04. LA SCUOLA DI SERA

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Aperta la porta della camera, Katie lanciò il gatto sul letto.

«Voglio sapere che cosa vuoi da me e dalla mia famiglia!»

Il piccolo gattino si trasformò subito in ragazzo.

«Stavo solo facendo amicizia...»

«Allora?» chiese lei, spalancando le braccia.

«Devo proteggerti... tutto qui...»

Si alzò dal letto e andò sul balcone. Il ragazzo le fece cenno di avvicinarsi e Katie lo fece. Guardò fuori cercando di capire cosa stesse guardando.

«Il mondo nasconde tante cose, che tu non puoi neanche immaginare. Il mondo non è come tu lo conosci. Adesso che ti ho trovata sta per cambiare. Se in meglio o in peggio dipende da me, da come ti proteggerò... Katie Elisabeth Loris Jennifer Ariston, mamma mia, ma che nome hai? I tuoi genitori erano indecisi?»

«Come puoi passare dall'essere serio, all'essere ironico in così poco tempo? Però ammetto che mi stavo preoccupando».

Lui le sorrise e, mentre i due si guardarono negli occhi, Katie si accorse che i suoi occhi erano blu come il mare. Quando lui le prese la mano, Katie non fece in tempo ad esprimere il suo solito «Ehi!», che si sentì tirare, e poi cadere.

Rimase con gli occhi chiusi, ma quando li aprì, si accorse che stava volando. La sua casa era diventata piccola: stavano volando in groppa a un cavallo alato, nero con coda e criniera bianca.

«Sei pieno di misteri...» proferì, mantenendosi il petto per l'agitazione.
«Tieniti!» urlò lui, mentre il cavallo con un battito d'ali si alzò ancora di più di quota.

Katie notò la scuola da lontano.

L'enorme cancello che portava all'entrata era chiuso dall'esterno.

Il cavallo atterrò fuori, aspettò che i due scendessero, fece un inchino e, poi, volò via.

Il giovane demone iniziò ad arrampicarsi, mentre Katie lo guardava torvo.

«Non era meglio atterrare dentro?»

«Muoviti seguimi! Devo mostrarti una cosa».

«Di la verità... Non ci avevi pensato, giusto?»

Il ragazzo sorrise, si voltò e continuò ad arrampicarsi, con grandi salti andando da destra a sinistra.
«Ho ragione, perciò ridi?!»

Si guardò intorno: si sentiva osservata. Iniziò ad arrampicarsi in fretta, per poi fissare il cielo e vedere la luna piena.

«Fa presto! Credo che non siamo soli», dichiarò il ragazzo. Saltò dall'altra parte del cancello e, quando fece la stessa cosa la ragazza, fu costretto a prenderla al volo.

«E questo lo chiami proteggere?»

Le prese la mano e iniziò a correre. Attraversò il lungo tragitto di alberi e cespugli, evitando il semplice viottolo. La ragazza immaginava che qualsiasi strano essere potesse uscire all'improvviso.

Una volta arrivati alla porta le lasciò la mano, si chinò sulla serratura e alzò l'indice della mano destra.

Katie, dopo essersi guardata intorno, si chinò al suo fianco.

«Quando dicevi che dovevi proteggermi, esattamente a cosa ti riferivi?»
«Demoni, lupi mannari, vampiri, cose del genere...»
«Fantastico! E mi porti in giro di notte? In un luogo del genere?»

«È la tua scuola!»

«Sai che è stata chiusa per un motivo vero?» Si alzò, poiché non riusciva più a stare inginocchiata a terra.

«Mi spieghi cosa fai?»

«Un attimo e vedrai...»

«Qui si fa giorno», disse mentre si scioglieva la coda di cavallo per il freddo. Guardò di nuovo il ragazzo e notò che la strana unghia appuntita del suo indice era cresciuta a dismisura.

La infilò nella serratura. Lei lo guardò sbalordita, mentre faceva la stessa cosa con la mano sinistra.

«Posso sapere come ti chiami?»

«Non ho tempo di pensare a cosa stai dicendo» le rispose, mentre la porta si spalancò.

«Prima le signore...», disse chinandosi e facendola passare.

«Complimenti, riesci anche a passare da antipatico a educato all'istante».

«Non ti va mai bene niente».

Entrarono e l'enorme porta di vetro si chiuse alle loro spalle.

«Come mai mi hai portato fin qui?»

«Perché così era più facile dirti tutto».

«Se lo dici tu!» La prese di nuovo per mano e la portò con sé per l'enorme scalinata, fino a giungere al secondo piano. Le luci erano tutte spente, ma era facile per il ragazzo potersi muovere, essendo un demone gatto; era Katie a non vedere quasi niente e le capitava spesso di inciampare negli enormi scalini.

Ad un tratto le scale finirono, e Katie sentì il rumore di una porta che si apriva. I due entrarono.

«Il bagno?»

«È qui che ti ho visto la prima volta...»
«Ehi tu! Che intenzioni hai?»
«Voglio portarti a casa mia...»
«Tu abiti qui?»

«Non proprio qui. Diciamo che questo è più un passaggio».
«Un passaggio?», chiese la ragazza, mentre il demone indicava il soffitto. La botola che Katie aveva notato in precedenza era aperta; all'interno erano ben visibili tubi di un impianto. Lui saltò dentro e scomparve. L'immagine dei tubi si mosse come se stessero sott'acqua, lei rimase da sola in quel bagno. A un tratto, spuntò un braccio che lei afferrò, e nello stesso istante che si sentì tirare ebbe la sensazione che la porta del bagno si stesse aprendo.

Principessa Vampira - La scuola degli orroriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora