Si sentiva il rumore dei rami mossi dal vento.
La notte oscurava tutto. Katie era ancora dentro con i suoi familiari che la circondavano, mentre il giovane James pensava all'unica parola detta da suo nonno:«Soffitta»
George sbucò con la testa fuori dalla porta dell'officina abbandonata, sembrava tutto troppo tranquillo.
«Via libera?» domandò bisbigliando, guardando con sospetto il giardino, timoroso di qualsiasi cosa si muovesse.
In alto la luna era tornata, unica fonte di luce, sembrava essere più grande del normale. La porta era leggermente aperta, non volle muoverla nemmeno di un centimetro.
«Psst»«Si, non c'è nessuno...»
George si guardò indietro, sua sorella era ancora lì, stessa accanto ai suoi genitori. Fece un sospiro profondo, e uscì interamente senza muovere di un centimetro la porta.
«Scusami per il pugno...» disse James che continuava a fissare la luna come se quest'ultima potesse parlargli.
«Erano due»
«Fa lo stesso».
«Cosa intendi fare?» George era infastidito dal suo essere fermo, immobile senza far nulla.
«La ribacerò e sconfiggerò quegli esseri».
«Ma intanto stai ancora qui!»
«Penso che non sia la soluzione giusta...» si confidò guardandosi le mani, attirando l'attenzione di George su di esse, erano nere, avvolte da una specie di polvere.
«Cos'è successo?»
«La sua pelle bruciava...» spiegò con un fil di voce, quasi mormorando.
George gli passò un fazzoletto e James come se avesse toccato del semplice carbone, riuscì a pulirsi facilmente.
Si trattava molto probabilmente della polvere d'insetto, presa dal contatto con Katie.
La sua coda nera e le sue orecchie erano spuntate di colpo. In quel momento Fim si avvicinò di corsa verso il padroncino.«Dove vai?»
«A salvare tua sorella!» disse James, mentre salì su Fim che nel frattempo si era trasformato.
Il cavallo alato indietreggiò e poi si alzò in volo, ma quando James e Fim stavano per superare il recinto che separava la casa dall'esterno, furono entrambi respinti da una forza.
Il piccolo Fim scosso si rialzò, tornando alla sua forma di piccolo, tenero gatto.
«Miao»
Era diventato impossibile perfino toccare le sbarre del cancello, un muro invisibile lo proteggeva.James spinto dai nervi, iniziò a colpirlo con tutta la sua forza, ma era come colpire il nulla.
«Devo salvarla!» ripeteva senza sosta. George che aveva visto tutto si avvicinò lentamente cercando di calmarlo, ma sopratutto di non ricevere un altro pugno. Conoscete tutti il detto, no?
Non c'è due senza tre, ma per la fortuna di George, non era quello il caso.«Non so come fare!» disse il ragazzo, abbassando lo sguardo, quando la mano di George toccò la sua spalla.
«Se tu ti arrendi, hai perso in partenza! Dici che il tuo compito è proteggerla, ma elimina l'idea che sia un compito... se lo vuoi fare fallo! Altrimenti lasciala al suo destino e vattene!»«Non lo farei mai!»
«Tu l'ami veramente o lo dici solo perché ti è stato detto di amarla?» James si girò di scatto, lo guardò fisso negli occhi, serio come non mai: «L'amo veramente!»
George si ritrovò con un artiglio puntato al centro della fronte.
«Ho capito, ho capito!»
«Ma...» continuò «Allora cosa ci fai qui? Perché aspetti? Prima sembrava che avresti fatto di tutto pur di salvarla e ora, cos'è cambiato?»
«Ero lì, e non sono riuscita a salvarla, forse non sono degno di questo compito, come mio nonno pensava»
«Tuo nonno?»
«La soffitta! Devo tornare a casa mia per trovare una soluzione, ma non è possibile uscire da qui».
«La soffitta, quale soffitta?»
«Il quadro!!» rispose James, colpendosi la testa con uno schiaffo.
«Ma è un gioco?» In quel momento George aveva perso il filo del discorso.
«Nonno, soffitta, quadro...»
James lo guardò come se tutto gli fosse chiaro.
«È un gioco di parole?»
«Mio nonno, abitava in una soffitta, e il quadro... in questa casa c'è un quadro! Con mio nonno e mia nonna ritratti...»
«La soffitta di questa casa?» chiese George, nascondendosi dietro un albero, alla vista di esseri in cortile. James fece un salto afferrando il colletto della camicia del ragazzo di spalle, portandolo con sé su un ramo di quello stesso albero.
«Dov'è la soffitta di questa casa?» chiese emozionato. George era esattamente nello stato d'animo opposto, cercando di sistemare la sua camicia sgualcita.
«La porta è bloccata, nessuno è riuscito ad aprirla».
«Dobbiamo fare presto!» James aveva finalmente recuperato un po' di fiducia.
«Vengo anch'io» disse George, «Dammi un'arma e ti aiuterò».
«È l'ultima speranza» Saliti su Fim volarono verso la casa, al piano più alto.
James diede un calcio alla parete e si ritrovarono in un corridoio buio, illuminato solo dall'apertura appena nata.
«La mia casa!» sconvolto Elbert aveva visto la scena da lontano.
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Principessa Vampira - La scuola degli orrori
FantasyNon sono una Vampira, e non lo sarò mai. Mi chiamano così perché sono ciò che i demoni temono. Il mio nome è Katie Elisabeth Loris Jennifer Ariston e sarò la portatrice della pace dei due mondi, almeno così dicono. ---- La vita di Katie sembra già...