Capitolo 35 - LOUIS

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«Ci mandi una cartolina?» mi chiede Lottie battendo le mani.

«Vi manderò un sacco di foto sul telefono, così ogni giorno vedrete il mare» rispondo lanciando un'occhiata a mio padre, al quale dovrò inviare tutte le immagini siccome le mie sorelline non hanno ancora un cellulare.

«Ci chiami, anche?» mi domanda Phoebe, mettendomi le mani sulle guance.

«Certo piccola» le sorrido, strofinando il mio naso con il suo e facendola ridere.

«Ci fai parlare con Harry?» domanda Daisy.

«Ma ti sei presa una cotta per lui, Daisy?» scherzo, prendendola in braccio. «Lo preferisci al tuo fratellone?».

«No» esclama decisa, però poi si tortura le manine. «Però è carino».

«Mi devo preoccupare che me lo rubi?» ridacchio, fintamente preoccupato.

«No» grida, «siete belli insieme, però me lo fai salutare al telefono?».

«Hmm, vediamo perché sono un po' geloso» dico iniziandole a fare il solletico. La tengo stretta con un braccio per non farla cadere, mentre con l'altra mano le faccio il solletico. Daisy si dimena, ridendo fino alle lacrime.

«Basta, Lou, basta solletico» ride spingendomi via la mano. Mi fermo e la stringo a me di più, lasciandole un bacio sulla guancia.

«Ti farò salutare Harry se vorrai» decreto infine.

Daisy esulta e mi circonda il collo con le braccia. La metto giù e saluto anche Fizzy che mi abbraccia stretto e mi lascia un bacio sulla guancia.

Abbraccio mio padre che mi mormora all'orecchio uno "stai attento e divertiti", annuisco con un sorriso e saluto tutti e cinque, lasciando casa mia con la valigia a trolley mezza rotta che arrancava dietro di me.

Arrivo alla stazione, saluto tutti con la mano e bacio Harry sulla guancia. Incredibilmente i treni sono abbastanza puntuali, si limitano ad un ritardo di dieci minuti, quindi arriviamo entro sera alla casa al mare di Eleanor, in Puglia.

«Questa casa è fantastica! Perché vivi ancora a Cremona, scusa?» esclama Niall.

«Be', villa Calder io non la butto mica» ribatte Harry, ammirando la villa con un sorriso.

Questa casa sembra un hotel. Ha due piani, decorazioni classiche e un portone d'ingresso esageratamente grande, contornato da semicolonne con capitello corinzio. Villa Calder era ultramoderna, ma quella villa rasentava la bellezza di un tempio. Era di un delicato bianco, ormai sporco nei punti più critici e le pareti alternavano grandi vetrate a finestre sovrastate da un tamburo triangolare. C'erano persino delle lesene ai lati del portico con la volta a botte.

«In realtà questa era di mio nonno, l'ho ereditata io» dice orgogliosa avviandosi verso la casa.

«Cioè questa è tua?» esclamo stupito.

«Tutta mia, sì» annuisce. «Da quando ho fatto i diciotto».

Zayn fischia piano, Gigi sogghigna, mentre tutti rimaniamo ad osservare la magnificenza della casa.

«Ehi, ma quella chi è?» chiede Josh, indicando una signora di mezza età piuttosto in carne, con un seno prosperoso e i fianchi larghi.

«Si chiama Cecilia, è la governante» risponde El. «Ciao, Ceci».

«Oh, tesoro quanto sei cresciuta» esclama la donna con un forte accento pugliese, mentre si avvicina a noi e bacia Eleanor sulle guance. Lei ridacchia e abbraccia la signora, poco più bassa di lei. «Dai, che fate ancora sulla porta? Entrate, forza».

Standing in the place of you and meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora