Capitolo 24 - HARRY

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Sto cercando di premere più di un tasto alla volta provando di coordinare quello che vedo sulla televisione con i movimenti delle mie mani, ma il joystick è come un alieno per me e devo per forza guardare quello che schiaccio e di conseguenza spostare lo sguardo dallo schermo, distraendomi.

Maledetta PlayStation e maledetto Louis che l'ha scoperta. Era ancora chiusa nel cassetto sotto la televisione e, mentre stava cercando un caricabatterie, l'ha trovata e ha insistito per giocarci, nonostante io non l'avessi neanche aperta da quanto Robert me l'aveva regalata. Era ancora la numero 2, quando in mercato era già uscita la numero 5, ma per Louis sembrava un tesoro e cominciavo a capire dalla sua abilità per quale motivo. Deve aver sempre voluto una console di videogiochi, ma sono costose e non è vantaggioso regalarla a un ragazzo che ha appena iniziato il liceo classico, il quale dovrebbe concentrarsi sullo studio e, appena aveva potuto solo pensare di chiederla, sua madre era morta e quel desiderio era sfumato, non scomparso, ma solo soppresso dalle responsabilità che nessun ragazzino dovrebbe mai essere costretto ad assumersi.

Lo osservo sottecchi mentre è di fianco a me sul divano, con le gambe incrociate che fissa lo schermo, muovendo veloci le dita sul joystick. La frangia lunga gli sfiora le ciglia folte, tanto da subire dei movimenti leggeri, gli occhi blu attenti schizzano da una parte all'altra della televisione, per osservare il gioco, le labbra sono leggermente spalancate e lasciano fuoriuscire la lingua che rimane incastrata tra i molari, segno della sua concentrazione. È bellissimo.

Sono ipnotizzato dalla visione e a malapena mi rendo conto quando si alza leggermente per fare goal alla mia squadra.
Premo pulsanti a caso e cerco di direzionare i difensori e i portieri ma non c'è verso. Louis fa segnare il Manchester e il mio Barcellona raggiunge la quota di tre goal subiti e zero fatti.

«E sono tre» urla alzandosi in piedi, per poi girarsi verso di me.

«Mi spieghi come fai ad essere così bravo quando non hai mai avuto la Play?» sbuffo incrociando le braccia, improvvisamente non mi sembra più tanto bello e questo non ha assolutamente niente a che fare con il fatto che abbia perso le ultime due partite senza aver fatto un solo goal.

«Ce l'ha Zayn e noi viviamo in simbiosi» si stringe nelle spalle per rimettersi seduto accanto a me.

Non rispondo, così mette in pausa e si gira verso di me.

«Stai rosicando perché non hai ancora vinto?» chiede con un sorriso.

«No» mento.

«E invece è così» dice sporgendosi verso di me, ma io mi sposto. «Non mi vuoi dare neanche un bacio?».

«No, sono arrabbiato» esclamo, cercando di sembrare serio, ma sto ridendo mentre mi allontano dalle sue labbra sporgendomi all'indietro, verso il lato opposto del divano. Retrocedo troppo e, sbilanciato, cado di schiena, mentre Louis, con un movimento rapido è sopra di me.

Le sue mani sono ai lati della mia testa e la sua figura incombe su di me. La frangia cade leggermente, gli occhi luccicano e le sue labbra sono curvate in un ghigno divertito. La mia bocca si secca e resta aperta a causa meraviglia che si trova sopra di me. Smette di sorridere e si china lentamente su di me per baciarmi.

Socchiudo gli occhi per godermi del tutto quel momento. Ogni volta che le sue labbra si posano sulle mie, stento a credere che io sto davvero baciando Louis Tomlinson, che lui voglia me, che una persona così perfetta mi accolga tra le sue braccia come se fosse l'azione più naturale del mondo.

Quando fa scivolare la lingua nella mia bocca, approfondendo il bacio e schiacciandosi più vicino a me, il mio cuore perde un battito e mi sento su una nuvola, leggero come una piuma, mi manca il fiato e la mia testa inizia a girare, riportandomi ogni volta a quella sera di Capodanno in cui avevo ricevuto gli auguri migliori che potessi mai immaginare.

Standing in the place of you and meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora