60.

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RYAN'S POV

Quando sei solo, il tempo scorre sempre a rilento.
Guardi le lancette dell'orologio sperando si muovano ma sembra sempre si blocchino sotto il tuo sguardo.

Non riesco a smettere di muovere la gamba, va avanti da ore, non provo a fermarla, non provo a tenere lontani i pensieri, ne sono schiavo da tempo.

Ho sempre odiato l'azzurro.
Odio le mani sulla faccia.
Odio i sorrisi.

A volte mi chiedo cos'è che invece mi rende felice, cos'è che mi fa stare bene.

Qualunque sia la risposta, non credo abbia importanza.
Tutto quello che ho avuto il coraggio di amare, mi è stato tolto.

Non sono destinato ad amare.

Le lenzuola emanano il suo profumo, mi prendo del tempo per imprimerlo nella mia mente, voglio imparare a riconoscerlo, a ricordarlo.

Di nuovo un lampo di luce azzurra.
Precipito dal letto.

I suoi occhi non mi abbandonano mai realmente, vivono con me, mi sento osservato.
Copro la faccia con le mani, sono anche li, mi guardano.

Papà, ha cercato di uccidermi!

A quanto pare ha fallito anche sta volta.

Tobias non perdeva mai la pazienza.
Insieme a lui, il ricordo del fuoco che brucia, il dolore atroce, la sua felicità.

A volte mi chiedo se non sia diventato come lui.
Le lacrime di Nicole e di Kayla prima di lei.
Mi sentivo come lui, mi sentivo potente.

Provo ad alzarmi dal letto, la testa mi gira.
Altro lampo azzurro.
Gli occhi di mia madre stonano sul suo viso, lui non li merita.

La sua voce perfora i timpani dall'interno, non c'è modo di liberarsene.

Debole. Sei un debole.

Sento bussare, ho chiuso a chiave e non intendo aprire.
Sento la sua voce da dietro la porta.

<<Ryan! Apri la porta!>>

Non le ho mai detto nulla, non deve sapere.
Lei non deve sapere.

<<Ryan. Sono io! Ti prego apri.>>

Ha parlato con Carter, sa tutto.

Carter ha sempre pensato che io sia stupido.
So delle minacce, so di Tobias, so di mio padre.
Non scioglieranno il gruppo, ma faranno a meno di me.

Apro la porta.
I suoi occhi sono umidi, il viso arrossato, sta piangendo.

Sei un debole.

Avvolge il mio collo con le sue braccia, la respingo.

Debole.

<<Che significa?>>

Sta indicando la valigia aperta sul letto, la sposto e la faccio stendere accanto a me.
Ma lei torna seduta, non sarà facile.

<<Ryan, che significa?>>

Non rispondo. Non ne ho mai avuto bisogno con lei.
Ha sempre saputo interpretare tutto di me, soprattutto il silenzio.

<<Sai tutto.>>

Si, Nicole. Io so tutto. Sei tu che devi starne fuori.

Mi prende la mano, me la stringe, continua a piangere.

<<Possiamo trovare una soluzione. Non pensarci nemmeno. Io non ce la farei senza di te, Ryan. Troveremo un modo.>>

Mi fa male, ma mollo la presa.
Non c'é soluzione, non deve passare quello che ho passato io, non deve più avere a che fare con nessuno della mia famiglia.

•I'M A DISASTER•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora