Alice

Dopo una lunga occhiata al volantino che ho in mano, scoppio a ridere. Se questa, secondo il ragazzo, poteva essere la trovata del secolo si sbaglia di grosso. Tralasciando il terribile colore giallo fluo dello sfondo e il suo bel faccione stampato sopra, che non gli rende per niente giustizia, vogliamo parlare dell'annuncio? "Ehi pupa, mi riconosci? Sono qui per te". Di pessimo gusto.

«Allora, è lui?», mi incalza Arianna avvicinandosi a me e appoggiando la testa sulla mia spalla. «Ho visto questi volantini oggi in alcune stazioni della metropolitana! A Romolo ce ne saranno stati più di un centinaio e Federica, la mia compagna di università, mi ha detto che anche Centrale era piena!».

Per tutte le stazioni della metropolitana? Davvero? Inorridita, alzo lo sguardo dal volantino.

«È lui», sospiro tra il disgusto e l'allibito. «Ma come si può partorire un aborto di idea come questa?».

Marta mi riprende in tempo zero, «Spero tu stia scherzando Alice! Io trovo che sia la cosa più romantica di sempre! Cioè ti rendi conto che ha tappezzato Milano di volantini per te? Per trovarti? Devi averlo colpito per spingerlo a fare una cosa del genere!».

«Romantica? A me sembra una cosa da pazzoidi! E poi chi usa ancora la parola 'pupa'? Forse l'ultima volta che l'ho sentita è stato in Grease!», ribatto cercando appoggio in Chiara che, tra tutte, è sempre quella con uno sguardo più obiettivo sulla realtà.

L'interessata mi dà ragione. «Effettivamente è una cosa un po' da schizzati».

Oh, meno male che c'è qualcuno che la pensa come me!

Ma non faccio in tempo a formulare il pensiero che quel poco di buonsenso che la caratterizza va a farsi benedire.

«Però guardiamo il lato positivo della faccenda: abbiamo il suo numero di cellulare! Possiamo chiamarlo e cercare di conoscerlo meglio!», batte le mani contenta alzandosi di scatto dalla scrivania. La sento andare in camera sua per prendere il cellulare, «Scusa, puoi dettarmi il numero? Vediamo se ci risponde». La mia amica si affaccia alla porta con il telefono in mano, in attesa che le dica il numero.

Scuto la testa e la guardo, «Non lo chiamerò! Per dirgli cosa, poi? Ho trovato il tuo volantino e voglio vederti?», domando riducendo il volantino a una pallina informe. «No, non mi interessa», mi alzo dal letto e provo a fare centro nel cestino vicino all'armadio.

Non ti interessa o non hai il coraggio di farlo? Troppo disagio, vero?

Scuoto la testa e tiro, «Canestro!». Alzo le mani in aria ed esulto come se fossi ai play-offdi basket.

«Invece lo chiamerai!», sentenzia severa Arianna recuperando il volantino dal cestino. «Questo ragazzo merita una possibilità! Tu meriti una possibilità!», mi rimprovera con uno sguardo di fuoco. «Ha tappezzato Milano per trovarti Alice e non ti conosce nemmeno! Nessuno farebbe una cosa del genere, se non ci tenesse davvero». Mi guarda negli occhi, senza distogliere lo sguardo. «E poi, lo spauracchio dei gatti incombe sulla tua testa!».

Mi irrito, sempre la solita storia!

Arianna non si dà pace sul fatto che io non abbia mai avuto un ragazzo in ventidue anni di vita. O perlomeno, un ragazzo che si possa definire tale: ho baciato tre persone in vita mia, ma che ci posso fare? Non sento la necessità di averlo. Sto bene da sola, non mi serve avere qualcuno al mio fianco per sentirmi completa. Così è stato e così sempre sarà.

E poi, diciamoci la verità: non ho mai avuto grandi esempi sulle storie a lieto fine. Tutte le persone della mia famiglia hanno subito tradimenti e sofferenze. Io non voglio viverle, non voglio soffrire e ridurmi in lacrime per qualcuno.

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