46.

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NICOLE'S POV

Ryan uscì dalla porta d'ingresso senza degnarmi di uno sguardo.
Vidi Carter mettersi le mani ai capelli accendendosi una sigaretta.

<<Va tutto bene?>> chiesi cauta.

<<Com'è andata ieri?>> rispose con un'altra domanda.

<<Era una festa di universitari, ne ricordo uno che mi pare si chiamasse Dan.>>

<<Ricordi nient'altro?>>

<<Non mi piace questa domanda. Ho fatto qualcosa?>>

Era visibilmente turbato, ma non rispose, fumava seduto al tavolo facendo scorrere gli occhi tra le parole stampate su un documento dall'aria piuttosto formale.

<<Che hai li?>> chiesi aprendo il frigo.

<<A quanto pare ho un appuntamento alle sedici e trenta allo studio della DMP.>>

Rimasi sconvolta, strappandogli il foglio dalle mani per assicurarmi che non fosse uno scherzo.

<<Non ci credo.>>

<<Beh, credici. Il vento sta per cambiare cara mia.>> disse fiero.

<<Con chi ci vai? Posso venire con te?>>

<<Dovevo andarci con Eve, ma pensandoci credo sia meglio che venga anche tu. Fai un certo effetto ai produttori musicali.>>

<<Dai, non fare lo stronzo.>>

Continuavo a cercare qualcosa da mangiare ma come al solito il frigo era vuoto, Carter se ne accorse e mi guardò ridendo.

<<Eve non ha portato la spesa oggi?>>

<<Sembra di no>> rispose imbarazzato.

<<Immaginavo.>>

————

Avevo fatto l'errore di mettere una felpa troppo pesante per una giornata così soleggiata, il caldo del primo pomeriggio era sempre asfissiante e non l'avevo messo in conto.

<<Mi reggi la borsa un attimo?>> chiesi ad Eve accanto a me.

Eravamo arrivate alla fermata dell'autobus e Carter ne approfittò per sedersi, mi sfilai la felpa ficcandola in borsa ringraziando me stessa per aver pensato di mettere una canotta sotto.

<<È molto distante lo studio da qui?>> chiese Eve a Carter aiutandomi a comprimere la felpa per riuscire a chiudere la borsa che aveva preso la forma di una palla deforme.

<<Non molto, dieci minuti con il bus.>> rispose lui accaldato quanto me.

Lo studio era un edificio formato interamente da grandi vetrate attraverso le quali però non era possibile vedere l'interno.

Passammo dalle porte scorrevoli diretti in segreteria, intimoriti dalle guardie di sicurezza appostate ai lati del bancone.

L'atrio era gremito di gente indaffarata che faceva vai e vieni dai piani alti, reggendo cartelle e documenti, portavano tutti un distintivo al collo,  seguiti da ragazzi spaesati con strumenti in spalla.

<<Segreteria Deep Music Prodution, come posso esservi utile?>>

La vocina squillante proveniva da una donna anziana che sporse il naso al di la del bancone, per guardarci tutti.

<<Si ehm, sono Carter Wilson, ho un appuntamento con Nathan Perez.>>

Se Carter era agitato, non lo dava a vedere, mostrandosi sereno e sicuro di se.

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