57. IL PROFUMO DEL FIORE DI TAHITI

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Una semplice conversazione in una stanza si tramutò in un bel guaio, quando Undriu colto dalla voglia di aiutare, prese da sotto il letto del Re, una mandragola incantatrice. In due secondi, si scagliò contro Faine per attaccarla ed ucciderla.

Lei si difese spostandosi quando il ragazzo muscoloso si strappò la maglia mostrando i suoi addominali.

«Non cambierai mai, nemmeno sotto incantesimo!» affermò lei, prima di lanciarsi alla parte opposta della stanza.

«Sempre Narcisista da mostrare i tuoi bei muscoli, ora dammi quella cosa!»

«No!»

«Undriu dammela!» gridò, mentre fuori George era intendo a cercarli. Poco distante iniziò a sentire dei forti rumori, mentre avanzò spaventato da ciò che potesse trovare.

Faine agì di difesa, ad ogni attacco di Undiu che si lanciava su di lei come se volesse afferrarla con la sua mano destra, mentre con la sinistra continuava a tenere quella radice.

«Non voglio farti del male, basta che la distruggiamo e tutto tornerà come prima» dichiarò prendendo fiato mantenendosi di schiena sulla sbarra del baldacchino, schivando un calcio che colpì quel pilastro facendo crollare quel lato del letto, e la parte superiore di quel letto tranquillo andò a precipitare sul materasso.

Undriu era un soldato a mano libera, poteva capirlo nel suo modo di agire: calci, pugni lo rendevano invincibile nonostante avesse una mano impegnata.

A terra intrappola, iniziò ad indietreggiare con le mani, per poi voltarsi per scappare ancora, ma fu afferrata per una caviglia e tirata verso di lui, s'inginocchiò per mantenere un contatto, mentre lei con la punta delle dita afferrò un pezzo di legno spazzato del baldacchino. Quando si sentì girare lo colpi facendolo cadere di fianco.

«O lasci quella cosa, o ti prendo a mazzate Undriu!» urlò affaticata, mentre notò i suoi occhi diventare completamente gialli e poi sibilare con forza da farle scoppiare la testa, urlò dal dolore cadendo in ginocchio per poi gattonare sul lato del letto, chiudendosi in una trappola da sola, mettendosi in un angolo tra il muro e il comodino.
George sentì l'urlo e si precipitò trovando la fonte dietro un porta robusta. Cercò di aprirla, ma la trovò chiusa.

«Faine che succede?»

«Nulla vai via!» urlò con tutte le forze, dalla parte opposta George non si diede per vinto, prese una rincorsa e colpì con la spalla la porta. Non andò come immaginava la porta intarsiata vinse contro la sua spalla.

I passi di Undriu si fecero più pesanti, si avvicinarono verso di lei ancora intontita da quel suono, guardò i suoi occhi arrivare sempre più vicino, estrasse il pugnale dal suo fianco e prima che potesse rendersi conto di cosa stesse per fare Undriu si chinò su di lei, conficcandosi con quello stesso pugnale che lei teneva in mano.

«Ora ricordo quel profumo... dove l'ho sentito la prima volta...» disse prima di accasciarsi debolmente sulla sua spalla.

«No, No No! Undriù!» presa dal panico, e dalla disperazione afferrò il suo volto, cercando di tenerlo in piedi, sentì i colpi alla porta sempre più forti, avvicinò il corpo alla parete sostituendolo al suo. Faine afferrò la mandragola e l'avvolse nel lenzuolo, lanciandola lontano. Si chinò senza riuscire a trattenere le lacrime.

Con decisione, appoggiò la mano sul petto, chiudendo la lama tra pollice ed indice, conficcato leggermente giù alla spalla, ma non troppo giù da poter colpire qualcosa di vitale. Ringraziò il celo per la posizione non troppo seria. Con decisione afferrò il pugnale con l'altra mano, sentì la presa essere afferrata dalla sua.

«Mi dispiace per cosa ho fatto...»

«Non è stata colpa tua, sei un testone, non ascolti mai cosa ti dico!»

«Il tuo profumo...»

«Cosa vai a pensare in un momento simile?!»

«Mi dispiace, non volevo costringerti a farlo, non l'avrei mai fatto, ma quello strillo nella mia testa era troppo forte, non riuscivo a smettere, potevo usare solo il mio potere...»

«Pensavo potesse essere più silenziosa la cosa».

«Ho mosso il tuo corpo, non comanderei mai il tuo cuore».

Il sorriso spezzò le lacrime di lei che tirò con forza il pugnale fuori per poi cacciare i suoi canini e morderlo sul collo dalla parte opposta. Una luce bianca li avvolse, mentre la porta si aprì.

 Una luce bianca li avvolse, mentre la porta si aprì

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Correndo sulla sabbia bianca, un bambino biondino dai occhi verdi e gialli si avvicinò a una figura seduta, intenta ad ammirare un maestoso mare blu, vestita con una veste a fiori. Appena quel bambino la raggiunse fu afferrato e portato sulle gambe. Stringeva tra le sue manine un fiore blu da un profumo intenso.

«Mamma guarda che ho trovato!»

Quella figura con i capelli lunghi e neri, afferrò il fiore.

«È bellissimo Undriu dove l'hai preso?»

«Me l'ha dato Papà, è per te!»

«Grazie, lo metterò tra i capelli, sai che il blu è il mio colore preferito?»

Il bambino annuì con la testa, per poi essere stretto in un tenero abbraccio.

«Mamma dove si trova questo fiore?»

«Sono i fiori di Tiarè, si trovano a Tahiti nel mondo opposto, ma qui ne nascono blu, di un blu intenso come questo bellissimo mare».

Di nuovo il bianco, delicatamente riaprì gli occhi e la figura di sua madre lasciò il posto a quello di Faine, stringendolo in un forte abbraccio.

«Adoro il tuo profumo».

«Stupido!» ribatté colpendo il suo petto con leggeri pugni, mentre il corpo veniva avvolto dalle sue braccia possenti per cercare di calmare quelle lacrime che gli faceva tanto male sentire.

George sorrise malinconico guardando quella scena. Faine seduta sulle gambe di quell'uomo leggermente rialzate aveva smesso di colpirlo per lasciarsi stringere in quel suo abbraccio, dove un pianto faceva da sfogo a qualcosa che percepiva più grande, da troppo tempo trattenuto e che in quel momento nelle braccia di quella persona uscivano fuori, come se raggiunto l'orlo non potesse più esser contenuto, mentre in un tegame di ferrò, diede fuoco al pezzo di stoffa e al suo contenuto.
Il fumo iniziava ad uscire dalla finestra in quella stanza in disordine. Undriu alzò gli occhi da Faine schiacciata contro il suo petto, col volto basso, su un lato quasi a nascondersi dal suo pianto; concedendosi un momento di debolezza, da aver trovato un luogo sicuro, per mostrarsi almeno una volta debole ed indifesa, per incrociare lo sguardo di George che a quel contatto cambiò espressione.
Gli occhi di quei due s'incrociarono, mantenendo un contatto di sfida, mentre il rumore dei singhiozzi iniziava a cessare.


Principessa Vampira - La scuola degli orroriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora