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Esco in veranda e vedo Mattia che si fuma una canna come se nulla fosse ha il telefono in mano. "Se stai pensando di chiamare la polizia ti chiedo di non farlo, ma non per me, per Elena. Ci teneva molto a vedere suo padre per Natale." Gli spiego e lui continua a fumare senza rispondere. "Ho fatto il coglione e l'ho persa. È una ragazza speciale per cui trattala come si deve." Sibila. "Le vuoi bene anche se l'hai ferita in tutti i modi possibili. Con me è al sicuro, ti pare che suo padre me l'avrebbe fatta sposare se non fosse sicuro che la tratto come merita." Rispondo pacato. "Allora ti dico che è già troppo tardi, ho chiamato la polizia per fare la soffiata." Risponde. Cazzo, figlio di puttana.
Rientro veloce e spiego a Elena che dobbiamo andare via subito. "Perché?" Mi chiede preoccupata. "Perché sta arrivando la polizia." Le dico di fretta, salutiamo e usciamo verso la macchina, sento già le sirene in lontananza. Elena guarda suo padre sulla soglia mentre io sfreccio via. Mi strazia il cuore vederla così.

Ho due volanti dietro che continuano a seguirci, se ne occuperà la scorta. Sto andando diretto all'aeroporto. "È stato Mattia vero?" Mi chiede con voce bassa. "Si." Le rispondo. "Mi spiace, è colpa mia scricciolo." Spiego, ma lei mi ferma. "No, non è colpa tua il suo comportamento. Si comporta da verme e basta. Ti amo e non cambierei una virgola Teo." Mi rassicura. Lascio la macchina nel hangar e salgo in fretta trascinando Elena con me.

Partiamo giusto in tempo prima che venti volanti della polizia siano su di noi, c'è mancato poco per colpa di quel coglione. Elena guarda dal oblò pensierosa. "Scricciolo ti va se per capodanno facciamo venire tuo padre e i tuoi amici a casa nostra in Costa Azzurra?" Le chiedo e lei mi guarda più serena. "Davvero lì possiamo far venire?" Chiede e io annuisco. "Come mai ti sei preso la colpa per tuo fratello Salvatore?" Mi chiede di punto in bianco. "Perché eravamo assieme quella sera, dovevamo far sparire delle prove, ma la polizia era pronta. Mio fratello spara e io vedo la donna accasciarsi a terra, mi lancia la pistola e corre via, lo seguo, ma quando arrivo al cancello lui lo chiude, mi ha fatto prendere apposta perché così non avrebbero indagato oltre. Per quello non l'ho voluto come testimone al matrimonio e non ci parliamo molto. Non mi prenderò altre colpe per lui, ora devo pensare a te e lui risponderà per quello che combina." Le spiego pacato. "Ti ha dato in pasto alla polizia?" Chiede conferma. "Si, quando ho obbiettato mio padre ha detto che lui doveva essere coperto perché sarebbe diventato il Don." Le accarezzo la mano mentre lei stende il sedile per stare più comoda.

Atterriamo nella assolata isola turistica della Costa Azzurra, non c'è nemmeno bisogno del giubbotto e la neve è solo un ricordo, Elena guarda il paesaggio estasiata. "Non c'eri mai stata qui?" Scuote la testa alla mia domanda, la scorta ci porta alla casa e come vuole la tradizione porto Elena dentro tenendola in braccio, l'open space tra sala e cucina è d'effetto. Elena esamina attentamente tutta la struttura, esce sul retro nella spiaggia, si toglie le scarpe e i calzini per affondare i piedi si granelli silicei. "Ti piace qui?" Le chiedo e lei mi tira per il colletto per baciarmi. La stendo nella sabbia e la bacio ovunque, le tiro via i pantaloni e le mutande. Mi abbasso velocemente i vestiti ed entro dentro la sua intimata, mi accoglie calda e bagnata. "Ne hai voglia anche tu scricciolo. Farei l'amore con te di continuo." Le dico e lei mi graffia la schiena mentre la faccio mia.

"Pronto papà." Chiama Josh per rassicurarlo. "Ciao tesoro, state bene? Mi spiace che non siate potuti rimanere di più." Le dice e mi dispiace. "Papà io e Matteo avremmo una proposta. Per capodanno potete venire qua da noi?" Chiede entusiasta mentre la vedo mangiucchiare il cannolo. "Davvero volete fare da voi a capodanno?" Josh chiede conferma come se non si aspettasse questa proposta. "Si papà. Ci farebbe piacere e in più così avremmo più tempo." Spiega. Josh accetta senza fare storie e anche i suoi amici, sono in forse gli Smith dato che probabilmente Mattia sarà a casa per capodanno.

