12.

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<<Nicole, è una settimana che stai a casa e non fai altro che dormire. Per quanto ancora hai intenzione di continuare così?>>

<<Lasciami in pace.>>

Non alzai lo sguardo ma dal modo in cui chiuse la porta, capii che non era affatto contenta.
Immagino doveva essere strano per mia madre vedermi in quello stato.

Fu il campanello che mi costrinse ad uscire dalle coperte trovando Alex sulla soglia con una valigia sotto il braccio, gli occhi lucidi e una faccia sconvolta.

<<Lunga storia.>> disse entrando in casa.

————

<<Non vogliono più vedermi.>> alzò gli occhi arrossati verso di me, carichi di paura.

Il padre di Alex era pastore di una chiesa nel Queens, tipico uomo dai solidi irremovibili principi per i quali aveva scelto di rinunciare al suo unico figlio che era finalmente riuscito ad aprirsi con lui.

Passammo tutta la mattinata insieme e anche io vuotai il sacco raccontandogli della mia vita, di Ryan, di Kayla e di tutti i problemi che le mie bugie avevano causato.

Gli parlai del mio lavoro, di Eve, della mia passione per la musica e di tutte quelle cose che nessuno avrebbe mai associato alla mia persona.

Ero stanca di nascondermi, stanca delle scuse e della mia falsità che mi stava divorando.
Stavo dimenticando come fossi realmente e ciò mi spaventava.

<<Io l'ho sempre saputo.>> disse lui facendomi sobbalzare.

<<Dovevamo vederci da Brent ma non ti sei presentata, ti ho vista prendere la metro e senza volerlo ti ho seguita, era tardi e avevo paura per te.>>

Per la prima volta mi sentii leggera, come quando ci si stende sulla superficie dell' acqua, chiudendo gli occhi e lasciandosi trasportare dalle onde.

Adoravo questa nuova sensazione e decisi che non l'avrei più lasciata andare, finalmente ero me stessa e così doveva essere.

<<Wow...>> disse lui dopo avermi ascoltata fino alla fine.

Era stato a sentire ogni singolo pezzo mancante della mia storia, imprecando più volte nella parte che riguardava Ryan.

<<Non avevo idea ti stesse ricattando, ma immaginavo ci fosse qualcosa di strano.>>

<<Già. Non sono in una bella situazione.>>

<<Avresti dovuto dirmelo prima, avrei potuto aiutarti e magari spaccargli anche la faccia.>>

Sorrisi debolmente, come se la sua corporatura esile potesse in qualche modo fronteggiare il metro e novanta di Ryan.

Gli offrii un posto dove stare a casa mia, ma lui declinò l'invito dicendomi che sarebbe andato a dormire da Brent che proprio in quel momento mi mandò un messaggio nel quale diceva di dovermi parlare con urgenza.

Ne approfittai per uscire insieme ad Alex.

Il sole del primo pomeriggio era abbastanza forte da rendere la temperatura mite, si stava davvero bene fuori.

O forse per me era speciale solo perchè avevo passato un intera settimana chiusa in casa.

Brent ci aspettava seduto sul letto in camera sua, indossava la tuta degli allenamenti con il logo della scuola stampato sulla felpa.

Sembrava un po' nervoso, ciocche di capelli ricci gli cadevano sulla fronte mentre giocava, gli occhi smeraldo fissi sullo schermo.

Senza farsi notare, Alex sfilò deciso dietro di lui premendogli una mano sugli occhi per confonderlo e strappargli il controller della play dalle mani.

Lui però parve non notarlo neanche, si fece serio appena mi vide alzandosi dal letto per venirmi incontro.

<<Ti ho chiamata e richiamata. Dobbiamo parlare.>> disse prima che il citofono suonasse.

<<Aspetti qualcuno?>> chiesi.

Lui rispose con un'imprecazione, mormorando qualcosa riguardo il tempismo e andò ad aprire, io intanto andai a sedermi sul letto vicino ad Alex che subito smise di giocare fissando la porta.

Ad un tratto mi immobilizzai vedendo entrare delle figure familiari nella stanza seguite da Brent che era un fascio di nervi.

Il primo ad entrare fu Ryan, i capelli neri che sfuggivano dal cappuccio alzato sulla testa cadendo poco sopra gli occhi, mani nelle tasche dei soliti jeans.

Occhi scuri e taglienti esaminavano la stanza col fare annoiato, fino a posarsi su di me.

A seguirlo furono Kayla e i gemelli, che si guardavano intorno tanto confusi quanto divertiti, guardando Brent in attesa di spiegazioni.

<<Ragazzi, vi ho fatto venire tutti qui perchè abbiamo bisogno di parlare.>> esordì rompendo il ghiaccio.

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