Alice
Salgo l'ultimo gradino, mi volto ancora una volta verso Edoardo e accenno un saluto. I suoi occhi verdi non lasciano i miei nemmeno per un secondo, i suoi capelli sono scompigliati dal vento e una grossa sciarpa gli cinge il collo. Ho i battiti del cuore a mille e un sento ancora un leggero formicolio sulla guancia dove Edoardo ha posato la sua mano. Vorrei rimanere qui a Parigi con tutta me stessa, lasciare da parte gli impegni che ho a Milano prima di Natale e restare insieme a lui. La porta del treno che si chiude infrange però qualsiasi ripensamento: rilascio un sospiro e mi appoggio un attimo al muro del vagone stringendo le labbra tra loro per sentire ancora una volta il sapore delle sue. Non posso credere che mi abbia baciata – cioè ieri sera me lo sarei anche aspettata dal momento che più volte ho sentito crescere la tensione tra noi – ma adesso proprio no, anzi. È stata una sorpresa vederlo sul binario con le guance rosse e il respiro affannato per la corsa: voleva vedermi per dirmi una cosa che avrebbe potuto semplicemente dirmi per messaggio e per darmi un bacio che sento ancora pizzicarmi le labbra. Sono piacevolmente colpita da questo suo gesto, pensavo che queste cose accadessero solo nei libri o in quei film d'altri tempi in bianco e nero e invece eccomi qui a viverla in prima persona. Devo ammettere che appena si è avvicinato non ero sicura di volermi lasciare andare, ma quando ho visto i suoi occhi chiari e il sorriso timido che gli adornava il volto, mi sono saltate in mente tutte le attenzioni che mi ha riservato ieri sera e mi è venuto naturale avvicinarmi per congiungere nuovamente le nostre labbra. Non è stato un bacio invadente, anzi, lo definirei timido, quasi impacciato, ma molto più intimo di un qualsiasi bacio dato a bocca aperta. Una piacevole scossa si è propagata per tutta la spina dorsale fermandosi all'altezza del cuore che sono sicura battesse talmente forte che anche Edoardo se ne sia accorto. Non ero mai stata baciata con così tanta dolcezza: i pochi baci che ho ricevuto da ragazzina sono stati sempre scoordinati e con troppa lingua da parte del ragazzo del momento. Viscidi, non molto piacevoli e di sicuro non ho sentito le farfalle allo stomaco come oggi.
Lancio uno sguardo fuori dalla piccola finestra della porta, Parigi scorre veloce davanti ai miei occhi prima di lasciare spazio alla campagna circostante. Questi pochi giorni sono stati la mia prima visita qui, non avevo mai visto la città e credo che, soprattutto per quello che è successo con Edoardo, mi rimarrà per sempre nel cuore. Mi porto le mani tra i capelli e rilascio un sospiro felice stringendo tra i denti il labbro inferiore.
Cavolo!
Sono senza fiato e senza parole e non riesco nemmeno a esprimere le sensazioni che si susseguono dentro di me in questo momento: sento ancora tra le dita la morbidezza dei suoi capelli mossi tanto da spingermi a stingere i pugni per evitare che svanisca.
Un colpo vicino al mio orecchio mi fa girare la testa di scatto, Aurora ha una mano appoggiata alla parete metallica del vagone e mi sta guardando esasperata. «Ma sei completamente impazzita?», le urlo strabuzzando gli occhi. «Mi hai fatto prendere un colpo: ho perso dieci anni di vita!», mi porto una mano al petto e cerco di regolarizzare il respiro.
La mia amica fa una smorfia, «Non fare la melodrammatica, Alice! Era l'unico modo per farti uscire da quello stato di catalessi in cui eri. Sono cinque minuti buoni che ti chiamo, ma tu eri imbambolata a guardare fuori dal finestrino».
Avvampo, sbattendo le palpebre: non mi ero minimamente accorta che mi stesse chiamando o che fosse addirittura lì. Sul viso di Aurora si apre un ghigno furbo, troppo furbo, «Sei rimasta sconvolta dal bacio, eh? Beh, ti ci vuole poco! Da quel che ho visto non ha usato nemmeno la lingua!». Ammicca nella mia direzione scoccandomi un occhiolino e sistemandosi poi il lungo ciuffo biondo dietro a un orecchio.
Boccheggio imbarazzata, «Sei rimasta a guardare?», le chiedo guardandola stralunata quando le annuisce. «Non ci posso credere», scuoto la testa arrossendo istintivamente.
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Incipit
RomanceAmava le storie di carta, quelle in cui inevitabilmente c'era il lieto fine. Ne era sopraffatta. Vi si immergeva vivendo la vita di mille personaggi, non avendo mai il coraggio di vivere la propria, troppo spaventata dal finale incerto. Era convita...