Piove.
Me ne rendo conto ancora prima che la sveglia suoni: un continuo battere sulle tapparelle preannuncia una pessima giornata. Ma il tempo a Milano potrebbe essere più bizzarro? Ieri era una bellissima giornata e oggi uno schifo.
Ottimo! Non solo è lunedì ma piove e avrò otto ore di lezione. Una gioia, insomma penso sconsolata.
Mi alzo facendo attenzione a non svegliare Marta, con cui divido la stanza. I suoi lunghi capelli biondi sono sparsi in maniera confusa sul cuscino, un sospiro leggero esce dalle sue labbra. Mi chiudo la porta dietro le spalle e mi dirigo in bagno per prepararmi e uscire.
Ci riesco prima che Arianna si svegli e mi bracchi con le sue domande. La telefonata di mia mamma di ieri sera mi ha salvata: si è prolungata un po' più del previsto dal momento che erano giorni che non ci sentivamo e Arianna era troppo stanca per rimanere sveglia e continuare a tartassarmi di domande, ma sono sicura che non appena arriverò a casa stasera continuerà a interrogarmi finché non cederò. Come se poi ci fosse qualcosa da raccontare! Non è successo niente di particolare, alla fine era solo un bel ragazzo appoggiato vicino ai tornelli della metro con un libro in mano.
Questi sono i pensieri che mi frullano per la testa mentre scendo le scale e, raggiunto il portone, esco, apro l'ombrello e mi dirigo verso la metro. Voglio già morire all'idea di essere pressata tra le mille persone che ci saranno. Spero di riuscire a infilarmi nel primo treno senza dover aspettare al freddo e, per miracolo, ci riesco. Me ne pento in tempo zero: il tipo che è di fianco a me ha deciso di non lavarsi i denti. Ma perché? Perché sempre a me? Sono davvero tentata di scendere e farmela a piedi perché sono sicura che prima di arrivare in università diventerò bionda talmente è pestilente.
Per la serie come iniziare bene il lunedì.
Fortunatamente Cadorna è a poche fermate da casa e, una volta scesa, mi dirigo a piedi verso l'università. Mi fermo al semaforo aspettando che diventi verde, la pioggia ha iniziato a cadere con più prepotenza di prima, tanto che riesco a riparami a fatica sotto all'ombrello. Con la coda dell'occhio noto un'automobile che accelera per passare prima che il semaforo diventi rosso. Passa a una velocità tale che tutta l'acqua della pozzanghera di fronte al marciapiede lavi me e i poveri sfortunati al mio fianco.
Esiste un girone dell'inferno per quelli come te!
Fradicia come un pulcino arrivo in università in leggero ritardo, mi affretto e faccio le scale di corsa per arrivare prima che il professore inizi a parlare. Entro e scorgo i miei amici seduti, rivolgo loro un sorriso: Piero è il primo a notarmi ma il suo sorriso scema nel momento in cui vede il mio stato. Alzo una mano ancora prima che possa fare domande, «Meglio non commentare il mio inizio di giornata!», sbuffo esasperata. Inizio a raccontare cosa mi è successo ma veniamo interrotti dall'ingresso del professore. Le lezioni di questo professore sono sempre le mie preferite: quest'uomo ha un talento innato nel far focalizzare l'attenzione su di sé. La materia che insegna, poi, è di sicuro una tra le mie preferite e per questo, ogni volta che abbiamo lezione con lui, la mattinata scorre abbastanza in fretta.
Per pranzo decidiamo di andare in mensa. «Mensa?», si lamenta schifata Ludovica. I suoi occhi azzurri esprimono tutto il suo disgusto mentre sistema i lunghi capelli ricci controllandosi allo specchietto della cipria. È sempre esagerata, la mensa dell'università non sarà il massimo, ma ho di sicuro mangiato di peggio in vita mia, quindi alla fine non mi dispiace più di tanto.
«Smettila di fare la figa e muoviti», la rimprovera Giovanni scherzosamente. La ragazza si volta e ribatte piccata, «Senti chi parla! Vogliamo parlare del tuo rapporto con gli specchi, Queen Giovanni?».
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Incipit
RomanceAmava le storie di carta, quelle in cui inevitabilmente c'era il lieto fine. Ne era sopraffatta. Vi si immergeva vivendo la vita di mille personaggi, non avendo mai il coraggio di vivere la propria, troppo spaventata dal finale incerto. Era convita...