Capitolo 33 - LOUIS

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È notte fonda e io e Harry ci troviamo sul tetto di casa sua, guardando le stelle e beandoci del leggero venticello ci scompiglia i capelli. Intreccio una mano con la sua, le nostre dita si incastrano come se fossero state create insieme per poi essere divise.

Come il mito delle metà descritto nel Simposio di Platone che narrava che uomo e donna, un tempo, fossero una cosa sola, perfetta, senza neanche la distinzione di genere, ma che Zeus, invidioso, li avesse separati, costringendoli al destino di cercarsi a vicenda per l'eternità.

Harry è al mio lato, ma talmente addosso a me che poggia metà busto e la testa sul mio petto, mentre io accarezzo i suoi capelli con la mano che non è intrecciata con la sua.

«Vorrei stare così per sempre» sussurro sui suoi capelli dopo averci lasciato un bacio.

«Credi che staremo insieme così tanto?» mormora Harry, con gli occhi socchiusi, e il corpo rilassato tra le mie braccia.

«Non lo so» rispondo a bassa voce guardando le stelle sopra di me. Non ho la possibilità di sapere se Harry è la mia metà, se il mio destino secondo Platone si è concluso e sono destinato a vivere in pace con il mio cuore per sempre, non posso sapere se la mia relazione con lui è destinata a durare fino alla nostra morte o se giungerà all'altare e poi divorzieremo o se durerà per altri pochi mesi o pochi giorni o poche ore. Ma di una cosa sono sicuro. «Per quanto ti amo ora, sì, ne sono certo».

Era la prima volta che pronunciavo quelle parole a Harry, in cui mi mostravo tanto sincero riguardo ai miei sentimenti verso di lui, non mi rendo neanche conto della naturalezza con cui quelle parole sono uscite dalle mie labbra, quasi fossero state forgiate per essere sussurrate in questo preciso istante da me a Harry.

Harry si gira di più verso di me di scatto, quasi cadendo dal tetto, per fortuna lo tengo e rido per il sollievo di vederlo stretto a me e non spiaccicato al terreno, anche se al massimo sarebbe scivolato di qualche tegola.

«Però non ucciderti» ridacchio, per poi afferrargli il viso e costringerlo a guardarmi negli occhi «Ti amo» sussurro di nuovo.

Sorride e mi mostra le sue adorabili fossette che bucano le guance, infilo i pollici al loro interno e tiro Harry su di me un'altra volta, per baciarlo.

«Ti amo anche io» mormora a un centimetro dalle mie labbra, si fionda su di me di nuovo e mi bacia a lungo e dolcemente, mentre le sue mani sono allacciate dietro al mio collo.

Il mio cuore fa una capriola e sento la testa tanto leggera che mi sembra di avere una nuvola sotto di me e non delle tegole, sono felice come non mai, non riesco a smettere di sorridere e noto che non è solo un mio problema, perché Harry mi rivolge un sorriso sincero non appena si allontana di poco da me.

Rimango imbambolato dalla sua bellezza e il mio sguardo saetta dalle sue iridi verdi ai denti bianchissimi, contornati dalle sue labbra carnose piegate all'insù. I suoi boccoli scuri incorniciavano il suo viso tondo e so che dietro quella meravigliosa facciata, c'è il ragazzo che ho imparato ad amare per la sua anima gentile, spensierata e anche, per certi versi, infantile.

Vorrei immortalarlo così, mentre le stelle forniscono una luce troppo soffusa per rendere chiaro il soggetto in una fotografia, ma abbastanza intensa per lasciare che l'occhio umano lo veda, così mi limito a fissare questo momento nella mia mente, nei miei ricordi e nel mio cuore. Alcuni ricordi non necessitano di essere fotografati, perché riescono ad imprimersi a fuoco sotto le palpebre e nell'anima.

Harry si limita a sorridere di nuovo e tirarmi su di sé per baciarmi e permettermi di percepire il suo amore, che finalmente si è mescolato al mio.


Standing in the place of you and meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora