EPILOGO

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"RYAN ALLEN E LO SCANDALO DEI RIDDANCE GARAGE: il chitarrista lascia la band durante il Gran Tour"

"RYAN ALLEN E NICOLE MCCARTNEY: possibili motivi della rottura"

"RG: APERTE LE AUDIZIONI? Intervista al produttore Nathan Perez"

"RIDDANCE GARAGE: Teorie cospiratrici e ipotesi dei fan"

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L'aria di New York non mi era mancata per niente.
Era come se le ultime settimane trascorse fossero state un sogno e mi fossi svegliata cadendo dal letto.

Traffico, smog, frenesia, i rumori della città che non dorme mai.
L'appartamento di Carter puzzava di chiuso, il frigo era vuoto, gli strumenti impolverati.

Eve ci aspettava davanti la porta, sorridente come al solito, in forma come non mai.
Si lanciò tra le braccia del suo ragazzo prendendo la rincorsa.

La cameretta in cui dormivo era impregnata di ricordi, così tanti che ne sentivo ancora in bocca il sapore.

Mi sedetti sul letto piantando i gomiti sulle gambe, la testa fra le mani.
C'erano tante cose a cui pensare, Nathan non era affatto contento e la stampa non aveva pietà.

Le voci sulla partenza di Ryan avevano fatto scalpore, al punto che il produttore stava pensando di trasferirci in un quartiere più sicuro.

Alla produzione non era mai piaciuto il fatto che vivessimo ancora a casa di Carter nonostante il nostro successo, ma noi insistevamo a trovare sempre buoni motivi per rimanere li.

Sapevo che prima o poi le cose sarebbero cambiate e la fama mi stava pian piano mostrando l'altra faccia della medaglia.

Totale assenza di privacy.

Mancava poco, infatti, perché i paparazzi scoprissero il nostro indirizzo e ne io ne i ragazzi avevamo nuove scuse a portata di mano per restare in quella casa.

Da parte mia c'erano solo ricordi che non vedevo l'ora di lasciarmi alle spalle.

Trovai i due seduti al tavolo presi da un'accesa discussione sulle prove e la qualità degli strumenti, presi posto anche io.

<<Dobbiamo davvero aprire le audizioni?>> mi chiese Carter.

<<Non credo ce ne sia bisogno. Non mi costa nulla cantare e suonare. Posso prendere io il suo posto.>>

Nessuno si era più azzardato a pronunciare il suo nome dopo quella sera, almeno in mia presenza.

La mano di Eve si strinse attorno al mio braccio come se mi avesse letto nel pensiero.
Mi sforzai di sorriderle.

<<Bene, dovremmo proporlo a Nath.>>

<<Sam e Jody sono al garage. Ci andiamo?>>

Ebbi un sussulto che non passò inosservato.
Il Garage... il posto in cui non avrei mai avuto il coraggio di tornare, dove non avrei potuto ignorare i ricordi, che mi avrebbero torturata fino ad uccidermi.

<<Andate voi.>> mi schiarii la voce cercando di riprendermi.

<<Posso dire ai ragazzi di venire qui se vuoi, Nick.>>

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