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Edoardo

Sono un idiota patentato, me ne rendo pienamente conto: non aver scritto ad Alice non è stata la mossa più intelligente del secolo, vista soprattutto la sua generale insicurezza, ma ho dovuto gestire la presenza di Virginia per ben due lunghissimi giorni e non volevo che il mio umore altalenante la facesse preoccupare e aggiungesse una buona dose di stress all'esame che aveva oggi.

La mia ex in questi due giorni è stata tremenda con me: ha continuato a cercare un contatto fisico di qualsiasi tipo, mettendomi in situazioni più che scomode e facendo leva su questioni passate che, ovviamente, nonostante sia passato un po' di tempo, mi feriscono ancora.

Non credo che Max se ne sia accorto, perché quell'arpia ha sempre mantenuto un contegno quando il mio capo era con noi, ma quando eravamo soli non ha fatto altro che farmi avances non richieste, continuando a toccarmi qualsiasi parte del corpo riuscisse a raggiungere fingendo nonchalance: da una mano, una spalla o il collo, come se avesse ancora la libertà di farlo. E io non ho potuto che sentirmi in colpa, come se stessi facendo un torto ad Alice, nonostante cercassi in tutti i modi di evitarlo.

Fortunatamente questa settimana è finita e non rivedrò Virginia almeno fino a martedì prossimo ed è per questo che appena sono riuscito a uscire dal lavoro mi sono catapultato a casa di Alice, sperando di trovarla.

L'ho aspettata per più di un'ora, ma avrei potuto aspettarla anche tutta la notte, e quando l'ho vista, con un'evidente preoccupazione nello sguardo tramutatasi velocemente in sollievo quando mi ha trovato lì, mi sono sentito peggio di quanto non mi sentissi già.

Alice ha capito subito che qualcosa non andava, gliel'ho letto nello sguardo, ma, da buona persona discreta qual è, non ha voluto approfondire la questione e io le sono grato perché, a meno che non sia strettamente necessario, non voglio parlarle di Virginia e i motivi sono principalmente due: non voglio che la mia ex entri in questa cosa così fragile e preziosa che c'è tra me e Alice e spero che questa splendida ragazza, che sto stringendo adesso tra le braccia, non debba mai incontrarla.

Mentre continuo a baciarla sento tutta la tensione degli ultimi giorni scivolare via da me: tutti le battutine di Virginia e i suoi gesti inopportuni vengono pian piano cancellati dal movimento delle labbra di Alice sulle mie, dal suo respiro accelerato e dal dolce profumo che mi invade le narici. 

Il sangue mi ribolle nelle vene quando le sue dita si incastrano tra i miei capelli tirandoli leggermente e quando il suo corpo si stringe maggiormente al mio: le mie mani non trovano pace sul suo corpo e in questo momento vorrei strapparle il maglione che indossa per posare le mie labbra su ogni centimetro della sua pelle. Inizio a giocare con l'orlo tastando le reazioni di Alice, ma lei non sembra irrigidirsi o farmi capire di fermarmi, quindi, spinto da questo implicito via libera, lo supero e inizio a passare le mani sulla sua pelle nuda, sentendo sotto ai polpastrelli la grana liscia della sua pelle. Non mi allontana e, anzi, in tutta risposta rilascia un sospiro stringendosi di più a me e aumentando la presa sui miei capelli.

Mi scosto dal pianale della cucina avanzando verso il muro fino a farla appoggiare a esso e ingabbiando il suo corpo con il mio. Interrompo il bacio e inizio a lasciarle dei baci umidi lungo lo zigomo proseguendo per il collo, fino alle clavicole lasciate scoperte dal maglione e Alice inarca la schiena rilasciando un gemito che si riverbera dentro di me non facendomi capire più niente. Alzo lo sguardo e vedo i suoi occhi scuri che luccicano brillanti, le sue labbra leggermente gonfie e le sue guance rosse come poche volte lo sono state.

Le sorrido e anche lei accenna un sorriso timido pinzandosi nuovamente il labbro inferiore tra i denti, mentre le sfioro una guancia con la punta del naso beandomi del suo buon profumo.

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