Mi aggrappai con tutte le mie forze alla speranza che si trattasse solo di un incubo.
Che prima o poi mi sarei svegliata tirando un sospiro di sollievo.
Avevo la sensazione di stare precipitando nel vuoto, con la consapevolezza che di li a poco sarebbe arrivato lo schianto contro il suolo.
Mi guardava confuso indugiando sulla mia divisa, cercava un possibile collegamento tra la mia immagine e il contesto generale.
Mi accorsi del suo disagio dal modo in cui apriva e chiudeva la bocca, in cerca di qualcosa da dire.
Profonde occhiaie ne segnavano il volto cereo messo in risalto dalla felpa nera e dai capelli del medesimo colore, apparendo nell' insieme non del tutto in forma, quasi trasandato.
<<Ciao.>>
Fu tutto quello che riuscii a dire mentre la sua espressione passava dallo stupore alla delusione.
<<Guarda chi c'è. Nicole McCartney della Dalton Hight School.>>
Dovevo ancora decidere se ritenermi onorata o spaventata dal fatto che ricordasse il mio nome e lo avesse appena pronunciato per intero.
Non ero ancora abituata al fatto che mi rivolgesse la parola, sebbene il suo tono fosse annoiato come al solito.
<<Vivo in un ambiente di ipocriti, ma tu senza dubbio hai superato le mie aspettative.>>
<<Non è come sembra.>>
<<Non è mai come sembra, mi pare che tu ne sia la prova.>>
Portò una sigaretta alla bocca e fece per accenderla riportando lo sguardo alla mia divisa.
<<Non puoi fumare qui.>>
Avevo altro di cui preoccuparmi in quel momento, ma quella fu la prima cosa che mi venne in mente a forza di ripetere la stessa frase a tutti i clienti.
<<Credi di essere nella giusta posizione per dare ordini?>>
Ovviamente la sua, era una domanda alla quale non occorreva una risposta.
Mi preparai mentalmente all' idea di dover scendere a patti con lui.
<<Ti prego solo di non farne parola con nessuno.>> azzardai a chiedergli.
Le sue labbra formarono un sorriso di scherno ed emise un suono gutturale simile ad una risata.
<<Perché dovrei?>> chiese.
<<Te lo chiedo come un favore.>>
Non mi ero mai sentita così patetica.
<<Non faccio favori se non ricambiati.>>
<<Se vuoi soldi in cambio...io non posso darti nulla.>>
<<Questo mi sembra abbastanza chiaro.>>
<<Allora cosa vuoi da me?>> chiesi esasperata.
Lui si alzò da terra quasi controvoglia e fece un passo verso di me.
Lo vidi afferrare uno zaino buttato in un angolo, del quale mi accorsi solo in quel momento e porgermelo con un movimento svogliato.
<<Non lo so ancora. Potresti fare un po' di questa roba per me, mentre ci penso. Che ne dici?>>
Ecco di nuovo quel sorrisetto di scherno che deformava il suo viso facendomi ribollire il sangue nelle vene.
Presi lo zaino riluttante, iniziando a realizzare come sarebbe stata la mia vita, ora che mi trovavo alla completa mercè di quello stronzo.
<<È stato un piacere.>> disse avviandosi verso la porta.
Aspettai qualche minuto prima di uscire, sperando che se ne fosse già andato.
Dietro la porta del bagno ad aspettarmi c'erano Eve e Ren che sospirarono appena mi videro.
<<Pensavamo fossi morta li dentro!>>
<<Ho solo avuto un contrattempo.>>
<<Va tutto bene? Di chi è quello zaino?>>
<<È mio. Vado a posarlo nello spogliatoio.>>
Era successo tutto in così poco tempo da non darmi il tempo di metabolizzare.
Mi trovai a stringere così forte il pugno da far diventare le nocche bianche.
Non sarebbe dovuto succedere. Avevo programmato orari e impegni con massima cura, ma ora tutto rischiava di saltare in aria.
Non riuscivo ad accettare l'idea che da quel momento la mia reputazione dipendesse da Ryan, il ragazzo da cui tutti si tenevano a distanza di sicurezza.
Scavavo nella mia mente in cerca di un modo per uscirne, una soluzione, qualsiasi cosa, ma il fatto che nessuno sapesse nulla della mia vita privata non aiutava per niente.
Ero sola e non potevo parlarne con nessuno.
Entrando in sala vidi il solito cliente, vestito di tutto punto, sporgersi al bancone della cassa per parlare con Eve, che sapeva la stessi guardando ma evitava appositamente di ricambiare lo sguardo per non scoppiare a ridere.
Finimmo di lavorare davvero tardi e di solito non mi sarebbe dispiaciuto camminare di notte lungo le strade di New York verso la metro più vicina.
Quella sera però, a disturbare la quiete generale era la consapevolezza che tutto sarebbe cambiato da quel momento in avanti.
Non potevo permettergli di rovinare tutto quello che ero riuscita a costruire, il terrore dell' abbandono continuava a perseguitarmi rendendo inutile qualsiasi cosa facessi per non pensarci.
————
La mia camera era molto piccola.
La parete centrale interamente coperta da CD che avevo attaccato pazientemente all' età di dodici anni, così come i poster delle mie band preferite che coprivano le pareti rimanenti senza lasciarne vuoto neanche un centimetro.
Poggiai lo zaino sul letto e lo aprii con cautela estraendone libri e quaderni.
Quando fui sicura che la tasca centrale fosse vuota, feci lo stesso con le tasche più piccole.
In una di esse toccai con le dita quello che a primo impatto sembrava essere un sacchetto di plastica.
Solo dopo averlo estratto riconobbi la polverina bianca al suo interno.
Avrei dovuto aspettarmi una cosa del genere da uno come lui, mi sarebbe piaciuto vedere la faccia di Kayla al mio posto.
Immagino debba essere brutto scoprire che il proprio ragazzo faccia uso di sostanze stupefacenti.
Riposi tutto esattamente com'era nascondendo lo zaino sotto il mio letto.
E con tutta la pazienza del mondo, mi sedetti alla scrivania, pronta a studiare per due.
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•I'M A DISASTER•
Genç KurguQuando Ryan Allen entró al Roxy Bar, Nicole non aveva ancora idea di cosa il destino avesse in serbo per lei. Il suo più grande segreto nelle mani del più stronzo manipolatore della Dalton High School, tormentato da un passato responsabile della sua...
