Tutto attorno a me non smetteva di girare, non vedevo altro che luci intermittenti e facce sconosciute, mani sfioravano il mio corpo che si muoveva a ritmo con la musica in preda all'adrenalina.
Mi cadde la bottiglia di vetro che avevo in mano frantumandosi, non riuscivo a smettere di ridere.
All' improvviso le gambe non ressero più il peso del mio corpo e caddi in pista godendomi la sensazione di leggerezza senza pensare a nulla, li sdraiata in mezzo a tanti sconosciuti.
Delle braccia che non riconobbi mi sollevarono da terra, erano ricoperte da strani tatuaggi e catenelle di metallo intorno ai polsi.
"Figo" pensai, o forse lo dissi ad alta voce perchè il ragazzo dal volto sconosciuto sorrise lievemente, sembrava preoccupato e mi chiedeva quanto avessi bevuto.
Aveva i lineamenti marcati e due grandi occhi blu, i capelli castani rasati ai lati, al centro erano tirati in alto.
Fu l'ultima cosa che vidi prima di addormentarmi o penso sia andata così perché di ciò che successe dopo non ricordai più nulla.
Mi svegliai in un letto che non era il mio e mi alzai di scatto, tanto che la mia testa iniziò a pulsare.
Mi trovavo in una stanza minuscola senza finestre, spoglia dalle pareti bianche e i mobili del medesimo colore.
Indossavo ancora gli stessi vestiti di ieri, macchiati di non ricordo cosa.
Mi premetti la fronte con una mano sperando di trovare un po' di solievo dal senso di nausea.
Poco dopo entrò nella stanza il ragazzo che la sera prima aveva evitato che facessi una brutta fine.
<<Ah, ti sei svegliata! Pensavo fossi morta.>>
Aveva la voce molto profonda per essere quella di un ragazzo e infatti guardandolo bene realizzai non era affatto un ragazzo...era un uomo sulla trentina.
<<Che ore sono? Chi sei? Dove mi trovo? Cazzo, la mia testa.>>
Non essendo più sotto effetto dell' alcol, i pensieri che mi torturavano tornarono tutti.
Dovevo andarmene da li, cercai di alzarmi ma il mio corpo non collaborava e mi risedetti sul letto mentre lui mi raggiungeva.
<<Vacci piano, hai passato la notte a vomitare, fossi in te resterei a letto ancora un po'.>> disse ridendo mentre io avrei solo voluto sprofondare dalla vergogna.
<<Ora risponderò alle tue domande. Sono le due del pomeriggio, io mi chiamo Carter e ti trovi nel mio appartamento. Posso sapere come ti chiami?>>
Se non altro era gentile.
<<Sono Nicole. Ti ringrazio per ieri.>>
Glielo dovevo, mi aveva aiutata senza neanche sapere chi fossi.
<<Non ringraziarmi, un altro solo bicchiere e saresti finita in coma etilico. Cosa ti è passato per la testa?>>
Non risposi, non sapevo neanche perchè l'avessi fatto, dopo essere uscita correndo dalla casa di Brent, ero rimasta a piangere per mezz' ora nella strada accanto, trovandomi non so come nel pub più vicino.
<<Sei stata fortunata, ero li per caso quando ti ho vista. Non capita tutti i giorni di vedere una liceale in un postaccio del genere alle quattro del mattino.>>
Mi stava davvero facendo la predica?
Non ero tenuta a raccontare i miei problemi ad uno sconosciuto, nonostante fosse grazie a lui se non mi trovavo ricoverata in qualche ospedale per una lavanda gastrica.
<<Ho un po' di problemi personali, non avrei dovuto fare ciò che ho fatto, è stato rischioso.>>
<<Ti ho portato queste.>>
Aveva in mano delle compresse ed una bottiglietta d'acqua.
<<Ti aiuteranno contro la nausea e il mal di testa, puoi stare qui fino a quando non ti sarai ripresa. Tra un po' il mio gruppo si riunirà qui per suonare, se ti da fastidio la musica dico a tutti di trovare un altro posto.>>
Era così premuroso che quasi non mi sembrava vero, eppure dall' aspetto sembrava essere un tipo abbastanza tosto.
<<Tra un po' tolgo il disturbo, grazie ancora.>>
Lo vidi uscire e ingoiai una pasticca bevendo dell' acqua.
Mi stesi di nuovo sul letto aspettando facesse effetto.
Pensai alla piega che avesse preso la mia vita senza preavviso, le parole di Brent tornavano chiare nella mia mente ignorando i miei tentativi di scacciarle.
"Ti ho sempre seguita dopo la scuola e vedevo che entravi sempre nello stesso bar"
"E poi vedevo entrare Ryan dopo di te, così ho pensato che uscivate insieme."
"Quando un pomeriggio ti ho visto andare a casa sua non ci ho visto più dalla rabbia".
"Ero incazzato per il fatto che avessi così poco rispetto per te stessa da uscire con quello, ho scritto l'articolo per vendicarmi, è stato stupido da parte mia."
Ryan era stato l'unico a capire tutto in tempo.
A distogliermi dai miei pensieri furono delle voci che provenivano da fuori e immaginai fossero i ragazzi di cui parlava Carter.
Notando con sollievo che il mal di testa era passato, decisi di uscire, volevo andare a casa e fare una doccia, dovevo avere un aspetto davvero orribile.
Cercai Carter per salutarlo ma non lo trovai, così puntai direttamente all'uscita.
Percorrendo il corridoio mi accorsi che le voci provenivano da una stanza alla mia sinistra, la porta non era completamente chiusa così cercai di non farmi vedere mentre ci passavo davanti.
Velocizzai il passo verso quella che doveva essere la porta d'ingresso cercando di andarmene da li al più presto quando una voce familiare mi inchiodò sul posto.
<<Nicole?>>
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•I'M A DISASTER•
Novela JuvenilQuando Ryan Allen entró al Roxy Bar, Nicole non aveva ancora idea di cosa il destino avesse in serbo per lei. Il suo più grande segreto nelle mani del più stronzo manipolatore della Dalton High School, tormentato da un passato responsabile della sua...
