28.

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Nessun rumore si avvertiva da dietro la porta, ma mi allontanai lo stesso.

Sapevo bene di non dover perdere tempo ma era come se qualcosa mi impedisse di entrare.

Ryan era li insieme a me, aveva estratto una forcina dalla tasca e stava cercando di far scattare la serratura, io non riuscivo a smettere di tremare.

Il resto dei ragazzi era sotto la scalinata pronto a scattare, tesi come non mai.

Si udii un crac improvviso dalla maniglia che mi fece sobbalzare, mentre il ragazzo accovacciato si alzó soddisfatto.

<<È tutto pronto. Tu sei pronta?>>

Per Eve...lo sto facendo per Eve.

Presi un bel respiro poggiando la punta delle dita sul legno laccato della porta, esercitai una leggera pressione spingendola ed entrai.

A dispetto di quel che pensasse Carter, di quella casa mi era noto solo l'ingresso spazioso seguito dal soggiorno, che dall'ultima volta non era cambiato neanche di una virgola.

Tutto sembrava perfettamente in ordine, come se quella parte dell'abitazione non fosse molto praticata.

Le luci spente e il silenzio persistente non contribuivano a calmare l'ansia crescente mentre sfilavo prontamente il telefono dalla tasca dei jeans.

Al di la del soggiorno si trovavano altre due stanze l'una di fronte all'altra, entrambe sembravano essere deserte quanto ordinate.

Salii la rampa di scale che portavano al piano superiore, tenendo le orecchie ben aperte, il cuore stretto in una morsa.

Anche il piano di sopra sembrava silenzioso, ma la sensazione che mi dava era completamente diversa.

Tutte le stanze erano chiuse.

Una nuova ondata di panico mi pervase mentre mi arrischiavo ad aprire la prima porta a destra.

Lo spettacolo che mi si presentava davanti era talmente orrido che dovetti ricordarmi più volte di respirare.

Quella che al principio doveva essere una camera da letto appariva come un cumulo di mobili capovolti e cocci dappertutto.

Gli occhi mi bruciavano e mi costrinsi a richiudermi la porta alle spalle bloccandomi all'improvviso.

Notai una luce uscire da sotto lo stipite della seconda porta che mi diede la conferma che la luce di quella stanza fosse accesa.

Un barlume di speranza mi spinse a bussare senza ottenere risposta.

<<C'è qualcuno?>>

Non ricevetti nessuna risposta.
Entrai, rimanendo paralizzata all'istante.

Quella stanza, che sarebbe dovuta essere il bagno, era ridotta peggio della prima, l'enorme specchio vicino alla doccia era in frantumi.

Li, proprio davanti a me, accanto il lavandino, una ragazza dai capelli appiccicaticci e i vestiti completamente inzuppati giaceva rannicchiata dondolandosi avanti e indietro.

Alzó lo sguardo infossato verso di me, la palpebra del suo occhio destro era livida e gonfia e il labbro tagliato sanguinava abbondantemente.

Resistetti all'impulso di strillare mentre mi precipitavo verso di lei, noncurante dei pezzi di vetro sparsi ovunque sul pavimento.

Apriva e chiudeva la bocca senza trovare la forza di parlare ma da come mi guardava, intuii mi avesse aspettato con urgenza.

<<Eve, ascolta...>>

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