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Edoardo

«E quindi meglio tenere sotto controllo Matteo per evitare che si lanci fuori dal balcone per tuffarsi nella neve», concludo l'aneddoto di qualche Capodanno fa. Alice mi guarda per un istante perplessa scoppiando poi a ridere e io non posso che seguirla dal momento che la sua risata cristallina è contagiosa. Sono quasi due ore che stiamo parlando seduti su uno dei divani del salotto, quello più vicino al fuoco del caminetto. I bagliori delle fiamme fanno brillare la sua carnagione che sembra caramello fuso alla luce fioca prodotta dalle fiamme: vorrei tracciare con le dita disegni immaginari sulla sua pelle lasciata scoperta dal vestito nero che indossa, come ho fatto prima per convincerla a restare qui con me a chiacchierare. Un improvviso trambusto ci fa voltare nella direzione degli altri ragazzi che ormai non stanno nemmeno più giocando davvero, anzi sembra che stiano sbagliando di proposito la mira nei bicchieri per avere una scusa in più per bere.

«Probabilmente collasseranno a breve», dice Alice portandosi una mano alla fronte con aria divertita. «Conta che nessuno di loro ha mai bevuto più di un bicchiere a serata, non immagino nemmeno in che condizioni saranno domani». Sbuffa una risata e poi mi guarda fingendosi esasperata, «Ti riterrò il diretto responsabile nel caso in cui dovessimo fare una corsa in ospedale per una lavanda gastrica di gruppo».

Alzo le mani in segno di resa, accettando con un sorriso la sua accusa e poi allungo una mano per afferrarle delicatamente il polso e avvicinarla a me. So che non è così distante, alla fine non ci separano nemmeno una trentina di centimetri, ma sento il bisogno impellente di averla più vicina. Alice arrossisce appena quando capisce le mie intenzioni, ma non si ritrae quando le passo un braccio intorno alle spalle per stringerla a me. Dopo un attimo di esitazione in cui mi guarda con quegli occhi incredibilmente scuri si stringe anche lei a me e appoggia delicatamente una guancia sul mio petto. Il battito del mio cuore accelera immediatamente quando posa una mano sul mio stomaco e posa un bacio delicato su uno dei miei pettorali per poi sistemarsi meglio sul divano. Inizio a tracciare pigramente dei cerchi immaginari sulla sua schiena e sento che pian piano Alice inizia a rilassarsi tra le mie braccia. Non so per quanto tempo restiamo in questa posizione, so solo che mi incanto a guardare le fiamme che scoppiettano nel camino e penso che in questo momento non potrei essere più in pace con il mondo di così. L'atmosfera intorno a me è carica di gioia e felicità, la ragazza che mi piace è finalmente tra le mie braccia e sembra essere finalmente pronta a lasciarsi un po' andare e permettermi di entrare a far parte della sua vita. Sento l'irrefrenabile voglia di dirle quanto sia felice in questo momento, felice che lei sia tra le mie braccia, felice che mi abbia lasciato infrangere la sua corazza e lasciato entrare. Vorrei dirle quanto importante e bella sia la sua presenza nel mio cuore, non so ancora bene dare una definizione ai sentimenti che provo e mi sembra esagerato parlare di amore, ma sento di sicuro qualcosa di straordinariamente forte verso di lei, come se fossi legato a lei da un filo invisibile che mi spinge a starle sempre più vicino.

Prendo un respiro profondo mentre le mie dita risalgono pigre dalla sua schiena alla sua spalla, percorro con i polpastrelli la sua spina dorsale per poi scostarle i lunghi capelli di lato per scoprire la spalla nuda e posarle un bacio delicato tra il collo e la clavicola. Le si forma immediatamente la pelle d'oca e sono felice di vedere come il suo corpo reagisca istintivamente al mio mentre chiude tra le dita un lembo del maglione che sto indossando.

«Sai...», esordisco cercando di usare le parole giuste per dirle quello che sento in questo momento. I pensieri mi si accavallano in testa e non vorrei mai dire qualcosa di affrettato o sbagliato che possa metterle pressione. «Io...», sbuffo una risata tesa mentre mi passo la mano destra tra i capelli. «Non voglio che la cosa che sto per dirti ti metta pressione o che tu ti faccia un'idea sbagliata». Mi prendo ancora qualche secondo per lasciarle il tempo di dire qualcosa, «Non so nemmeno io bene quello che sento in questo momento nei tuoi confronti, ma ti posso assicurare che mai sono stato felice come sono adesso qui con te. Sei una delle cose più belle che mi sia mai capitata e mi sento straordinariamente fortunato ad aver avuto una possibilità con te, Ali. Sei una ragazza straordinaria, sei dolce, sensibile, intelligente. Sei una di quelle persone per cui vale la pena lottare e averti nella mia vita adesso mi fa provare la stessa sensazione che sento quando sono di fronte a un paesaggio straordinario e sto per scattare una bella fotografia: euforia e gioia pura», le dico trattenendo il fiato alla fine del mio monologo e aspettando una sua risposta che però tarda ad arrivare. Alice resta silenziosa e non reagisce alle mie parole, ma non si allontana da me. Un leggero senso di ansia si impossessa del mio corpo e mi do mentalmente dell'idiota per averle rivolto queste parole, forse non era pronta a sentirsele dire, forse ho esagerato, forse... ma non riesco a finire il mio pensiero che la sento mormorare qualcosa e stringersi di più a me mentre rilascia un sospiro. Corrugo la fronte perplesso e mi sporgo di lato per vedere meglio il suo viso: Alice sta dormendo, il suo volto è sereno e le lunghe ciglia creano una leggera ombra sugli zigomi arrossati dal calore del camino. Rilascio un sospiro sollevato e sbuffo una risata passandomi una mano tra i capelli. Controllo l'orario sul telefono, sono quasi le quattro del mattino ed è normale che si sia pian piano addormentata. Sono felice che si senta così al sicuro da rilassarsi e riuscire ad addormentarsi tra le mie braccia. Non è per niente il tipo che si lascia andare facilmente e il fatto che si sia sentita così tranquilla da addormentarsi qui con me mi fa stringere lo stomaco e battere forte il cuore. Lascio scorrere le dita tra i suoi lunghi capelli in movimenti cadenzati e quasi ipnotici godendomi il calore del suo copro sul mio. Mi sento come se fossi in una bolla, lo scorrere del tempo viene segnato dal respiro sottile e leggero di Alice e vengo colto anche io dal torpore che ti prende appena prima di addormentarti; chiudo istintivamente gli occhi appoggiando meglio la testa sull'alzata del divano mentre lascio cadere pigramente una mano sul fianco di Alice. So che dovrei alzarmi e portarla a letto, ma sto così bene e sono così comodo in questo momento che la sola idea di farlo mi sembra un'impresa titanica.

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