Alice
«Cioè fammi capire... ti sta bene che lui si faccia vedere con una modella in giro per Milano e vada agli eventi con lei comportandosi come se fosse la sua ragazza?».
Arianna calca ogni singola parola guardandomi con un'espressione scioccata mentre sto tirando fuori i panni dalla lavatrice. È appoggiata allo stipite della porta, con le braccia incrociate e una smorfia di disappunto sotto agli occhiali che porta solo qualche volta quando è in casa.
Non mi sta dando tregua, non lo sta facendo da quando sono tornata e io, ingenuamente, ho risposto «Ora meglio» alla semplice domanda su come stesse Edoardo.
La curiosità delle mie coinquiline è stata implacabile, perché la mia risposta ovviamente ha generato altre domande che inevitabilmente hanno portato alla spiegazione della messinscena a cui dovrà prestarsi Edoardo nelle prossime settimane.
Nessuna si è capacitata della mia reazione pacata, anzi mi hanno tutte guardata come se avessi appena confessato un omicidio a mano armata e a cui ho dovuto replicare con una serie di rassicurazioni infinite che ha suscitato reazioni opposte, come capita ogni volta con loro tre.
Marta mi ha guardata con un'espressione torva e molto accigliata e adesso continua a borbottare tra sé e sé non dandosi pace riguardo a quello che ho spiegato loro.
Chiara, nonostante una leggera perplessità iniziale, ha alzato le spalle ed è tornata a farsi gli affari suoi dopo un fine «alla faccia del cazzo per quella stragnocca», che mi ha fatto ridere, ma anche alzare gli occhi al cielo.
Arianna, invece, è l'unica a non darsi pace e il fatto che mi stia seguendo da quando ho sganciato la notizia e continui a pormi la stessa domanda a ripetizione sin da quando le è stata chiara la dinamica della questione, ne è la dimostrazione più lampante.
«Sì, Ari», rispondo sincera per la milionesima volta in poco più di dieci minuti. «Non è che io faccia i salti di gioia, ma mi fido di Edoardo», metto tutti i panni nella bacinella e chiudo l'oblò della lavatrice.
È ovvio che non faccia i salti di gioia, ma non posso nemmeno stare a farmi il fegato amaro e logorarmi per le prossime duecento quarantacinque ore.
Sì, se ve lo state chiedendo, ho contato anche le ore. È ovvio che l'abbia fatto.
Come non posso aver fatto il countdown per raggiungere finalmente il momento in cui quella se ne andrà a novemila settecento nove kilometri lontana dalla mia vita?
Ho scritto forse "gioconda" in viso?
No, non mi pare e quindi sì, ho contato anche i kilometri.
Faccio per uscire dal bagno, ma lei mi blocca l'uscita con un braccio, «Ti sta bene che la abbracci, la tocchi in pubblico, che sia con lei per più di due settimane?», domanda nuovamente come se fosse un disco rotto.
Eccola ancora.
Alzo gli occhi al cielo sistemandomi meglio la bacinella sul fianco, «Posso passare?», le domando alzando un sopracciglio.
Arianna sbuffa e scuote la testa, «No! No, finché non avrò una reazione sensata da parte tua!», replica basita. «Io sarei furiosa e oltremodo preoccupata se Armando dovesse fingere di stare con una figa da paura per settimane! Non hai paura che...».
«Che?», la incalzo.
«Che...», fa una pausa e mi guarda negli occhi e io la osservo in attesa. So già dove probabilmente andrà a parare e per questo sono già pronta a risponderle.
«Che... che t-ti tradisca?», si inceppa nelle parole, spaventata di dire ad alta voce quello che probabilmente sta pensando dal primo istante in cui le ho raccontato la storia.
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Incipit
RomanceAmava le storie di carta, quelle in cui inevitabilmente c'era il lieto fine. Ne era sopraffatta. Vi si immergeva vivendo la vita di mille personaggi, non avendo mai il coraggio di vivere la propria, troppo spaventata dal finale incerto. Era convita...