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<<Alcune cose, una volta che le hai amate, diventano tue per sempre. E se tenti di lasciarle andare, fanno solo un giro e tornano da te. Diventano parte di te...>>

Daniel recitava a voce alta, in piedi su un piedistallo improvvisato con un enorme masso di pietra trovato in un angolo isolato del nostro solito cortile.

<<O ti distruggono.>> conclusi per lui, chiudendo la sua raccolta di poesie e citazioni.

<<Giovani ribelli. Adoro quel film.>> scese dal grosso masso con un salto rivolgendomi un inchino per l'interpretazione.

Fece un giro su se stesso guardandosi intorno, come se potesse catturare la scena con i suoi occhi da sognatore ed imprimerla nella sua mente per sempre.

<<Allen Ginsberg, miglior poeta di tutta New York, fottutissimo genio, torna sulla terra e insegnami i tuoi segreti!>> urlò allargando le braccia e alzando la testa verso il cielo come gesto teatrale.

Non riuscivo a smettere di ridere, lo guardavo dal basso, seduta a gambe incrociate sull'asfalto.
Aspettavamo sempre il tramonto così, lui straparlava e io amavo ascoltarlo.

<<Non credi di sopravvalutarlo un po'? O sei solo di parte perché l'attore che lo interpreta si chiama come te?>> gli chiesi tra le risate.

Lui si portò una mano al petto addolorato.
<<Mi ferisci, conoscevo quel poeta da prima che uscisse il film.>>

<<Immagino che la tua ammirazione sia dovuta alla sua "trasgressività".>> ipotizzai.

<<Beh si, se aggiungi il fatto che le sue poesie sono state bandite e ritenute scandalose solo perché omosessuale e fu rinchiuso in un ospedale psichiatrico.>>

Appuntava sul suo quaderno pensieri su pensieri, disegni di ció che lo incuriosiva, frasi, di tutto e di più, per poi farmi il resoconto settimanale delle sue riflessioni, e io nel mio piccolo gli parlavo delle mie.

<<Hai mai amato qualcosa così tanto da lasciare che ti distruggesse?>> gli chiesi guardandolo mentre prendeva posto accanto a me.

<<No, ma ne ho amate molte abbastanza perché diventassero mie per sempre.>> mi rispose sistemandosi gli occhiali squadrati sul naso.

<<Se non vuoi che ti distruggano, non devi allontanartene>> continuó guardando il cielo ancora chiaro.

<<E se ti trovassi costretto a lasciarle andare?>> presi a tracciare il suolo sotto di me con la sua matita.

<<Vivrai una vita soffrendo per il loro bene.>>

Il sole iniziò a calare colorando i nostri volti, schiarendo i nostri capelli, mostrandoci che nonostante tutto, anche solo guardarlo, poteva diventare un modo per andare avanti.

————

<<No! No! Nicole, mi dispiace ma non ci siamo proprio.>>

Era la terza volta che il produttore mi interrompeva facendomi ricominciare da capo, ero stanca e stavo iniziando a perdere concentrazione.

<<Riparti, voglio una voce più roca, più bassa. Cerca di fare meglio perché stai rallentando tutti.>>

Strinsi forte l'impugnatura del microfono, mordendomi la lingua per non rispondere male all'unica persona che si era offerta di prenderci sul serio.

Guardai Carter da dietro il vetro, "puoi farcela" mimava con le labbra, chiusi un attimo gli occhi ricominciando con la prima strofa.

Cantai guardando l'amico dagli occhi azzurri in cerca di un volto che non fosse quello esigente di Nathan.
Ma presto alla destra di Carter, trovai anche Ryan.

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