La donna si siede al tavolo di fronte a me, la luce è davvero calda e mi sta facendo sudare oltre che a mettermi a disagio. Sento il battito accelerare cerco di fare gli esercizi di respirazione. "Allora o parli e ci dici dei traffici della tua famiglia o mi assicurerò che tu non esca mai più da una cella." Mi sta minacciando. "Ma io non so nulla. Fino a un paio di mesi fa non sapevo nemmeno che Josh fosse mio padre?" Ammetto cercando di restare tranquilla. "Josh? Vuoi dire Giovanni?" Mi rimbecca la tipa. "Voi chi siete?" Chiedo confusa. Lei fa partire un registratore e mi risponde che è la procuratrice antimafia e il tipo è il suo vice.
"Allora, vuota il sacco." Pensa davvero che io sappia qualcosa. "Non so nulla e soffro d'attacchi d'ira. Mi lasci andare per favore. Non so nulla della mia famiglia." Ammetto, ma quella non mi crede e continua con le domande, la luce, la voce della tipa e io sbotto. Le salto letteralmente addosso con tutta la sedia.Due ore dopo mi stanno portando nel carcere più vicino per tenermi in custodia. È un carcere misto per mafiosi, per fortuna doveva essere una vacanza. Mi scortano fino alla mia cella. Non avrei mai pensato di finire dietro le sbarre. Mi hanno requisito pressoché tutto. Guardo fuori dalla finestra con le inferiate e vedo l'Etna da un'altra prospettiva.
Il giorno dopo aprono la cella e mi metto in fila per poter prendere la colazione. Di certo il cibo non è dei migliori e molte persone mi guardano storto. Di fronte a me si mette un ragazzo, probabilmente è sui vent'anni, pieno di tatuaggi e con diversi orecchìni. "Questo tavolo è il mio smamma." Mi fulmina, mi guardo attorno. "Non vedo il tuo nome sul tavolo quindi resto qui." Mio padre me lo ha detto, non devono vedermi intimorita sennò è la fine.
Il tipo che pensava di intimorirmi è alto, muscoloso, moro e con gli occhi azzurri.Nel pomeriggio vedo mio padre assieme all'avvocato, gli racconto cosa è successo e che ci devono essere delle registrazioni. Io ho palesemente detto che soffro d'attacchi d'ira, ma che la procuratrice non mi ha ascoltato. "La polizia ha trattenuto la tua scorta così sono riusciti ad avvicinarti. Comunque uscirai da qui tranquilla. Ci vorrà qualche giorno, ma poi sarai fuori. Il capodanno lo passerai a casa ne sono certo." Mi rassicura mio padre e l'avvocato è d'accordo che riuscirà a farmi uscire a breve.
Torno alla cella e tre donne si piazzano sulla porta, una fa il palo e le altre due mi sbattono al muro. "Guarda guarda, la figlia di Giovanni." Sibila una, quindi conoscono mio padre. "Farai meglio a stare zitta perché se mandi a fondo la tua famiglia mandi a fondo molte persone." Mi minaccia l'altra tirando fuori un coltellino improvvisato. "Non ho detto nulla anche perché non so nulla." Mi lasciano andare e io riprendo fiato. "Conoscete mio padre?" Chiedo mentre queste decidono il da farsi. "Si, eravamo a scuola assieme. È sempre stato un bad boy, ma poi la Sicilia gli stava stretta ed è andato al nord." Quindi anche da giovane era scapestrato. "Che ci fate qui?" Chiede una voce maschile, la riconosco, è del tizio che voleva mandarmi via a colazione. "Bellamonaca fatti i cazzi tuoi." Risponde acida una e lui si avvicina minaccioso così le tre vanno via dalla mia cella.
Bellamonaca? Mio zio aveva nominato quel cognome per indicare Don Stefano."Grazie." Bisbiglio mettendomi a sedere nella branda. "Davvero non sai nulla su ciò che fa la tua famiglia?" Chiede serio e io annuisco. "Ho conosciuto mio padre solo ad agosto quindi non so nulla. Non so nemmeno il dialetto locale e nulla. Per me la Sicilia è sempre stata solo una regione nella carta dell'Italia nulla di più." Ammetto e lui si siede accanto a me. "So che le nostre famiglie non vanno d'accordo, ma non so perché." Ammetto. "Tuo padre doveva sposare mia zia, ma se n'è andato il giorno del matrimonio." Sputa acido, ma vede che io non ne sapevo nulla.
"Sta attenta, qui non è come sei abituata te milanese." Pronuncia quell'ultima parola come se fosse un insulto. "Non sai niente di me, quindi non mi giudicare Bellamonaca." Ribatto. "Hai carattere almeno." Sentenzia prima di uscire dalla mia cella. Le porte si chiudono in automatico e io mi ranicchio nel letto. Sono sola e non è particolarmente caldo qui dentro. Ci vorrà qualche giorno per uscire di qui, devo resistere solo per qualche giorno.
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Under your chain
ChickLitTutto era stato scritto per lei, chi doveva essere, cosa doveva fare e quando fare cosa. Ma se accidentalmente sulla sua strada incontrasse il pericolo più grande della sua vita?