«Ecciù».
«Salute George».
Era il terzo starnuto. George da qualche tempo, non aveva fatto altro che starnutire.«Avrai preso qualche malanno?» chiese la ragazza girandosi verso il compagno di viaggio.
«Da me si sospetta dopo tanto starnutire che qualcuno ti nomini» pronunciò cercando un fazzoletto.
«La prima volta mi dici di dire "salute" ogni volta, e ora è perché qualcuno ti chiama?»
«Non funziona proprio così».
Era da un bel po' che George e Kuinda camminavano per le strade di quell'oscuro regno di Wandar, alla ricerca d'informazioni sulla misteriosa ragazza.
Era difficile cercare qualcuno senza avere un nome, ma i due ce la stavano mettendo tutta.
Quel posto dove si trovavano era senza leggi. George portava un cappuccio nero, seguito da un lungo mantello e si nascondeva il volto. Kuinda l'aveva rubato ad un uomo distratto in una taverna, erano entrati per chiedere informazioni su una donna in blu, capace di guarire le persone con un morso da Vampiro. Tutti rispondevano allo stesso modo: «Non esistono vampiri capaci di guarire! Fuori di qui!»
L'umano che si portava dietro non era visto di buon occhio, quindi approfittando di un ubriaco addormentato Kuinda aveva "preso in prestito" quel mantello nero puzzolente di Banza, un cocktail molto famoso di quel posto.
George rimase allibito, persone che trovavano ogni scusa per prendersi a pugni. Bastava uno sguardo fuori posto per darsele. L'aria era giallognola e la spiegazione di dove si trovassero aveva lasciato George all'inizio senza parole.
Un mondo dentro ad un mondo, dove unica fonte di energia e vita era la magia. Dopo l'incontro con quell'anziana signora erano sbucati in un campo di grano, Kuinda l'aveva informato che da una parte era posto il regno KuonGH e dall'altra quello di Wandar e per poterci entrare bisognava mostrare una determinata pietra al nucleo, per dirla tutta al loro cielo.
Quel villaggio era delimitato da mura di mattoni, dove su una collina dopo un bosco spiccava un castello con torri a tetto coniche, mentre le case di quel posto erano in mattoni con infissi e finestre in legno.
George seguiva i passi di Kuinda sulle strade di mattoncini. Lei spesso si girava verso di lui camminando all'incontrario, sorridendo e punzecchiandolo; per qualche ragione sembrava trovarsi a suo agio fra quelle persone e tra quei vicoli. A differenza sua, George doveva cercare di non attirare l'attenzione.
Sotto a quel mantello portava una sacca, vestito con pantalone marroncino e camicia bianca, manteneva il volto basso, sperando di non attirare l'attenzione di nessuno.
Oltre i rumori dei suoi passi, sentiva schiamazzi e risate alle sue spalle, spesso volavano offese e anche cose.
«Su via, non essere così teso» disse la sua guida dai capelli rossi, prendendo una stoffa da una di quelle bancarelle, e portandola al suo viso nascondendo unicamente la bocca:
«Vuoi che mi nasconda anch'io?» si mostrò a George, facendogli vedere soltanto i suoi occhi verdi smeraldo che brillavano come pietre preziose.
George rimase incantato di nuovo da quegli occhi. Erano capaci di stregarlo, ma ritornò subito in sé quando la proprietaria stava per urlargli contro. Seduta su una sediolina, era abbastanza robusta da stendere con una sola mano dieci persone, ma a svegliarlo da quello sguardo in particolare erano stati i due denti da cinghiale posti fuori dalla bocca di quella donna inferocita.
Prese la stoffa dalle mani di Kuinda e prima che la donna fosse troppo vicina a lui, si scusò, rimettendola al suo posto, piegandola con cura.
«M-mi scusi signora la mia amica è molto infantile».
STAI LEGGENDO
Principessa Vampira - La scuola degli orrori
FantasyNon sono una Vampira, e non lo sarò mai. Mi chiamano così perché sono ciò che i demoni temono. Il mio nome è Katie Elisabeth Loris Jennifer Ariston e sarò la portatrice della pace dei due mondi, almeno così dicono. ---- La vita di Katie sembra già...