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Esco assieme a Matteo nell'area adibita per l'ora d'aria. "Hai un marito fuori di qui?" Mi chiede e io scuoto la testa. "Sono un po' troppo giovane per avere un marito." Ridacchio. "Perché quanti anni hai?" Mi chiede curioso. "Diciassette." Lui sbianca e mi guarda allibito. "Non una parola di quello che abbiamo fatto stanotte con nessuno. Promettimelo." Glielo prometto, ma non capisco perché tutto sto allarmismo. "Perché ti preoccupi, tanto avrai qualche anno più di me massimo." Mi stringo nelle spalle e lui mi guarda storto. "Ho quasi trent'anni." Afferma secco. "Ah, bhe sei più grande di quanto pensassi." Ammetto. "Cazzo. Se si viene a sapere che ho scopato una minorenne mi fanno il culo." Inizia a dare di metto. "Ehi, non dirò nulla così sarai a posto." Affermo. "Se si venisse a sapere sarei etichettato come pedofilo ed è una delle etichette peggiori che possano esistere. Anche se sei consenziente." Lo rassicuro che non dirò nulla, oggi è la vigilia di Natale e entrambi la passeremo soli.

Torno nella mia cella preparandomi a passare la notte da sola e infatti Matteo non si fa vedere, mi addormento rannicchiata alla mia coperta che non tiene così tanto caldo come speravo, il corpo di Matteo mi scaldava e mi faceva sentire al sicuro.
Il giorno dopo a colazione Teo non c'è e non lo vedo nemmeno nella sua cella. Quel tipo che lo ha minacciato mi guarda soddisfatto mentre me ne sto per i fatti miei e ammiro il panorama dell'Etna innevato.

Nel pomeriggio finalmente vedo mio padre, è venuto a trovarmi e mi rassicura che dovrò aspettare altri due giorni, poi mi faranno uscire perché hanno messo il procuratore alle strette e la tipa ha confessato che io l'avevo avvisata degli scatti d'ira. "Perché nessuno si avvicina a me degli altri detenuti?" Chiedo curiosa. "Perché tutti sanno che con la famiglia Torricelli non si scherza, se ci danno fastidio non ci pensiamo due volte a farli tacere." Ammette severo e capisco che forse buona parte del mio carattere l'ho preso da lui. "Uno voleva allungare le mani, l'ho minacciato di fargliele tagliare. Si è ritratto subito." Mio padre si mette a ridere e mi assicura che ho fatto bene.

La sera Matteo torna nella mia cella dopo che non si era fatto vedere tutto il giorno. Lo vedo in faccia prima che spengano le luci e qualcuno lo ha pestato per bene. "Che ti è successo?" Chiedo mentre lui si mette vicino a me nella branda. "È stato quel bastardo dell'altra mattina. Stavo per venire da te, ma mi hanno chiuso in cella assieme a loro e puoi immaginare che notte io abbia passato."
Mi abbraccia e sento quella scossa lungo la schiena, mi giro e trovo le sue labbra.
"Scricciolo non possiamo, sbagliare una volta ok, ma ora che so che sei così piccola non posso." Mi ferma e io mi sento umiliata così mi giro e mi ranicchio con la coperta.
"Non hai niente che non vada, sei una bella ragazza, ma non posso." Mi accarezza la spalla. "Fa niente. Lascia stare." Sibilo per poi addormentarmi.

È la mattina di Natale e in carcere c'è una mezza atmosfera di festa. Non è come a casa, ma direi che può andare. Io e Matteo non ci parliamo da ieri sera e non ho intenzione di cedere. Mi sono sentita malissimo quando mi ha respinta. Lo evito anche durante l'ora d'aria o meglio lui evita me perché se ne sta dall'altra parte esatta rispetto a dove sono io, ma lo vedo che mi guarda e poi distoglie lo sguardo.
Nel pomeriggio ci fanno fare qualche attività in gruppo e io finisco con una tipa abbastanza acida che non spiaccica nemmeno una parola in italiano, solo dialetto.

"Buon Natale." Riconosco la voce di Matteo dentro la mia cella. "Buon Natale anche a te." Sibilo e poi chiudono le celle. L'ha fatto apposta, sapeva che le stavano per chiudere. "Sei sicura che lo vuoi? Io non sono il bravo ragazzo che ti viene a prendere sotto casa e ti porta al parco." Mi chiede e io rispondo che sono sicura. Mi sbatte al muro e mi bacia sul collo, mi morde la pelle. "Ci ho provato a starti lontano, ma cazzo è dall'altra notte che mi hai fottuto il cervello. Non lo dovrà sapere mai nessuno." Lo rassicuro che non lo saprà mai nessuno.
Mi fa mettere a cavalcioni e mi lascia prendere il comando, mi aiuta a calarmi sulla sua erezione. Gemo e mi guida nei movimenti. "Si così scricciolo. Cazzo sei bravissima." Ansima mentre mi porta sull'orlo del precipizio. L'adrenalina del proibito. Vengo ansimando. "Brava, sai che sei davvero bella quando ti lasci andare al desiderio." Sussurra mentre ci giriamo e mi ritrovo sotto. Continua a muoversi deciso e viene esplodendo dentro di me. "Sei una ragazzaccia ribelle." mi prende in giro prima di stringermi e farmi dormire accoccolata al suo petto. È il mio ragazzaccio almeno per ora.

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