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La cena era ottima e stiamo aspettando la mezzanotte quando mi avvicino a Ken. È lui ad iniziare un discorso. "Mi spiace per mio nipote. Non è un cattivo ragazzo, ma da quando ha preso certe strade non lo riconosco più. Si era ripulito, ma da quando è partito per l'Ucraina è davvero peggiorato con le canne." Lui pensa che suo nipote si limiti ancora solo all'erba. "Ken, mi dispiace dovertelo dire io, ma dato che Elena gli vuole bene e ci starebbe malissimo se gli succedesse qualcosa farò la spia. Tuo nipote non fuma solo erba Ken. Prima cercava degli antidolorifici, temo sia passato alle pasticche. Magari una struttura di recupero lo può ancora aiutare." Gli dico e lui mi guarda distrutto, non avevo mai distrutto così un uomo, torturato per farlo parlare si, ma mai avevo straziato l'animo di un uomo. In parte posso capirlo perché se fosse mio figlio vorrei il meglio per lui e quello che sta facendo non è il meglio per lui. Mi ringrazia e raggiunge sua moglie sulla spiaggia tenendo la testa bassa.

Raggiungo mia moglie che stava parlando con Camilla e Carlos, è il momento del conto alla rovescia. Distribuisco qualche bottiglia da aprire. Non vedo il drogato in giro e non so veramente dove possa essere finito Mattia.
"Tre. Due. Uno. Buona anno!" Urliamo, apro la bottiglia e bacio Elena sulle labbra.
I fuochi d'artificio sono davvero spettacolari, hanno fatto davvero un ottimo lavoro. Giovanni guarda la figlia orgoglioso e mi fa piacere che abbia accettato la nostra relazione.
Mattia compare con la bottiglia di vino in mano, ci si attacca senza alcun riguardo.

Entro in camera dopo aver indicato a ognuno la propria stanza, vedo Elena assieme a suo padre che guardano i quadri. "Dimmi che non è mia figlia quella nelle foto vero?" Chiede e io mi stringo nelle spalle. "Si che sono io papà, ma queste foto non le vedrà mai nessuno tranne me e Teo quindi non mi dispiacciono." Spiega e Giovanni esce andando nella sua stanza.
"Hai parlato a Ken di Tia?" Mi chiede a bassa voce quando mi metto sotto le coperte assieme a lei. "Si, spero si faccia aiutare. È abbastanza avanti con i lavori." Le spiego e lei diventa triste. "So che gli vuoi bene, gli vorrai sempre bene e spero si faccia aiutare." Le dico serio. "Ma dovresti prepararti alla possibilità di perderlo completamente." Concludo e lei mi guarda corrucciata. "Se continua così potrebbe rischiare seriamente la vita." Taglio corto e lei si stringe a me. "Tu lo aiuteresti se fosse tuo amico e non cercasse di portarti via me?" Mi domanda. "Lo sto già aiutando, è ancora vivo solo perché gli vuoi bene. Se fosse stato un mio amico lo avrei gonfiato di botte se ci avesse provato con te. L'ho aiutato evitandogli una crisi proprio sta sera, ma il flacone finirà e dopo sarà inevitabile se non trova altre pasticche." La abbraccio e la sento singhiozzare. "Non fargli trovare la pistola per favore. Ti amo Teo, quello che c'è tra me e te è molto di più di qualsiasi sentimento io abbia mai provato." Mi dice seria guardandomi negli occhi. "Ti amo scricciolo, lo so o non saresti venuta da me quel giorno." La rassicuro e lei si distende accanto me.

La mattina mi sveglio presto, mia moglie dorme ancora, il mio angelo, ma poi guardo i quadri e vedo la mia ragazzaccia. Le accarezzo il capelli mossi mentre le luci dell'alba iniziano ad intravedersi. Mi ricordo quando rimanevo nella sua cella, l'orecchino argenteo spicca in mezzo alla sua chioma. La amo così tanto e non vedo l'ora di tenere in braccio nostro figlio.
Bussano alla porta e Camilla entra mentre Elena si sveglia bruscamente. "Puoi andare ad aiutare Carlos? È in bagno con Mattia." Spiega brevemente, le lascio nel letto assieme mentre mi metto un paio di pantaloni e vado verso il bagno.
Mattia sta riverso sul cesso vomitando qualsiasi cosa abbia in corpo. "Non so come poterlo aiutare." Mi spiega veloce. "È in astinenza, sarebbe un buon momento per aiutarlo come si deve." Gli spiego. "Io non ci vado in clinica." Sibila prima di vomitare di nuovo. "Vuoi vederli dei bambini tuoi o comunque vedere i tuoi amici ancora per parecchio tempo? Sulla strada che hai preso non penso vedresti nemmeno il primo anno del bambino che ha Elena in pancia." Gli dico e lui mi guarda sfinito. "Davvero mi lasceresti vedere i tuoi figli?" Mi domanda. "Si perché vuoi bene a Elena e vorrai bene anche ai suoi figli. Ma non gli farai mai da zio a quei bambini se continui con le pasticche." Gli ripeto. "Promettimi che se mi ripulisco potrò fare da zio ai vostri figli." Mi tiene il braccio. "Hai la mia parola." Gli stringo la mano, mi costa ammetterlo, ma lui nel caso io non ci fossi più è l'unico di cui potrei fidarmi a badare i miei bambini. "Va bene andrò in clinica, tanto il campionato in Ucraina sta andando una merda." Ammette. "Carlos chiama Josh." Gli dico e lui sparisce fuori dal bagno.
Giovanni entra e gli spiego la situazione, lui chiama un suo vecchio contatto e se mettiamo Mattia su un aereo oggi stesso sarebbe meglio. Mattia prepara i bagagli quando Elena entra nella sua stanza. "Sono messo uno schifo." Ammette a mia moglie vergognandosi. "Ti farai aiutare?" Chiede lei. "Si, si perché noi non eravamo destinati, ma mi piacerebbe avere ancora un piccolo spazio nella tua vita. Tipo zio non so. Ma per farlo devo essere pulito." Spiega e Elena lo abbraccia facendogli posare una mano sulla pancia. Giovanni accompagna Mattia all'aeroporto mentre Elena guarda fuori dalle vetrate. "Glielo hai promesso tu che potrà fare da zio al bambino?" Mi avvicino cauto. "Si, per quanto possa non piacermi so che se io non dovessi esserci lui ti aiuterà sempre. In più non penso che Riccardo sarà figlio unico." Le dico e lei sorride. "So che ti è costato tanto, grazie per averlo aiutato e avergli dato un motivo per ripulirsi. Hai fatto bene perché io avrei fatto lo stesso." Mi bacia sulla lebbra prima che io trovi la sua lingua e inizio a giocare con la sua.

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