Non sembravano le tre del pomeriggio, come indicato dall'enorme orologio nella sala, per un breve istante, l'unico rumore che rompeva il silenzio fu il tic tac di quell'orologio, mentre la notte scendeva veloce, come durante un' eclissi, l'oscurità prese il sopravvento, lasciando come unica fonte di luce le candele accese.
Il personale del trasloco si era allontanato da un pezzo, per il riposo e il godersi della pausa pranzo. Quindi dovevano essere ancora in giro per la villa, almeno per quello che credevano i nuovi inquilini.
«Bisogna uscire, per cercare il contatore... credo che si chiami così...» ordinò James.«Perché nelle case è sempre all'esterno?» George era ancora rimasto seduto a mangiare.
«Con questo buio non riusciresti a distinguere il tovagliolo dalla tovaglia».
«Dicevi?» chiese James a Katie, mentre sentì la tovaglia tirarsi da sotto al piatto.«Alzati da quella sedia George, e comportati da vero uomo!» l'incitò Elbert, facendo spiccare il suo volto nell'oscurità, avvicinando il candelabro alla sua faccia.
«Smettila di comportarti come in un film horror versione comica! Non vedi che George sta per strozzarsi con l'aceto?» lo rimproverò Katie, che fermò il fratello prima che lo potesse bere.
«Non è vino?» chiese, incredulo a ciò che stava per fare.
«Su andiamo!» urlò Elbert, trascinando il figlio lontano dal cibo. Anche Giuliet uscì rubando una delle tre candele: «Io vado a controllare gli operai».
Katie e James rimasero soli.
«Si sono dimenticati di noi...» James era rimasto in piedi, mentre Katie si era seduta al posto di George, con le gambe accavallate fuori dal tavolo e il braccio appoggiato su di esso.«Abbiamo sempre la luna...» affermò. Si alzò, e si avvicinò alla finestra, per Katie la Luna era qualcosa d'importante: La fonte più luminosa, unica luce nell'oscurità, come il concetto del bene e del male. Un po' le mancava il suo balconcino, le serate passate a rilassarsi lasciandosi accarezzare dal vento. Lì poteva trovare tutto il conforto che voleva. La luna l'aiutava a riflettere. In quel momento capì che aveva anche un altro posto dev'essere felice, accanto a James e alla sua famiglia.
James per lei era diventato qualcosa d'importante, al suo fianco si sentiva forte, imbattibile. Voleva sapere di più su di lui, sul suo mondo e su quella profezia.«James dimmi una cosa: Tu sei veramente... un principe?»
«Ecco... perché?» lui non voleva ancora rispondere a quella domanda. Aveva ancora altri dettagli da spiegare a Katie, ma aveva una strana sensazione, sentiva che quello non era ancora il momento per poter dir tutto.
«C'è qualcuno!»
I suoi pensieri furono interrotti dall'urlo di Katie, che schiacciò il suo visino in faccia al vetro.«Che cosa hai visto?»
In quello stesso momento, il ciondolo s'illuminò e ritornò alla forma di cuore.
«Katie...» urlò il ragazzo, mentre la porta alle loro spalle si chiuse in un attimo. «Cos'è stato?» chiese, mentre si precipitò di fronte a lei, come per proteggerla. Katie guardò fuori e notò la luna diventare nera, come la pece, così da eliminare l'ultima fonte di luce.Katie spaventata si girò, afferrando la giacca di James. Non riusciva a vedere nulla, finché tutto non ritornò più limpido, a poco a poco, i suoi occhi iniziarono ad abituarsi a quell'oscurità, iniziando a vedere qualcosa.
«Katie resta aggrappata a me!» Gli occhi di James guardavano come la visione notturna a luci infrarosse. «Siamo circondati».
Strane figure, piccole con i contorni poco definiti li circondavano, sembravano quasi come piccole fiamme celesti. La luce si riaccese e le fiamme scomparirono.
«Per un momento ho pensato che avessero cattive intenzioni, mi sono sbagliato».
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Principessa Vampira - La scuola degli orrori
FantasyNon sono una Vampira, e non lo sarò mai. Mi chiamano così perché sono ciò che i demoni temono. Il mio nome è Katie Elisabeth Loris Jennifer Ariston e sarò la portatrice della pace dei due mondi, almeno così dicono. ---- La vita di Katie sembra già...