5.

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Mi svegliai con la schiena a pezzi e le braccia intolensite che poggiavano sul freddo legno della scrivania.

Di fronte a me c'erano più quaderni e schede del dovuto, il che fungeva da promemoria riguardo ciò che stava succedendo nella mia vita, che non era mai stata più squallida di così.

A scuola la solita affluenza di persone rendeva difficile individuare i miei amici, il che divenne del tutto impossibile quando una figura tanto alta quanto cupa coprì completamente la mia visuale.

Aspettava di fronte a me con le braccia conserte.

Notai a malapena la sua espressione accigliata, completamente persa dell'indumento che indossava con tale disinvoltura.

Quella stessa felpa nera...quello stesso logo stampato su di essa.

L'immagine del volto di mio padre si proiettò nella mia mente come una fotografia.
La sua voce così reale che sentii il bisogno di voltarmi per accertarmi che non fosse davvero lì.

Fu lo schiocco delle sue dita a riportarmi alla realtà.

<<Hai usato la mia roba per caso? Sembri un po' fatta.>>

Non avrei mai immaginato che quel ragazzo conoscesse l'ironia.
Nonostante il tono divertito lo sguardo era duro, come se qualcosa lo distraesse.

Cercando di essere quanto più discreta possibile gli porsi lo zaino con tutto ciò che conteneva e che avrebbe potuto costarmi l'espulsione.

Lui lo prese al volo posizionandoselo sulle spalle, facendo per andarsene rivolgendomi con noncuranza un saluto militare.

<<Per la prossima volta, non voglio essere coinvolta in queste cose.>> sapeva mi riferissi al sacchetto trovato in una delle tasche.

<<Avresti potuto approfittarne.>>

<<Sai che potrebbero espellerti, vero? Potresti finire in prigione.>>

Non che mi importasse qualcosa della sua carriera scolastica, anzi, avrei potuto trarre vantaggio da una sua possibile espulsione.

<<Non aspetto altro.>> rispose con un'alzata di spalle.

Avrei voluto chiedergli cosa avesse deciso riguardo alla mia situazione ma non ne ebbi la possibilità dato che poco dopo ci raggiunse Kayla.

Si fermò a pochi centimetri da noi, osservandoci confusa.

<<Che strano vedervi parlare. Sto sognando o cosa?>>

Lui giró i tacchi andandosene come se nessuno avesse parlato, sentivo la rabbia per il suo comportamento crescere ogni minuto di più.

<<Abbiamo solo chiarito tutta la storia della scommessa.>> le spiegai.

Ma lei non ascoltava, lo sguardo ancora rivolto al ragazzo girato di spalle.

Corsi incontro a Brent che stava venendo verso di noi ringraziando il cielo per il suo tempismo perfetto.

<<Problemi?>> chiese notando la mia espressione.

<<No, ti stavamo aspettando. Entriamo?>>

Proprio in quel momento sentemmo la campanella suonare e fui pervasa dal solievo.
Fui la prima ad allontanarmi dai ragazzi entrando in classe.

Avevo necessariamente bisogno di isolarmi.

Dopo la lezione era prevista un'ora buca, andai dritta in biblioteca in cerca di tranquillità.

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