Capitolo 32 - HARRY

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«No, è che non ti sei fidato di me e io non credo di poter stare con una persona che non si fida di me» sussurro, senza guardarlo. Probabilmente se posassi lo sguardo sui suoi occhi lo perdonerei all'istante e non credo di poterlo fare. Non voglio ritrovarmi in una relazione tossica e quando mi ha insultato mi è scattato il campanello d'allarme.

Ne avevo parlato con El e mi aveva detto che era normale che avesse detto qualcosa di cattivo in modo involontario siccome era arrabbiato e forse aveva ragione, ma non potevo semplicemente ricevere un "mi dispiace" e perdonarlo. Non questa volta.

«No, no, Haz, io mi fido di te, al cento per cento» dice in un sussurro.

«Sì, ho visto» rido amaramente.

«Davvero?» esclama, mentre percepisco la sua rabbia che inizia a salire. «Pensavi che avrei reagito con un "oh il tuo ex ti ha scritto, che bello"?».

«No! Ma potevi lasciarmi parlare» ringhio.

«Te l'ho data la possibilità di spiegarti» ribatte. «E tu hai straparlato, difendendoti con argomentazioni terribili. Tu mi crederesti se ti dicessi che Eleanor è ancora salvata con il cuore rosso perché il mio cellulare non vuole cambiare il contatto?».

«Hai ancora El salvata con il cuore rosso?» sibilo, mentre la gelosia inizia a mordermi le viscere e prego che Louis non colga il fastidio nella mia voce.

«No, ma hai visto?» esclama, indicandomi con il braccio. «Il sospetto ti viene ed ero così incazzato. Quando Nick mi ha detto che era solo un obbligo mi è cascato il mondo addosso e sono quasi morto dal sollievo allo stesso tempo».

Stringo le labbra, spostando lo sguardo sull'armadio.

«Harry» lo sento avvicinarsi. «Sono stato un coglione e ho detto cose per le quali non ho parole per scusarmi, ma ero così incazzato che», interrompe la frase a metà, lo guardo e vedo che ha gli occhi lucidi. «Non avrei mai dovuto dire quelle cose, okay? So che non è una scusa, ma ho reagito così male perché...» lascia la frase a metà.

È abbastanza vicino da poterlo toccare e vorrei così tanto far scorrere le mie mani sulle sue spalle e sulle sue braccia con le quali si sta abbracciando da solo, come a proteggersi dal freddo. Ma sto fermo, stringo i pugni lungo i fianchi e lo incoraggio a parlare: «Perché?».

«Perché si trattava di Nick, per quanto sappia che è un coglione, è comunque più grande di me di quasi un anno, ha più esperienza, sa qual è la sua sessualità, è meno incasinato e non avrebbe neanche mezzo problema a offrirti la cena al sushi. È chiaramente migliore di-».

«Non dirlo» ribatto con un tono talmente serio che stupisce persino me.

Vedo che Louis ha gli occhi lucidi ed è come una pugnalata al petto pensare che lui si senta peggiore di Nick perché non ha proprio nulla da invidiargli. Finalmente poso le mie mani sulle sue braccia e mi sento come se mi avessero appena sollevato un macigno dal cuore, liberandomi dal peso.

«Non deve neanche passarti per l'anticamera del cervello che tu sia peggio di lui, okay? E ti dico perché» dico, prendendolo per le spalle e guardandolo negli occhi. «Innanzitutto, è un coglione, l'hai detto tu e sai che è stupido, tu sei mille volte più intelligente e sei bellissimo, sarà anche più grande di te, ma dimostra la maturità di un criceto. Non me ne frega un cazzo se è più gay o più esperto, a me interessa qualcuno che mi faccia sentire desiderato e tu ci riesci ogni volta in modo perfetto e per quanto riguarda la cena, non è importante chi paga, ma con chi sono. E poi lui sicuramente avrebbe lasciato a casa il portafoglio e avrei dovuto pagare io».

Concludo il discorso con un sorriso divertito, memore che una volta era successo, ma per fortuna era solo il prezzo di un caffè.

«Davvero?» domanda, asciugandosi velocemente una lacrima con il polsino della felpa.

Standing in the place of you and meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora