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Venti anni dopo

"È oggi che arrivano i ragazzi?" Mi chiede Elena dal suo sdraio. "Si, è da settembre che non li vediamo, ma ogni anno è così." Le ricordo e lei si alza per stendersi sopra di me. Le scosto la ciocca di capelli dal viso. Ho quasi cinquant'anni e lei ne ha solo trentanove, ancora la differenza d'età non pesa più di tanto, ma a lei non ha mai dato fastidio. Ancora riesco a farla urlare bene a letto, mi mantengo in forma. Riccardo ha due fratelli più piccoli, uno nato l'anno dopo Alex è uno di quindi anni Francesco, ha anche due sorelle, Francesca che farà i diciotto anni quest'anno e Emma che ha sedici anni. Diciamo che con Elena non ci siamo risparmiati a figli, ma siamo contenti di averne avuti così tanti e che stanno tutti bene.
Abbiamo avuto i nostri alti e bassi, sopratutto prima di Emma. Mi sono sentito morire quando è tornata con i bambini a casa di suo padre, pensava che io potessi averla veramente tradita con una spogliarellista del locale. Per mesi non mi ha parlato e quella puttana continuava a dire che l'avevo scopata per degli anni mentre lei era incinta. Quando la spogliarellista ha partorito il bastardo che aveva in grembo è stato evidente che non poteva essere mio figlio e i test lo hanno confermato. Ho dovuto scrivere a Giovanni e mandare tutti i documenti per dimostrare che si era inventata tutto. Dopo quasi un anno sono riuscito a farla tornare da me coi bambini. Ho ricominciato a vivere solo allora, abbiamo parlato molto quando è tornata e abbiamo passato molto tempo a letto a fare l'amore, ogni tanto mi svegliavo nel cuore della notte per controllare che fosse ancora lì nel letto con me, ma non gli ho mai detto di questo problema, anche perché col tempo se n'è andato.
Siamo tornati noi come lo eravamo sempre stati, poco dopo abbiamo scoperto che era incinta per Emma e l'anno dopo è arrivato Francesco. La sua lingua si fa strada vogliosa tra le mie labbra e io la stringo a me.

"Ehi se state per scopare torniamo tra un oretta." È Riccardo, è tornato da New York dove studia finanza, gli atri arriveranno a momenti. "Siediti, aspetterò di essere in camera per far urlare tua madre." Lo stuzzico e lui alza gli occhi al cielo, aveva ragione Camilla, mi somiglia proprio tanto, sopratutto nel carattere. "Come va studente internazionale?" Chiede Elena mentre Riccardo si toglie la maglia e si stende a prendere il sole. "Va bene, se tutto continua così secondo i piani tra due anni mi laureo e poi potrò iniziare a lavorare." Afferma, gli ho insegnato tutto su come gestire gli affari di famiglia e prendersi cura anche dei suoi fratelli. "Bene. E invece quando mi farai conoscere la tua ragazza?" Domanda la madre, lui sospira. "Mamma lo sai che non ho relazione serie. Vado in discoteca e me ne faccio una diversa ogni notte nei bagni. Non ho ancora trovato quella giusta. Hai mai chiesto a papà quante se ne sia scopato prima di conoscere te?" Ribatte piccato e Elena mi guarda storto. "So che ne ha portate a letto parecchie prima di me, però volevo essere sicura che non ci fossero buone notizie tutto qui." Dice pacata. "Tuo padre poteva anche risparmiarselo di insegnarti ad essere stronzo." Sibila con la lingua biforcuta, quella non l'ha mai persa. "No, io gli ho insegnato come riconoscere quella giusta, le altre sono da una notte e via." Spiego e Elena mi fa uno schiaffetto sul petto.

"Siete già tutti qua." È arrivato Alex insieme a Francesca, Emma e Francesco. "Si sono qua, li ho beccati che quasi scopavano sui lettini." Sbuffa Riccardo. Alex si è appena iscritto a giurisprudenza, ho lasciato decidere i ragazzi se continuare gli studi o meno. Non so se Francesca abbia già avuto esperienze sessuali o meno, ne parla con sua madre e per fortuna perché io ammazzerei chiunque ci provasse solo ad infilarsi fra le sue gambe. "Ah, abbiamo una news." Esordisce Francesco mettendosi nello sdraio assieme al fratello. "Francesca ha il ragazzo ed è venuto qui con la sua famiglia al completo." Spiega Emma saltellando e andando a farsi coccolare dal fratello maggiore. Riccardo e Emma sono sempre stati molto legati, lei è la sua piccolina e guai a chi la tocca.

"Come si chiama il ragazzo di Francesca?" Chiede Elena mentre Francesca rimane nelle retrovie. "Si chiama Simon Smith." Ho già sentito questo cognome, dove lo avevo sentito.
Rimugino sul cognome e Francesca fa avvicinare un ragazzetto che avrà la sua età. "Ragazzo tuo padre si chiama Mattia per caso e fa il motociclista per mestiere?" Chiedo ricordando il vicino di casa di Giovanni. "Si, lei conosce mio padre signor Bellamonaca?" Chiede il ragazzo, io mi alzo e lo guardo per bene in faccia, è spiaccicato a suo padre. "Non ci sei andata a letto vero Fra?" Chiedo con mia figlia e lei abbassa lo sguardo, Simon deglutisce e gli altri miei figli si girano tutti. "Non lo ammazzare papà per favore." Sibila Francesca mentre io avanzo minaccioso. "Sempre a fare il grosso Matteo." Riconosco la sua voce. "Quando vuoi biondo, ti ho già messo sotto una volta." Ribatto allargando le braccia. "Sei ancora troppo grosso per il mio livello. Basta non me lo ammazzare il mio ragazzo." Biascica. "Si è portato a letto mia figlia." Sbraito. "Come noi ci siamo portati a letto le figlie di qualcun'altro. Dagli almeno una possibilità, non è coglione come il padre." Dice e prendo il ragazzo sotto braccio, lo stringo non troppo e poi lo lascio andare. "Non voglio sentire un fiato la notte e dormirete in camere separate." Sentenzio e Elena mi guarda male. "Ma dai Teo, tu non avresti mai dormito in un'altra camera anche con mio padre in casa. Dormiranno nella stessa camera." Aggiunge Elena e io metto il bricio. Mia moglie si alza e saluta il vecchio amico abbracciandolo.

Ci sentiamo nella sala apparecchiata per l'occasione. "Ma quindi voi vi conoscete già?" Chiede Emma mentre Riccardo le mostra qualche foto di New York. "Si, Mattia era il vicino di casa di vostro nonno Josh." Spiega Elena mentre la governante ci porta la prima portata. "E come mai lo hai messo al tappeto pà?" Domanda Francesco curioso come al solito. "Vostra madre era in gita a Praga con la scuola e io la sera ero andata a trovarla. Mattia era rientrato alticcio ed era venuto in camera da Elena perché lì c'erano dei suoi amici. Ha iniziato a dire parole pesanti e quando ne ho avuta a basta gli ho dato un destro. Ha dormito tutta la notte sul pavimento di quella camera." Spiego e vedo Mattia ridere. "Me lo meritavo." Ammette. "Ma quindi ci sono vecchi screzi tra di voi?" Chiede suo figlio. "No Simon. Matteo mi ha aiutato nonostante non fosse tenuto. Io e sua moglie Elena abbiamo avuto una storiella alle superiori, ma è finita e io non mi rassegnavo che lei stesse con lui che l'avesse sposato e che avessero pure un figlio. Nonostante lo abbia sempre insultato lui mi ha aiutato quindi non c'è nessuno screzio." Spiega mentre tutti si guardano attorno stupiti del racconto. "Tu sai anche la vera storia di come si sono conosciuti i nostri genitori? Perché a noi hanno sempre raccontato che il colpo di fulmine è stato a Praga." Lo incalza Emma, scopriranno la verità, ma poco importa. "Io sapevo che si erano conosciuti in carcere." I miei figli saettano lo sguardo tra me e loro madre. "Cioè mamma è andata in carcere? Di papà lo sapevamo, ma di mamma no." Esclama Emma esterrefatta. "Si, ho conosciuto vostra madre in carcere. Lei era dentro per un disguido mentre io scontavo l'ergastolo, la prima notte che ho dormito con lei mi sono pure scusato perché non riuscivo a darmi un contegno. Erano cinque anni che andavo avanti a poster e seghe." Emma storce il naso quando parlo di porcate, fa esattamente come sua madre. "La seconda notte invece ci siamo lasciati andare, lo volevamo entrambi e io non sapevo fosse ancora minorenne. Ho cercato di non farlo più, ma mi ero innamorato di lei e non gli resistevo." Ammetto. I miei figli ammiccano, ma non giudicano perché sono consapevoli che sono nati perché amo la loro mamma.

