Capitolo 36

1.7K 93 184
                                    

Harry's POV

La settimana di vacanza si conclude velocemente e, per fortuna, dopo il litigio con Louis avevo disteso i nervi. Quella sera mi ero irritato un po' per via dell'alcol, un po' per la gelosia e la delusione di non sentire davvero Louis accanto a me come avrei voluto.

Ma dopo la litigata e la serata passata a rotolarci tra le coperte, eravamo tornati ad essere "diabetici da fare schifo" come direbbe Liam. A volte notavo lo sguardo di Louis soffermarsi sulla valigia o sulla crema solare, ma si mordeva le labbra e scuoteva la testa. Penso che la parte di lui che ha dovuto fare la parte del genitore con le sue sorelline non si riesca a spegnere mettendo seicento chilometri di distanza dalle responsabilità. Così, per evitare di litigare ancora, avevo messo nello zaino per la spiaggia la crema solare e avevo tenuto la valigia sempre chiusa sotto il letto.

A volte bisogna saper giungere a compromessi.

Alla sera, i bicchieri di vodka e gin che aveva trangugiato Louis lo avevano reso abbastanza presente e troppo appiccicoso. Le ultime due sere erano state le migliori e, per assurdo, avevo passato meno tempo con Louis.

Avevo ballato con El, con Niall, con Liam e con Gigi, saltellando al ritmo della musica che rimbombava nelle casse, gridando le parole sbiascicate per seguire l'onda del tormentone estivo che il DJ aveva deciso di suonare. Avevo bevuto e riso di gusto e durante l'ultima sera una stilettata di nostalgia mi aveva trapassato il cuore. Mi sarebbe mancata la Puglia, da morire.

L'ultima sera ci eravamo stretti intorno a un falò nella solita spiaggia deserta. Niall aveva preso la chitarra e aveva strimpellato un numero esorbitante di canzoni, avevamo cantato a squarciagola fino all'alba. Partendo dalle classiche canzoni come "Gli anni" degli 883, passando per le nostre e quelle dei 5 Seconds of Summer, arrivando fino ai tormentoni di quest'estate. Avevo riso come non avevo mai fatto in tutta la mia vita. Ci eravamo portati le bottiglie di alcool sulla spiaggia, del cibo e i cambi di vestiti.

Di notte ci eravamo gettati nel mare, sguazzando tra le onde scure e rabbrividendo per il venticello serale tipico delle zone marittime. Avevamo fatto il bagno fino a che la nostra pelle non si era raggrinzita e le nostre anime erano diventate troppo stanche per sopportare il peso del corpo perso nell'acqua salata.

Quella sera avevo ricevuto anche uno dei baci migliori che potessi mai immaginare: mi ero aggrappato a Louis con le gambe, lui riusciva a sorreggermi per l'acqua e, tenendomi per le cosce, aveva posato le labbra salate sulle mie. Ci eravamo baciati ridendo per l'alcool che avevamo in corpo e per il terribile ma al contempo fantastico sapore della bocca dell'altro. Le mie mani erano scivolate facilmente tra i suoi capelli incrostati di sale e avevo finalmente capito cosa volesse dire Louis quando diceva che se lo prendevo in braccio sentiva che tutti i suoi pensieri venissero spazzati via.

Era come volare vicino al sole, ancora più in alto di Icaro. Riuscivo a toccare il sole, le mie ali non erano fragili come le sue. Le mie ali erano e sono fatte di carne viva, avevano due profondi occhi blu, i capelli castani, il naso alla francese e due labbra sottili che sanno baciare nel miglior modo che si possa immaginare.

Ripenso a quelle sensazioni di quasi un mese fa in questo istante: è notte fonda, sono sdraiato sul letto e Louis sta sonnecchiando con la testa sul mio petto, e questa sera abbiamo cenato, cantato a bassa voce, riso e parlato di ogni cosa, troppo stanchi per alzarci in piedi e troppo svegli per non godersi la serata insieme.

Per quanto brami sempre di sfiorare il suo corpo con le mie mani e con la mia bocca, passare una serata tranquilla è stato di una dolcezza inaudita. Specialmente nel momento in cui avevamo acceso la radio per divertimento e, quando una vecchia canzone poca conosciuta aveva cominciato a inondare la stanza con le note appena udibili, Louis mi aveva preso la mano, facendomi fare una giravolta e un casquè. Avevo ridacchiato per il gesto e avevamo improvvisato un lento sulle note di quella che si era rivelata una canzone intitolata "Vicinissimo".

Standing in the place of you and meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora