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Edoardo

«Mamma?», chiedo sbalordito. «Che ci fai qui?».

Mia madre alza le sopracciglia con fare stupito, «Non vedi tua madre da Natale e questa è l'accoglienza che le riservi?», scuote la testa lasciandosi andare a una risatina e io la guardo in attesa di una risposta.

«Avevo da fare in città e ho pensato di farti una sorpresa, ma a quanto pare la sorpresa l'hai fatta tu a me», lancia uno sguardo e un sorriso nella direzione di Alice che sorride timida arrossendo appena. «Per quanto ancora avevi intenzione di nascondermi questo fiore?».

I suoi occhi chiari restano ancora per un attimo sulla figura della ragazza tra le mie braccia che, nervosa per il complimento ricevuto, si sistema una ciocca di capelli dietro all'orecchio, e poi tornano a incrociare il mio sguardo mentre mi rivolge un sorriso a trentadue denti.

Abbasso gli occhi su di Alice, un'ondata di orgoglio si abbatte su di me; non so da quanto sia qui mia madre, ma non posso che essere felice per questa dichiarazione che ha appena fatto nei confronti della ragazza tra le mie braccia.

Mia mamma non si è mai sbilanciata nei confronti delle ragazze che ho avuto, meno che meno nei confronti di Virginia, verso cui, mi ha poi confessato dopo che ci siamo lasciati, non ha mai nutrito una grande simpatia, anzi. Il fatto che abbia detto una cosa del genere dopo così poco tempo, mi conferma ancora una volta quanto io sia stato fortunato a imbattermi in lei e averla poi nella mia vita.

«Bè, in realtà...», abbasso nuovamente gli occhi verso Alice, stringendola maggiormente a me. «Non è stato intenzionale».

Ed è vero, non avevo pensato di non parlare a mia madre di Alice, anzi. Avevo tutta l'intenzione di portarla presto a Como per farle vedere la città e magari fare un salto dai miei. Non volevo però affrettare i tempi, alla fine non le ho ancora chiesto ufficialmente di essere la mia ragazza e portarla subito dai miei genitori mi sembrava decisamente prematuro e azzardato.

E questo pensiero mi fa realizzare che non ho ancora contattato...

«Porca miseria», esclamo realizzando che ormai non dovrebbe mancare così tanto alla data del..., «Merda», sibilo tra i denti e credo di avere assunto un'espressione strana perché tutti mi stanno guardando con fare confuso.

«Tutto bene?», mi domanda Alice guardandomi negli occhi.

«S-sì», mi affretto a rispondere per non destare troppi sospetti. «Mi sono solo ricordato che devo fare assolutamente una cosa e anche al più presto».

Dio, Edoardo, aspetta ancora un po' mi raccomando!

Alice mi guarda ancora per qualche istante, cercando nei miei occhi la risposta al mio improvviso comportamento strano e ho paura che riesca a leggermi nello sguardo quello a cui sto pensando.

A spezzare il silenzio e il nostro contatto visivo è mia madre, «Bene», batte le mani come a richiamare l'attenzione di tutti. «Che ne dite di una cena insieme da qualche parte? Sto morendo di fame», domanda rivolgendoci un sorriso.

«Certo», colgo la palla al balzo per dirottare l'attenzione verso altro. «Dove vorresti andare?», chiedo a mia madre.

«In realtà avrei già prenotato al solito posto, prima di sapere che avessimo un commensale in più», sorride dolce ad Alice con occhi brillanti. «Ma non credo sia un problema per il ristorante», liquida la questione con un gesto della mano. «Ovviamente vieni anche tu, vero? Non accetto un "no" come risposta».

Alice guarda mia madre e poi si volta verso di me, «Vuoi?».

Alzo le sopracciglia allibito dalla sua domanda, «E me lo chiedi?», domando retorico.

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