Dopo cena sono nella sala svago con Mattia. "Ti somigliano molto i tuoi figli." Inizia il discorso. "Simon è uguale a te esteticamente." Controbatto senza sapere bene dove voglia parare. "Ti devo chiedere un grosso favore, ma nessuno dovrà mai saperlo. Per il bene di entrambe le famiglie." Mi dice. Verso il bourbon nei bicchieri, piace a mia moglie e lo tengo sempre in casa. "Si tratta di Emma, prima che Elena tornasse da te abbiamo avuto una storia, non so se lei sia foglia mia o meno, ma ti chiedo di non indagare e continuare a considerala tua figlia." Spiega. "Sapevo già che eravate andati a letto mentre lei era in Italia. Me lo ha detto quando è tornata e abbiamo scoperto che era incinta. Non ho resistito e ho fatto i test. Volevo sapere la verità su Emma." Mi guarda dispiaciuto, se venisse fiori sua moglie probabilmente lo lascerebbe e la sua famiglia sarebbe distrutta. "È mia figlia?" Chiede con voce rotta. "No, non è tua figlia. È mia come gli altri. Mi spiace che tu sia rimasto col dubbio per sedici anni, ma Emmina è la mia." Gli dico serio. "È un grosso peso quello che mi togli. Immagino non sia stato facile sopportare di sapere che io e tua moglie eravamo andati a letto assieme, ma lei ama te e anche se era arrabbiata in quel momento ti amava e infatti non abbiamo provato nulla quella notte. Vuoti come non mai." Mi dice ed è la stessa cosa che mi ha spiegato Elena sedici anni fa quando mi ha detto della notte a letto con lui. "Si non è stato facile, ma siamo tornati più forti di prima." Ammetto perché è vero. Finiamo la partita a biliardo senza altre confessioni. Mentre torno in camera vedo Riccardo che vaga per i corridoi. "Stai andando nella stanza di Federica?" Gli domando e lui mostra quel suo ghigno che ha preso da me. "Se domani Mattia ti apre in due io non intervengo." Lo avviso e lui sorride. "Hai il preservativo?" Gli chiedo e lui annuisce mostrandomene un paio, se non altro sta attento. "Falla divertire." Gli do qualche pacca sulla spalla per poi tornare in camera, Elena è intimo in pizzo e io affondo la testa tra le sue cosce. Ho troppa voglia di fare l'amore con lei, tutti la sentiranno urlare e sapranno che è mia.
Le bacio le cosce e lei inizia ad ansimare, le strappo letteralmente via quei due pezzetti di pizzo che ha addosso, è esposta a me e mi desidera. La mia lingua trova il clitoride e lo punto facendola gemere, si copre la bocca. "No scricciolo, voglio che sentano come ti faccio stare bene. I ragazzi devono imparare come geme una donna appagata." Le dico a bassa voce e lei mi guarda male, ma quando le succhio il clitoride le scappa un gemito più forte e questo non lo trattiene. Entro nella sua intimità bagnata, è perfetta per me, mi accoglie stretta dopo cinque figli e del sesso più che regolare. La bacio ovunque mentre le sue unghie mi graffiano l'anima e la schiena, la sua lingua si scontra con la mia, si danno battaglia, ma nessuno ne esce perdente da questo scontro. Cazzo la amo da impazzire, la amo come se fosse il primo giorno. "Ti amo Teo." Biascica tra un gemito e l'altro. "Ti amo Ele." Le confesso e continuo a spingermi in lei con foga. Mi tira i capelli che ormai sono brizzolati e non più tutti neri come da giovane, ma a lei piacciono quindi non li tingo. Viene ansimando prepotentemente, mi spingo in lei ancora un po' e poi vengo grugnendo sul suo collo.

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