Capitolo 4 - HARRY

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È venerdì, non ho voglia di andare a scuola, ma nonostante questo, sono nel corridoio che mi porta alla mia classe. Sono assorto tra i miei pensieri tra i quali c'è Nick che mi sorride gentilmente, quando una Eleanor accaldata mi si scaglia addosso come se fossi un salvagente per qualcuno che sta affogando.

«Harry, sono passati due giorni, dobbiamo rispondere alla scritta!» mi dice sottovoce.

«Ancora?» sbuffo alzando gli occhi al cielo. «Sarà qualcuno che mi prende per il culo!».

«E quindi? Scopriamo chi è e lo picchiamo». Lo dice con tanta disinvoltura che rimango leggermente stordito e mi rendo conto solo dopo pochi secondi del sorrisetto ironico che la mia migliore amica ha sul viso.

«Te l'hanno mai detto che sei estenuante, Calder?».

«Solo tu, darling».

«Ok, va bene. Ma come faccio ad andare in bagno?» le chiedo, sarà difficile entrare nel bagno delle ragazze senza farmi vedere. L'altra volta era l'ultima ora, ma non posso chiedere ogni volta di andare in bagno solo per vedere una risposta che magari non ci sarà neanche.

«Vado io, magari anche all'intervallo. Riesco a copiare abbastanza la tua calligrafia, cerco di allungare le lettere un po' come fai tu. Devi solo dirmi cosa rispondere» riflette El, «dev'essere qualcosa di scherzoso nel caso ti prenda in giro, ma abbastanza serio per far sì che ci sia un'altra risposta».

«Pensandoci, sono sempre più convinto che sia una ragazza, comunque» ribatto, ignorando la sua affermazione.

«Che problemi, mi offro volontaria!» dice alzando il braccio come quando si conosce la perfetta risposta alla domanda della professoressa che insegna la materia in cui devi recuperare.

«In ogni caso ci guadagni!» faccio una smorfia di disgusto, anche se sono divertito dalla situazione.

«Il vantaggio dei bisessuali, carissimo! Se è bisex ed è maschio te lo lascio ok?» propone. Mi sembra un'offerta conveniente.

«Se tutta questa pagliacciata funziona, affare fatto». Ci stringiamo la mano come a sigillare il patto. Scuoto la testa e, prendendo sotto braccio la mia migliore amica, andiamo in classe.

La professoressa di scienze sta muovendo la bocca, ma parla talmente a bassa voce che non sento minimamente ciò che dice. Sarebbe comunque troppo noioso, lancio uno sguardo a Eleanor e vedo che scrive. Come cazzo fa a sentirci?

«El, come avevi detto che avrei dovuto rispondere alla scritta?» bisbiglio.

«Ironico, ma non banale e deve aver bisogno di una risposta» mormora senza staccare gli occhi dai suoi appunti, come al solito. Ormai sono abituato a parlarle mentre lei fissa il quaderno o l'insegnante.

Ci penso, ma non mi viene in mente nulla. E pensare che quando devo scrivere le mie canzoni è come se la matita prendesse vita e segnasse le note e il testo per conto suo. Quando cerco di comporre la mia mano parte e non la riesco a fermare, sia per la parte musicale che per il testo. Adoro suonare al pianoforte. Io e Niall suoniamo insieme molto spesso e, ora che ci rifletto, sarebbe dovuto venire oggi pomeriggio a casa mia per strimpellare un po' con la chitarra. Prendo il telefono senza farmi vedere e scrivo a Niall ricordandogli di venire da me. Appena Niall mi risponde il suono della notifica rimbomba nella classe che, per ascoltare la professoressa, era in completo silenzio.

Quella stronza quando spiega riesce a parlare con un volume che possono sentire solo i pipistrelli, ma quando mi rimprovera la sento perfettamente.

«Di chi è questo telefono?» chiede stizzita. Ora capisco perché sussurra e basta: quando parla normalmente ha una voce gracchiante e stridula.

Nessuno risponde, ma Stefania, la ragazza davanti a me, si gira. Ma farsi i cazzi propri ti fa tanto schifo? Ora ho addosso lo sguardo dell'insegnante. Ritorna a guardare il libro e mi ordina di mettere via il cellulare altrimenti me lo avrebbe sequestrato. Obbedisco, meglio evitare di prendere una nota solo a ottobre.

Standing in the place of you and meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora