18. BLOCCATI NEL BIANCO E NERO

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Ombre la circondavano, con un salto James si ritrovò al centro di quella mischia. Era finalmente al suo fianco, al fianco di Katie.

Stanca e piena di graffi continuava a lottare con tutte le sue forze.

Insieme combattevano, ma James aveva come la sensazione che lei non potesse ne vederlo, ne sentirlo.
Anche se combatteva al suo fianco, doveva: non solo evitare di sfiorare quelle figure, ma era diventata un pericolo anche la stessa Katie.

«Katie!» La chiamava, ma lei non rispondeva, ne sembrava sentire il suo richiamo. Era sfinita, stanca, ormai lottava a fatica.

Ad un tratto, James vide uno specchio fuoriuscire da un angolo della stanza, che per le sue pareti bianche e perfette dava l'impressione di essere infinita.

Si guardò intorno, e si accorse che la stessa Katie e suoi nemici erano scomparsi, solo quello specchio era rimasto a fargli compagnia in quel nulla.

Con un po' di esitazione, si avvicinò e si specchiò.

Notò che le sue orecchie da gatto erano rispuntate, insieme alla coda. Le sue orecchie a punta non umane fuoriuscivano dalla capigliatura ribelle. Si avvicinò meglio allo specchio. Vide una figura incappucciata camminare.

Si girò di scatto, ma alle sue spalle non c'era nessuno. Si rigirò riguardando quella figura. Toccò lo specchio, ed esso come una goccia che cadeva su una superficie liquida, formò tante piccole onde.

Si fece coraggio e come con il suo passaggio segreto nel bagno della scuola, l'oltrepassò.

E lì, come per magia, si ritrovò nella sua soffitta.

«Nonno?» chiese, scorgendo la strana figura seduta alla sua scrivania.

«Figliolo, è ora che lei torni a essere se stessa!»

«Cosa significa?» James si avvicinò a quella figura con passo lento, ancora non riusciva a credere al suo incontro ed a tutto quello che stava succedendo.

«Ti piacerà lo stesso, non preoccuparti, per tutti sembrava così... ma era solo per farla riconoscere meglio a te»

«Non sto capendo niente...»

Il nonno a quella risposta si girò verso di lui, gli sorrise. James era contento di quell'incontro, finalmente l'aveva rivisto dopo tutto quel tempo, non era cambiato minimamente. La sua barba bianca, il volto tracciato dalle sue accentuate rughe, e quegli occhiali che portava sempre quando scriveva. A James non sarebbe stato permesso abbracciarlo, ma voleva farlo.
Si ricordava i sui insegnamenti; l'esser forte. Aveva un compito e mai come adesso doveva dimostrarsi degno. Anche se, mai come ora non si sentiva affatto sicuro.

Non era la prima volta che da bambino cercava di scappare dagli allenamenti. Suo padre spesso e volentieri lo sgridava. Lo rimproverava se una sola lacrima gli avesse accarezzato il viso. Trovava rifugio solo in suo nonno capace di beccarlo in qualsiasi posto decideva di nascondersi. Non parlava sorrideva solo. Doveva provarci, come suo nonno e come suo padre. Il trucco era credere in se stessi, a ricordargli questo: Il sorriso di suo nonno pieno di calore, che delicatamente alzava la sua mano mostrando a suo nipote un ciondolo a forma di cuore.

«Dove l'hai preso?» domandò James preoccupato. In un batter d'occhio si riprese la collana.

«Con impegno riuscirai a proteggerla, tante cose dovrai ancora scoprire»

«Nonno, cosa sono quelle ombre?»

«Vedi, la casa lasciata ai signori Ariston è protetta da un antico incantesimo. La strega Dafne è riuscita a trovarla, ma come immaginavo è caduta nella mia trappola».

Principessa Vampira - La scuola degli orroriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora