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"Serjei, vieni dietro a me con la scorta al completo!" Urlo mentre aiuto Elena a salire nel pick-up. Non rispetto nessun semaforo e sto andando decisamente forte. Le si sono rotte le acque mentre eravamo in spiaggia al tramonto. Si contorce e forse aveva ragione lei, è giovane per avere figli. Mi stringe la mano, anzi me la stritola proprio ad ogni contrazione. Arrivo all'ospedale centrale dove lavora il ginecologo che ha fatto i controlli in questi mesi. Ivan prende la macchina e la va a parcheggiare mentre Serjei lo segue. Igor e Yuri invece sono dietro di me, Elena vuole camminare, ma non so quanto le faccia bene.

"A mia moglie si sono rotte le acque e siamo seguiti dal dottor Roca." Dico alla receptionist che fa arrivare un'infermiera con la sedia a rotelle, fa sedere Elena e ci fa strada verso le stanze del reparto neonatale. Ci indicano la stanza e aiuto Elena a sistemarsi sul lettino. "Torno tra poco col camice e col dottore, intanto può compitare questi documenti." Mi spiega la signora prima di sparire chiudendo la porta. La sicurezza farà il piantone davanti alla porta. "Ci siamo Teo." Biascica Elena tra una contrazione e l'altra. "Si scricciolo, ci siamo." Cerco di confortarla mentre compilo i documenti. Per fortuna i dati di mia moglie lì so ormai a memoria così non ho bisogno di chiederglielo sempre. Firmo i fogli della privacy e faccio firmare il suo a Elena.
Il dottore entra nella camera e fa spogliare mia moglie, gli reggo i vestiti, Serjei è andato a prendere la borsa che avevamo preparato, nella fretta non gli avevo detto di prenderla su.
Fanno indossare un camice a Elena e il dottore mi informa che è il momento di fare l'epidurale così che non senta troppo dolore. Annuisco e aspetto che tornino cercando di tranquillizzare Elena.

Fatta la puntura il dottore ci avvisa che possiamo solo aspettare che si dilati, potrebbero volerci ore e mi dice anche se vuole camminare o usare la palla va benissimo. Serjei è tornato con il borsone e io prendo l'iPad, chiamo Giovanni così che sappia la buona notizia praticamente in diretta. "Ciao papà." "Ciao Don." Lo salutiamo e lui ci saluta assonnato, probabilmente in Italia è notte fonda. "Ma dove siete?" Ci chiede. "In ospedale perché tuo nipote ha deciso che sta sera vuole uscire." Lo prendo in giro e Elena mi da un buffetto sulla spalla. "Davvero sta nascendo?" Domanda improvvisamente sveglissimo. "Si, mi si sono rotte le acque. Mi hanno fatto la punturina magica e ora possiamo solo aspettare." Gli spiega sua figlia mentre io controllo che la scorta sappia esattamente cosa fare.

Le ore passano, Elena dondola sul pallone di gomma, mentre l'infermiera entra e la fa stendere di nuovo per controllare la dilatazione, dice che ormai ci siamo, do una sbirciata e cazzo se è dilatata, di solito è strettissima. "Potrei andare in bagno?" Chiede con l'infermiera che annuisce. Aiuto Elena seguendola nel caso avesse un cedimento delle gambe, si mette a sedere, ma l'infermiera la ferma subito perché è il bimbo che sta nascendo, la prendo in braccio e la metto sulla sedia, l'infermiera ci porta veloci in sala parto dove l'ostetrica ci sta già aspettando. Sono molto efficienti in questo ospedale. "Ok Elena, appena sentirai una contrazione dovrai spingere." La avvisa, le tengo la mano mentre Elena inizia a sudare, in poco è completamente in un bagno di sudore. Le contrazioni sono ravvicinate e lei ad ognuna spinge, vedo come gli si gonfiano le vane nel collo e come stritola la mia mano. "Un ultima spinta tesoro e poi ci siamo." La rassicura la tipa. Elena riprende fiato e mi guarda oserei dire che abbozza quasi un sorriso. Spinge mettendoci tutta se stessa e sento strillare da là sotto. L'ostetrica controlla il bimbo e lo pulisce bene per poi metterlo in braccio a Elena. È davvero fantastico, non riesco a trattenere le lacrime, di solito non mi faccio mai vedere in questi momenti di debolezza. "Stai piangendo Teo." Se n'è accorta. "Si scricciolo, ma piango perché sono felice." La rassicuro e lei mi accarezza la guancia. Mi asciugo così da non far rimanere traccia delle mie emozioni trapelate.

Elena sta dormendo beata quando entra l'infermiera con il bimbo nel lettino. "Lo vuole addormentare lei? In più dovrei sapere il nome del bimbo." Mi avvisa mentre me lo sistema sul braccio a pancia in giù. "Il nome è Riccardo Bellamonaca. Cosa dovrei fare?" Le domando impacciato. "Lei cammini per la camera e lo dondoli leggermente vedrà che dormirà beato come la madre. Appena si sveglia sarebbe meglio che facesse mangiare il bimbo." Mi istruisce e io faccio come detto. Chiamo dentro alla camera Serjei, nel caso Elena abbia bisogno per tirasi su. "Se la sta cavando bene per essere appena diventato papà signore." Mi dice il russo mentre io dondolo leggermente mio figlio che sembra dormire bene in effetti. "Tu sei padre Serjei?" Gli domando, non parliamo mai molto, ho sempre mantenuto un rapporto prettamente di lavoro con la sicurezza. "Si, un maschio e due femmine. Può stare anche seduto e quando si è addormento di solito io li mettevo sulla spalla, lì dormono sempre che è un piacere." Mi suggerisce e così mi metto a sedere e facendo molto piano appoggio Riccardo al mio pettorale e alla spalla, lo tengo saldo e lui dorme come se non ci fosse domani. "Grazie Serjei." Lui annuisce e si siede accanto a me, nel caso Elena abbia bisogno.

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