Capitolo 2 - HARRY

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«Harry, Harry, Harry» Eleanor mi afferra le braccia saltandomi quasi addosso «hai fatto colpo!».

«Ma che stai dicendo?» le chiedo.

«La scritta» dice gesticolando «quella del bagno».

«In che senso ho fatto colpo? Non capisco. Prendi un bel respiro e spiegami con calma».

«Qualcuno ha risposto alla tua frase con "come sei poetica"» mi spiega, ma non ci trovo nulla di eccitante.

«Pensavo sapessi che sono gay. Probabilmente era una ragazza e mi sta pure prendendo per il culo, nel caso tu non l'abbia capito», alzo gli occhi al cielo e aggiungo: «E poi, anche se fosse un ragazzo che per qualche ragione è andato nel vostro bagno pensa che sia stata una ragazza a scrivere. Ammettiamo anche che sappia che sono stato io, il ragazzo in questione non è detto che sia gay».

«Lo so» mi dice calmandosi «ma non sei curioso di sapere chi è? Finalmente capita qualcosa di estremamente eccitante nella nostra scuola e tu alzi le spalle? Magari è pure carino! E poi, se è una ragazza, posso sempre prendermela io!» aggiunge ammiccando.

«Quelli che rispondono così non sono carini, se lo sono, sono dei morti di figa».

«Intanto scopriamo chi è» dice lei, poi mi fa un sorrisino complice. «Etero mio, gay tuo?».

Sorrido di rimando. «Come in discoteca?»

Annuisce. «Come in discoteca.»

Ridacchiamo e le metto un braccio intorno alle spalle stringendola a me. El è una ragazza eccessivamente romantica che si sorprende di tutto. Una semplice risposta che, quasi sicuramente, è una presa in giro, la esalta fin troppo: troppo da film americano per non far colpo su di lei. Però è una brava ragazza e una meravigliosa amica, c'è sempre per me quando ne ho bisogno, non potrei desiderare un'amica migliore.

«Come facciamo a capire chi è?» le chiedo.

«Mi sembra ovvio! Continuiamo la conversazione!»

«E come, scusa? Ha fatto solo un commento».

«Oh, e dai Haz! Sembra di essere dentro a un'americanata assurda, proviamoci, no?»

«Se vuoi fallo tu» ridacchio «per me è solo una grandissima perdita di tempo, trash, tra l'altro!».

«Uffa! Sei noioso, Styles!» esclama.

«No, sono solo realista» le faccio notare io «Però hai ragione, tentar non nuoce.»

El caccia un urletto e mi abbraccia. «Facciamo così: il poeta sei tu, ma la ragazza sono io, quindi tu mi dici cosa scrivere e io lo scrivo».

«Andata», le sorrido.

La campanella dell'intervallo suona e torniamo in classe.

«Oggi non vengo in stazione» mi dice Eleanor mettendosi la giacca.

«Come no? Mi lasci da solo?» mi allarmo subito. «Oggi c'è Andrea, sai che mi perseguita dalla seconda, quando ci sei mi molla subito. Non mi fa mai niente ma è seccante. Ti prego». Andrea è il classico bullo omofobo contro il quale non posso fare nulla, semplicemente perché è un'omofobia velata: sono tutte battutine, ma non si rivolge a me in modo chiaro da potergli rispondere. È sempre una sorta di "chissà come ci si sente a prenderselo in culo" come se io lo sapessi, no? Se vuole, quando trovo qualcuno che non sia un caso umano con il quale fare sesso glielo faccio sapere, magari chiede per un amico. "Certo che i gay possono starsene a casa, che poi magari mi stuprano", tranquillo, non ti stupro neanche sotto droghe o stupefacenti. "C'è aria di finocchio", sì, ho l'orto nello zaino, ma non te ne sei mai accorto.

Standing in the place of you and meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora