Edoardo
Alice è ancora tra le mie braccia e sta ridendo di gusto per la piazzata che ci ha appena fatto il mio capo da dietro alla porta. Ha le guance in fiamme, le labbra leggermente gonfie e i lunghi capelli scuri piuttosto arruffati: una ciocca le ricade lungo il viso arricciandosi all'altezza della gola e io mi affretto a sistemargliela dietro all'orecchio togliendole il fermaglio che ormai ricade mollemente tra i suoi boccoli.
«Ti ho rovinato l'acconciatura», le dico porgendole il fermaglio e allontanandomi di un passo per togliere un po' della pressione del suo corpo dal mio: se devo uscire a breve, devo calmarmi assolutamente e continuare ad averla così vicina di sicuro non aiuta il mio autocontrollo.
«Io decisamente di più», ribatte Alice prima di portare le sue mani tra i miei capelli cercando di sistemare il casino che sicuramente ha creato mentre me li stringeva poco fa. Se ci penso qualsiasi tentativo di autocontrollo va a farsi benedire tanto che devo iniziare a fare dei respiri un po' più profondi e allontanarmi ancora un po' da lei che subito mi lancia uno sguardo confuso prima di abbassare gli occhi sul cavallo dei miei pantaloni e arrossire immediatamente pinzandosi il labbro inferiore tra i denti; il che non fa che eccitarmi ulteriormente.
«Non farlo», sibilo tra i denti e lei alza subito lo sguardo spalancando gli occhi e rilasciando subito il labbro inferiore. Le sue iridi scure sono quasi liquide mentre mi guarda, «Non farlo a meno che io me ne freghi di Max e di qualsiasi altra cosa e ti trascini a casa e non ti faccia più uscire dalla mia stanza», il mio tono di voce è fin troppo basso e roco tanto che devo schiarirmi la gola.
«E-e se fosse proprio quello che vorrei?», domanda Alice piantando le sue iridi scure nelle mie e lasciandomi completamente a bocca aperta.
«Se fosse proprio quello che voglio?», si riavvicina pericolosamente a me intrecciando le mani dietro alla mia nuca e spingendo il suo bacino contro il mio facendomi inspirare bruscamente. Sono piacevolmente sorpreso da questo suo spirito di iniziativa tanto che non rispondo subito alle sue parole, ma lascio che il suo corpo caldo resti premuto contro al mio. Un brivido mi percorre la spina dorsale e sento tutto il mio sangue rifluire verso il mio basso ventre.
«Non sfidarmi», le rivolgo un sorriso malizioso.
«Non lo sto facendo», mi dice fingendo un'innocenza che in questo momento non le si addice proprio, soprattutto con quello sguardo malizioso con cui mi sta guardando.
Sappiamo entrambi che non possiamo, che Max mi aspetta e che lei non farebbe mai niente per mettermi nei guai, ma tutto ciò non mi impedisce di godermi ancora per qualche secondo le sue labbra che hanno iniziato a posarsi sul mio collo.
Il mio già labile autocontrollo sta vacillando pericolosamente, soprattutto quando mi lascia un bacio appena dietro all'orecchio, un posto che mi ha sempre mandato fuori di testa. Un gemito mi risale lungo la gola e le mie mani aumentano la presa sui suoi fianchi alla quale Alice risponde lasciando un unico bacio sulle mie labbra prima di allontanarsi.
Sento immediatamente la mancanza del calore del suo corpo e rimango un attimo imbalsamato sul posto quando mi rivolge un sorriso, si allontana ancora di qualche passo e si piega per recuperare le scarpe abbandonate sul pavimento per poi voltarsi nuovamente nella mia direzione, «Mi aiuti?», mi domanda alzando un sopracciglio interrogativa e io non posso che annuire, ammaliato dalla sensuale creatura nella quale sembra essersi improvvisamente trasformata Alice.
Non che non sia mozzafiato normalmente, ma di solito è più timida e impacciata e questo suo cambiamento mi fa capire quanto abbia ormai deciso di fidarsi di me, tanto da lasciarsi andare e mostrarmi un lato inedito di lei.
Mi ha decisamente in pugno in questo momento e ne è pienamente consapevole mentre rimane in attesa di un mio gesto. Le sorrido pigro e poi scuoto la testa, raggiungendola e chinandomi ai suoi piedi, «Chi sei tu e cosa ne hai fatto di Alice?», le chiedo aiutandola a infilare le scarpe e guardandola dal basso.
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Incipit
RomanceAmava le storie di carta, quelle in cui inevitabilmente c'era il lieto fine. Ne era sopraffatta. Vi si immergeva vivendo la vita di mille personaggi, non avendo mai il coraggio di vivere la propria, troppo spaventata dal finale incerto. Era convita...