteva. Sentiva il cuore battere a mille. Appoggiò la mano sul petto nella speranza che si calmasse. Una tenda gialla nascondeva il letto alla sua vista.

Una parte di lei temeva, che il suo amato fosse andato via con lo specchio.

Fece dei passi leggeri, finché l'ansia non prese il sopravvento. Corse e strappò via la tenda, trovando un viso illuminato dalla luce del sole filtrato dal vetro delle finestre. La serenità era ormai tornata. Si sedette sentendo i rumori dei macchinari c'era ancora speranza...

Appoggiò la testa sulle coperte bianche fissando il suo viso tranquillo, dormiva ancora.

Allungò un braccio, afferrando la sua mano stringendola leggermente.

«Josh?» alzò il capo guardando i suoi occhi muoversi in piccoli scatti.

«Josh!» ripeté alzandosi con forza facendo cadere la sedia. I suoi occhi si erano aperti. Josh era sveglio. Non poté resistere, lo baciò prima che potesse dir parola. "Josh è sveglio!"

«Chi sei?» bisbigliò «Io ti conosco?»

Il cuore le batté di nuovo, ma questa volta più lento. Un'angoscia l'assalì.

Dov'era finita l'anima di Josh?

Cristy, seduta in sala d'aspetto, attendeva che il dottore uscisse dalla stanza di Josh

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Cristy, seduta in sala d'aspetto, attendeva che il dottore uscisse dalla stanza di Josh.

Gey Gey, i suoi genitori e l'anziana erano rimasti con lui. Lei non aveva più nessun diritto per farlo. D'altra parte, non voleva sentire.

Quando la porta si aprì, non ebbe il coraggio di alzare il capo.

«Devi avere pazienza» l'anziana si sedette al suo fianco. Cristy non sollevò lo sguardo per fissarla. Rimase nei suoi pensieri, toccando il girocollo nascosto sotto la sua maglia.

L'anziana poteva vedere che qualcosa stava torturando con le sue dita al disotto della maglietta.

«Si è dimenticato unicamente di me?» chiese. L'anziana annuì.

La conferma faceva più male. «Quindi non ha più l'anima»

Cristy fissò attentamente l'anziana, con lo sguardo perso verso il vuoto.

«No. Non è ciò che ha perso. Il sentimento che provava per te, è quello che è stato rubato dallo specchio. I suoi ricordi, la vostra promessa, ahimè».

«Capisco».

Cristy cacciò la collana in modo repentino, mostrando all'anziana donna ciò che era simbolo del suo passato.

«Immagino che sia arrivata l'ora»

«No, non ancora» le mani rugose fermarono il suo movimento. Bloccando il suo gesto. «Ti dissi che un giorno dovrai dare il tuo ciondolo, ma non è ancora arrivato quel momento. Le carte mi dissero chiaramente il motivo di quel gesto, e non è questo».

«Ma se lui non si ricorda più di me, che senso ha continuare?»

«é una prova. Una prova che vi da il destino».

«Non bastano tutte quelle che abbiamo già vissuto?»

L'anziana, la maga di quel tempo la fissò attentamente. «Il destino vi mette alla prova un'ultima volta, forse. Avete vissuto tante vite insieme. La pietra di fenice ha la possibilità di tenere in vita chi avete nel cuore, e vi ringrazio nel aver scelto noi come vostri custodi. Avete vissuto tante vite, siete cresciuti tante volte, eppure non avete raggiunto la maturità».

«Maturità... volevamo vivere insieme, proteggerci per sempre eppure...»

«Eppure qualcosa vi ha contrastato tutte le volte. Questa pietra di fenice è la più potente che esista. Il cuore della fenice originaria. La prima fenice al mondo. Una pietra unica».

«Rinasciamo dalle nostre ceneri, tornando bambini, e recuperiamo la memoria solo in giovane età».

«E i vostri cuori ci sono sempre cercati».

«Ma mai uniti per sempre» Cristy si alzò. Fissò Josh guardarla sdraiato sul suo letto. In seguito lasciò il suo sguardo, per fissare al di fuori della finestra, ignorandola completamente. «Nostra figlia aveva ragione; è meglio una sola vita vissuta per il meglio, che tante vissute nel domani», con quelle parole, lasciò il corridoio... il suo passato, e il suo cuore. Corse più in fretta che poteva fino a battere contro un'altra persona.

«Mi scusi non volevo», con la vista appannata per le lacrime, fissò quel viso tanto familiare.

«Come sta Josh?»

«Bobby?»

«Sei davvero sicuro fratello?»

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«Sei davvero sicuro fratello?»

Gey Gey seduta nella stanza fissò con attenzione il fratello con lo sguardo perso verso la finestra. Il sole diventava sempre più debole, e il tramonto stava per sopraggiungere.

«È andata» disse l'anziana entrando di nuovo nella stanza.

«Non parla nonna» disse Gey Gey lasciandole il posto. L'anziana donna si sedette sospirando, fissò attentamente il nipote. Si bagnò le labbra e strinse gli occhi.

«Non possiamo costringerli» intrecciò le caviglie, per poi fissare le pareti bianche crepate di quella stanza. «Non mi va di passare l'ultimo dell'anno qui dentro, che dite di firmare e tornare a casa?».

Giù, fuori dall'ospedale i loro sguardi s'intrecciarono di nuovo, ma questa volta a sorreggere Cristy c'erano Bobby ed Albert.  

Principessa Vampira - La scuola degli orroriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora