15.

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Mi girai di scatto e per un secondo il mio sguardo incrociò il suo, poi aprii con forza la porta scappando fuori, per fortuna non mi seguì.

Mi rifiutavo di credere di essere così sfigata da ritrovarmelo tra i piedi in qualsiasi situazione.

Per quanto mi sforzassi non riuscivo ad immaginare qualche collegamento tra Carter, un uomo che viveva in un appartamentino e suonava in una band.

Fu a quel punto che le parole di Luke riaffiorarono di colpo nella mia testa.

"Ryan aveva anche le prove con la band"

Gli spartiti, le chitarre, la canzone che doveva scrivere.
Era tutto chiaro, una brutta coincidenza, di quelle che si vedono solo nei film.

Che guarda caso era capitata a me.

Lungo il tragitto fino a casa cercai in tutti i modi di non pensare a nulla, al fatto che, data la mia settimana di assenza senza preavviso, fossi stata licenziata, o al fatto che non avrei più visto Eve con la stessa frequenza di prima.

Tenevo troppo a lei per perderla, e mi sembrava davvero strano il fatto che, durante questa settimana, non si fosse chiesta il motivo della mia assenza e non mi avesse cercata in alcun modo.

Arrivata a casa decisi di chiamarla, non avevo più saputo nulla riguardo il trasferimento e la sua vita con Matt.

Quell' uomo mi aveva sempre trasmesso una strana inquietudine, come se nella sua perfetta eleganza e galanteria si nascondesse qualcosa di losco.

Non si poteva certo dire che non fosse un bell' uomo, dal volto serio e una leggera barbetta curata, ma non sembrava affatto il tipo di Eve, che amava la follia e il divertimento.

Mi rispose una voce piatta e maschile che mi fece sobbalzare dalla sorpresa.

<<Con chi parlo?>>

<<Scusi, questo non è il telefono di Eve Leen?>>

<<Chi la cerca?>>

<<Sono...o meglio ero una sua collega, vorrei parlare con lei>>

Il fatto che stesse rispondendo al suo posto alimentava i miei sospetti.

Finalmente rispose la voce che avrei voluto sentire fin dall' inizio.

<<Nicole? Sei tu?>>

<<Ciao Eve.>>

<<Allora, come va a lavoro senza di me?>>

Mi bloccai confusa, mi stava ponendo la stessa domanda che avrei dovuto farle io.

<<Non capisco. Ti hanno licenziata?>>

<<N...no Nicole, ho lasciato il lavoro di mia volontà. Pensavo ti fossi accorta della mia assenza.>>

Adesso ero davvero confusa.

<<Mi sembrava strano che non mi avessi più chiamata.>>

Non sapevo esattamente cosa dire e come reagire davanti ad una situazione del genere.
Eve aveva sempre considerato il Roxy come la sua seconda casa, aveva iniziato a lavorare li molto più tempo prima di me.

Per non parlare della sua profonda amicizia con Giuly e il suo rapporto con i clienti.
Non c'era motivo perché dovesse licenziarsi.

<<Devo andare Nick, ci sentiamo.>>

Fu in quel momento che realizzai di essere completamente sola.
Avevo perso ogni singola persona per la quale valesse la pena ogni singolo sacrificio.

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