Mi metto nello sdraio per godermi la brezza del tramonto quando Elena mi passa una birra fresca, lei ha uno dei suoi succhi multivitaminici e si siede nello sdraio accanto. "Ci pensi mai a come sarebbe andata se non avessimo fatto sesso in cella o se non ci fossimo visti a Praga?" Mi chiede. "Ci ho pensato quando ero in cella. Mi hai mandato quella cartolina con gli auguri, la conservo geloso, mi ero rassegnato a lasciarti andare perché non meritavi di certo una vita fatta con orari di visita e controllata a vista perché compagna di un mafioso. Quando sono evaso ci ho pensato se cercarti subito o meno, ma eri minorenne e io dovevo rimettere in carreggiata la mia vita così ho aspettato a cercarti. Ma sei piombata te nel mio ristorante e lì ho pensato fosse il segno del destino, dovevamo ritrovarci e non ti avrei più lasciata andare." Ammetto e lei ascolta rapita. "Posso vedere la tua patente?" Mi chiede, ho capito cosa vuole lei, vuole vedere delle mie foto alla sua età. "Vieni qui." Le dico e lei si piazza tra le mie gambe. Prendo il telefono e accedo ad una cartella su un cloud remoto. "Queste sono do quando avevo dai quindici ai diciotto anni." Le dico lasciandole il cellulare così che possa sfogliare le immagini.
In alcune sono davvero messo male, in altre si vede che ero proprio stronzo. "Lei chi è?" Mi chiede indicando una ragazza. "Lei era la sorella del mio amico, quella con cui ho perso la verginità, mi pare che tutti del nostro gruppo l'abbiano persa con lei." Le spiego e passa oltre con le foto, è arrivata a quelle in cui mi ero ripulito, ma avevo iniziato a tatuarmi. "Qual'e stato il primo tatuaggio?" Mi chiede mentre sfoglia le foto. "La carpa sulla spalla." Rimane sulla schiena, ma l'ha di sicura vista. Sfoglia le foto e non batte ciglio mentre io per alcune quasi mi vergogno. "Qui quanti anni avevi?" Mi domanda mentre io bevo un sorso di birra. "Li diciassette mi pare." Le rispondo. Sono a cavallo di una moto con solo un paio di bermuda addosso. "Eri un bel ragazzino." Commenta e mi fa piacere che già mi trovasse carino. "Ne hai qualcuna anche di quando eri più piccolo?" Mi chiede con gli occhioni verdi che mi scrutano dentro. "Si." Entro in un'altra cartella. Avrò avuto suoi nove o dieci anni in queste foto. Le scorre ammaliata. Gina la governante ci porta la cena sugli sdrai. Sta sera pesce al forno, è bene che Elena vari la dieta. "Come lo chiamiamo il bimbo?" Mi chiede a metà cena. In teoria dovrebbe essere il Don a decidere, ma mai e poi mai lascerei decidere a mio padre o mio fratello il nome di mio figlio. "Potrebbe piacerti Riccardo?" Le propongo. "Come Riccardo cuor di leone." Esclama anche se non so chi sia sto tizio. "No, Riccardo come mio nonno. Pensa che grazie a lui sarei potuto pure andare all'università, ma la maliavita era il mio mondo." Le spiego. "Eri legato a tuo nonno?" Mi chiede. "Non in particolare modo, era severo, ma a modo suo ci voleva bene." Dico calmo mentre lei dondola con la pancia appoggiata al mio petto.

"Mi piacerebbe che a Capodanno venissero gli Smith, Rose è l'unica figura femminile che ho e che non sia mia madre." Si è appena svegliata e già si preoccupa per capodanno. "Mi costa scendere a compromessi, ma se ti fa felice lì invitiamo e se c'è anche Mattia potrà venire anche lui." Pronunciare quel nome mi da fastidio, ma immagino voglia Rose per parlare della gravidanza e non posso negarle la vicinanza della signora. "Davvero sopporteresti Mattia qui a casa nostra per capodanno?" Mi chiede per essere sicura e io annuisco. "Grazie." Dice flebile perché sa che mi costa parecchio avere Mattia attorno a lei sopratutto.
Presumo abbia mandato un messaggio a suo padre per avvisarlo che gli Smith possono venire al completo.

"Hai una moto della Ducati qui?" Mi domanda Elena mentre passiamo per il garage a controllare la scorta di munizioni, presumo dovrò prenderne altre, ma è bene che mi tenga in mente quante ne ho già. Non posso permettermi di rimanere a corto perché vorrebbe dire esporre lei e il bambino al pericolo. Finché si trattava solo di me non mi importava più di tanto, ma da quando lei è con me è cambiato tutto il modo di pormi alla sua e mia sicurezza. "Si è la mia di quando avevo vent'anni. L'ho portata qua, ma non la uso molto. Non so nemmeno se vada in moto." Le dico mentre lei va a guardare la moto e io controllo le munizioni. Finito di controllarle chiamo Sejei della sicurezza e gli ordino di fare un restock bello abbondante. Torno da Elena. "Potremmo fare una foto di noi ora sulla moto in spiaggia, da appendere in casa." Mi dice e io non riesco a non accontentarla. Chiamo il fotografo locale e porto fuori la moto a mano.

Il fotografo prepara la spiaggia per fare qualche foto. "Niente maglietta, che si vedano i bei tatuaggi oltre al pancione." Salta su mia moglie alzandomi la maglietta per farmela togliere. Mi metto a cavallo della moto e la aiuto a salire sul serbatoio per stare di fronte a me. Si sta divertendo con la fotografa, ho preteso che venisse una donna perché poi voglio farle qualche foto più piccante da mettere in camera da letto. Mi sta usando peggio di un pupazzo, la sto lasciando fare dato che ride di gusto. Abbiamo fatto la foto al pancione da mettere in sala e quando le ho detto che saremmo andati in camera da letto c'è rimasta un attimo.

Finiscono di allestire il set di luci e lei esce dal bagno con solo l'intimo addosso, si vergogna un po', ma quando vede che ci sono solo io e la fotografa si tranquillizza. Si sdraia con me nel letto e le faccio il solletico, la fotografa scatta mentre io e Elena giochiamo tra le lenzuola.
Le tolgo il reggiseno e affondo la testa in mezzo al suo seno, mi sto eccitando cazzo. Le mordo le cosce formose coperte da un perizoma striminzito. Cazzo la prenderei ora qui nel nostro letto se non ci fosse la fotografa.

Pago la fotografa e le dico che passeremo nel pomeriggio per scegliere le foto, torno in camera dove mia moglie mi sta aspettando mezza svestita le bacio le gambe partendo dalla caviglia. "Teo, per favore." Mugugna. "Si scricciolo, dimmi cosa vuoi." Le dico con voce bassa. "Voglio fare l'amore Teo." Ansima e ancora non sono entrato dentro di lei. Mi sfilo i boxer e le tolgo le mutandine, entro dentro la sua intimità, la bacio ovunque mentre il suo corpo da piacere al mio e io do piacere al suo.
Mi tira i capelli, adoro quando lo fa, sento addensarsi il piacere, lei viene e io la seguo a ruota. Il bimbo sembra divertirsi quando facciamo l'amore, si muove e scalcia leggermente. "Gli piace già fare sesso." Commenta Elena mentre io le accarezzo il pancione. "Tranquillo, ti insegnerò come far felici le bambine." Sussurro e Elena mi guarda storto. "Be porterà nel letto una diversa ogni sera?" Mi chiede preoccupata. "Probabile, ma ovviamente gli insegnerò a stare attento a non combinare casini. A come farle impazzire di piacere." Le dico malizioso. "Tuo padre ti ha insegnato ad essere un puttaniere?" Mi chiede. "In realtà no, è stato più che altro l'ambiente in cui sono cresciuto. Mio padre non ha mai detto nulla sulle mie abitudini sessuali anche perché non le portavo mai a casa, le scopavo nei bagni dei locali o nel retro in un angolo appartato." Vedo che mi guarda shoccata, ma le ho promesso di dirle sempre la verità e questa è la verità. "Perché con me è stato diverso?" Mi domanda seria. "Ho un'altra età rispetto a quando facevo il puttaniere. In più ti amo e questa è la sostanziale differenza. Le altre non le ho mai amate, non provavo nulla per loro. Non me ne fregava un cazzo. Invece di te mi è sempre importato da quando non ti sei lasciata intimorire a colazione." Le rispondo accarezzandole la guancia, lei mi sorride. "Ti amo Teo."

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